LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Irene Maria Scalise per www.repubblica.it
Una copertina dedicata alla “Gender revolution”, accompagnata dalla foto di una bimba transgender di 9 anni e da analoghe immagini e storie di ottanta minori, è la scelta per la copertina di gennaio del mensile Usa National Geographic. Una scelta che ha scatenato più di un mal di pancia. Tanto che il periodico è stato costretto a difendersi contro le migliaia di proteste e le minacce di annullare gli abbonamenti.
In Italia a protestare è Avvenire che oggi racconta con disappunto la storia dei bambini “sbattuti in prima pagina (titolo del quotidiano) per la propaganda transgender”. Il giornale cattolico, dati alla mano, precisa che i disturbi della “differenziazione sessuale” sono quelli dei bimbi nati con organi genitali non pienamente sviluppati. Un’anomalia che si verifica per un neonato su cinquemila. I disturbi dell’identità di genere colpiscono invece il 2-3% dei piccoli al di sotto dei 6 anni. Tutti “problemi molto seri” che, secondo il quotidiano cattolico, riguardano la sfera più intima della persona.
avvenire prima pagina family day
E invece no. La rivista scientifica americana, peraltro tradotta in ben 31 lingue, avrebbe trattato la vicenda con estrema leggerezza. A partire dal caso di Avery Jackson, la bimba della discussa foto in copertina, che sarebbe stata trasformata in una gioiosa testimonial dei diritti dei tansgender raccontando con candore "quanto sia bello non essere più obbligata a sembrare un maschio". Non solo. Il dossier del National mette in fila altre 80 storie di bambini di tutto il mondo per evidenziare la necessità di un nuovo approccio alle questione di genere.
Dalla redazione del National arrivano parole che suonano quasi di scusa: "I ritratti di tutti i bambini sono belli. Ci è piaciuto soprattutto il ritratto di Avery perchè era forte e fiero. Abbiamo pensato che, in un colpo d'occhio, si riassume il concetto di "rivoluzione di genere".
Ma l’Avvenire non ci sta e s’interroga citando l'editoriale del caporedattore Susan Goldberg: “E’ necessario pubblicare decine di foto senza censura dei bimbi afflitti da problemi?”. Un attacco, per niente indiretto, a delle immagini che diventano una sorta di giro del mondo dell’infanzia transgender. Di più. Il giornale scientifico parla di “50 generi che Facebook permette ai suoi utenti di selezionare”. Insomma, tira le sue conclusioni l’Avvenire: “Bisognerebbe avere un approccio medico-scientifico che il National Geographic non ha fatto o, peggio, non ha voluto fare. Ci si troverebbe di fronte ad un’operazione propagandistica bella e buona.
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