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Marco Giusti per Dagospia
Il cinema di genere, e non solo, perde un personaggio leggendario e per più versi inafferrabile come Franco Gaudenzi, 81 anni, produttore di circa 90 film, ma penso siano anche di più, soggettista, sceneggiatore, scenografo, distributore, legato a registi come Joe D’Amato, Lucio Fulci, Bruno Mattei, Claudio Fragasso, coi quali divide le glorie della prime grandi stagioni dell’exploitation, dai finti sequel, “Terminator 2”,
“Alien degli abissi”, “Zombi 3”, “Non aprite quella porta 3” a splatter come “Buio omega”, dai cannibal come “Antropophagus” ai pornonazi come “Casa privata per SS” di Bruno Mattei ai primi porno esotici e non esotici diretti da Joe D’Amato, “La via della prostituzione”, “Eva nera”, passando attraverso le commedie sexy più spinte della fine degli anni ’70, “Il ginecologo della mutua”, e i thriller, “La morte ha sorriso al suo assassino”.
Grande collezionista, diciamo, di diritti di film, tra quelli che aveva prodotto, quelli comprati e quelli provenienti da fallimenti societari, sembra che la sua vastissima library di film italiani comprendesse qualcosa come 2000 titoli, in grande parte rivenduti recentemente a Mediaset per decine di milioni e passati prima su Cine 34 e poi su tutti i canali Mediaset.
Per i fan del cinema di genere la programmazione di questa incredibile massa di film di genere italiani, e alcuni erano davvero dei film scomparsi e mai visti, è stata una sorta di manna dal cielo in piena pandemia. Franco Gaudenzi nasce a Roma nel 1941. Commercialista, si occupa di cinema attivamente dai primi anni ’70, in un primo tempo alternandosi anche come scenografo o arredatore, “Il ginecologo della mutua”, poi solo come vero e proprio produttore.
Lo troviamo in tutti i primi film diretti o codiretti da Joe D’Amato, cominciando con gli spaghetti western e i decameroni che coproduce con Oscar Santaniello come Transglobe Italiana, “Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti - Decameron nº 69” e “Un bounty killer a Trinità”. Nel primo, Gaudenzi, ebbe da ridire sul titolo, ricordava Romano Scandariato, perché rimandava al suo nome. Solo un anno prima era uscita una commedia che già ironizzava, probabilmente, sul suo nome, “Le inibizioni del dottor Gaudenzi, vedovo col complesso della buonanima” di Gianni Grimaldi, dove Carlo Giuffré interpreta il dottor Franco Gaudenzi.
Inferno rosso, Joe D'Amato sulla via dell'inferno
Nei primi anni ’70, comunque, il dottor Gaudenzi collabora attivamente con Joe D’Amato. Produce il suo primo film ufficiale da regista, “La morte ha sorriso al suo assassino” con Klaus Kinski, il suo primo war movie, “Eroi all’inferno”, sempre con Kinski, il peplum “La rivolta delle gladiatrice”, coprodotto da Roger Corman e co-diretto da Steve Carver con Pam Grier, il porno “Emmanuelle e Françoise le sorelline”, per poi passare alla saga di Emanuelle Nera con Laura Gemser, “Eva nera”, “La via della prostituzione”, film già molto spinti, con inserti hard per la distribuzione all’estero, che D’amato e Gaudenzi alternano a commedie sexy più tradizionali, come “Il ginecologo della mutua” con Renzo Montagnani, dove troviamo alcune delle attrici dei primi hard italiani. Ma negli anni ’70 inizia pure la lunga e proficua collaborazione con Bruno Mattei, piccolo maestro del cinema di genere di serie B se non C, pronto a rifare qualsiasi tipo di film girandolo ovunque nel mondo. Danno vita nel 1977 a “Casa privata per SS”, pornonazi dove Gaudenzi firma anche le scenografie, ma il rapporto andrà avanti con “Notti porno nel mondo” 1 e 2, e proseguirà per tutti gli anni ’80. Alla fine degli anni ’70, sempre con Joe D’Amato, darà vita, come responsabile della Kristal Film, ai primi proto-hard italiani, come “Immagini di un convento”, che molto stupì li spettatori del tempo nel 1979, trovandosi una vera e propria scena di sesso dal vero, tra Marina Frajese e Donal O’Brien, in un tonaca movie più o meno tradizionale.
Mi successe al cinema Filodrammatici di Trieste, che si specializzò poi in hard. Il passo successivo saranno tre porno prodotti ufficialmente ancora come Kristal Film per la regia di Joe D’Amato, “Porno esotic love”, “Porno Holocaust”, “Hard Sensation”, veri e propri hard. Per la regia di Joe D’Amato produce pure i suoi grandi successi splatter, come “Buio omega” e “Antropophagus”, che faranno il giro del mondo.
Ma tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, la strada di Joe D’Amato e quella di Gaudenzi si dividono, seguendo il primo una massiccia produzione di hard, prodotti assieme a un’altra società e altro soci, e spingendosi il secondo a una produzione di exploitation finto-americani diretti principalmente da Bruno Mattei e Claudio Fragasso. Nascono così “Double Target”, “Copgame”, “Robowar”, “Alien degli abissi”, “Terminator 2”, ma anche “Zombi 3” diretto da Lucio Fulci e terminato poi da Fragasso e Mattei. Una produzione che andrà avanti fino ai primi anni ’90, con titoli come “Non aprite quella porta 3” e “Desideri”, che porta la sirma al soggetto di Frank Godwin alias Franco Gaudenzi.
Ultimo produttore a credere al cinema da esportazione a basso costo, Gaudenzi si è spinto oltre ogni possibile limite del cinema di exploitation col fido Mattei, ma è stato uno dei pochi a puntare astutamente sulla Library, su una quantità di titoli più o meno assurdi del cinema italiano che abbiamo digerito nelle notti più incredibili di questi ultimi due – tre anni su Cine 34 e dintorni. Lunga vita al cinema di genere.
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