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LA VERSIONE DI MUGHINI - ‘HO 16 ANNI E SONO FASCISTA’ DI CHRISTIAN RAIMO, LIBRO AGILE E INTELLIGENTE SUL PERCHÉ I RAGAZZI SI BUTTANO SU CASAPOUND E NON A SINISTRA. IL MIO DISSENSO È PERÒ TOTALE QUANDO RAIMO GIUDICA CHE L’’ANTIFASCISMO’ ABBIA PERDUTO IL SUO FASCINO TRA I GIOVANI PERCHÉ NON È IN GRADO DI PROMUOVERE UNA SOCIETÀ ‘ALTERNATIVA’. INVECE IO CREDO…

 

ho 16 anni e sono fascista christian raimo

Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

 

Caro Dago, ho appena ricevuto e subito letto Ho 16 anni e sono fascista, un libro agile e intelligente di Christian Raimo, un insegnante e scrittore poco più che quarantenne molto attivo negli ambienti dell’editoria romana e del web colto. Il libro è il frutto di un reportage da lui costruito sulle pagine di una nota rivista settimanale, “Internazionale”.

 

Raimo è andato in giro, soprattutto a Roma, a tastare il polso di ragazzi giovani e giovanissimi che oggi militano nelle formazioni di una destra radicale o neofascista che dir si voglia, da CasaPound a Forza Nuova. Raimo ha letto i loro opuscoli e meglio ancora i libri della cultura europea del Novecento dai quali attingono (Léon Degrelle, Alain de Benoist, il rumeno Corneliu Zelea Codreanu), ha interrogato i loro leader, li ha guardati mentre sfilavano in un corteo drammatico e silenzioso a commemorare i tre morti di Acca Larentia, i tre ragazzi di destra due dei quali uccisi da terroristi di sinistra rimasti sconosciuti e il terzo nei successivi scontri con la polizia: morì nelle braccia di Francesca Mambro, e mi ha raccontato lei che da quell’episodio sgorgò il suo itinerario sciagurato.

MUGHINI

 

(A tal proposito vorrei precisare che quei tre ragazzi ai miei occhi sono vittime di serie A né più né meno di eventuali ragazzi di sinistra assassinati allo stesso modo.)

 

Ho detto militanza, ma a destra spesso è qualcosa di più. E’ la passione a far parte di una comunità e dei suoi rituali, è la ricerca di un’identità “nazionale” e generazionale, è un andare in mezzo alla gente che sta ai gradini più bassi della società e nei quartieri i più sacrificati dallo sviluppo della società “capitalista”.

 

Hanno un loro decalogo etico assai marcato. Sii disciplinato, non sollecitare ricompense, abbi il coraggio dei forti e non quello dei disperati, non usare droghe. Sono contro i migranti sempre e comunque, ma anche contro gli omosessuali il più delle volte. Di tanto in tanto fa capolino l’antisemitismo. La loro è una strada senza ritorno, a quanto scrive Raimo. Nel senso che se qualcuno decide di tirarsi indietro da quella comunità, magari lo chiudono in una stanza e lo pestano.

CHRISTIAN RAIMO

 

In una società “deidealizzata” come la nostra, dove i parametri del raggiungimento individuale sono quasi esclusivamente quantitativi, una mistica siffatta ha il suo potere di attrazione. E questo laddove il fascino dell’“antifascismo” s’è immensamente attenuato, specie in chi mastica a stento i calendari e le dinamiche di quello che è accaduto nel Novecento, e ha idee approssimative o false o imbecilli su quel che è accaduto davvero a una ragazzina ebrea di nome Anna Frank.

 

christian raimo

Ecco, e qui si situa il mio dissenso che temo abissale da Raimo. Lui giudica che l’ “antifascismo” abbia perduto il suo fascino agli occhi delle generazioni ultime perché non è capace di promuovere i contorni di una società “alternativa”, perché ha rinunciato ad essere di sinistra, perché è andato dietro ai dettami di un Tony Blair (ha fatto benissimo, a mio giudizio), perché ha rinunciato a predicare a favore di una società tutt’altra.

 

Quale, caro Raimo? Quali gli esempi possibili di una tale società, e dire che di tentativi in questa direzione ne abbiamo visti tanti?

 

christian raimo

No, non credo che la promessa di una qualche moltiplicazione dei pani e dei pesci sia la strada giusta a stoppare la seduttività delle idee identitarie e populiste. Sono stato una volta a CasaPound, a discutere civilmente con loro e mi faceva piacere avere alle mie spalle un manifesto che celebrava Berto Ricci, uno dei maestri di Indro Montanelli.

 

A quei ragazzi non vantavo le meraviglie di una società alternativa che dir si voglia. Dicevo piuttosto, ed era un linguaggio che purtroppo suonava male alle loro orecchie, che il meglio di una società non viene dalle idee politiche di cento o mille o diecimila militanti dell’uno o dell’altro segno ideologico.

 

Il meglio viene dagli uomini che si alzano presto al mattino e vanno ciascuno al proprio lavoro, e ciascuno si assume le sue responsabilità prima di vantare i suoi diritti, e ciascuno cerca di fare meglio che può la sua parte in commedia, e io spalanco gli occhi dalla felicità quando vedo uno che fa bene il suo lavoro in una bottega artigiana o in una trattoria o in un ufficio o dove volete voi. E me ne infischio altissimamente del colore della sua pelle o della sua religione o del partito sul cui simbolo mette la croce.

 

 

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GIAMPIERO MUGHINI

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