
COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER…
Caroline McGuire per “Daily Mail”
VIDEO “POETIC PILGRIMAGE”
Rap e donne musulmane. In genere queste parole non stanno nella stessa frase, ma
Muneera Williams, 34 anni, e Sukina Owen-Douglas, 33 anni hanno messo su il duo “Poetic Pilgrimage”, creando un nuovo genere da loro definito “hiphop hijabis”, dove parlano di religione e identità.
sukina e muneera del poetic pilgrimage
muneera e sukina musulmane hip hop
Figlie di giamaicani, si trasferirono da piccole a Bristol, per poi studiare all’Università di Londra e coltivare la loro passione, incassando consensi anche al di fuori della comunità islamica. Si sono convertite all’Islam una decina di anni fa, dopo aver letto la autobiografia di Malcolm X e vari libri su Islam e femminismo, e, sebbene il percorso non sia stato facile, non se ne sono mai pentite.
Pregano cinque volte al giorno, evitano l’alcol e indossano l’”hijab”. C’è chi apprezza il loro coraggio e chi critica l’unione della religione alla professione: «Alcune persone dicono che usiamo l’”hijab” per fare soldi e che non siamo affatto musulmane. Su “Al Jazeera” abbiamo rappato sul fatto di essere state prelevate dall’Africa come schiave e deportate ai Caraibi e qualcuno ci ha detto che dovremmo essere grate alla colonizzazione perché ci ha tolto dalle baracche di fango. D’altronde in parte è questa la natura della società tecnologica, il “trolling”».
I loro testi parlano di femminismo, Islam e politica. Spiega Sukina: «Cerchiamo di dare una prospettiva diversa. Ad esempio, la Palestina la cantiamo dalla parte di chi ha perso un marito o di chi è madre. Parliamo da una prospettiva femminile. C’è chi ha chiesto a mio marito per quale motivo mi permette di stare su un palco o di viaggiare da sola. E’ difficile farlo capire, ma negli ultimi tempi siamo riuscite anche a parlare in alcune conferenze sull’Islam.
Abbiamo iniziato postando la nostra musica su “My Space”. Pensavamo di piacere semmai a giovani musulmane inglesi, invece ci scrivevano ragazzi e ragazze da tutto il mondo. Non è semplice classificarci, perché siamo insieme portavoce di donne, della gente nera e dell’Islam».
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