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the new york giants’ odell beckham jr
Quanto da vicino sei disposto a guardare?... È forse la domanda sulla fotografia del 2014.
Affondati come siamo nel costante ronzio della cultura moderna, una potente fotografia ci regala l'occasione di fermarci, osservarla, annegare nell'immagine e inciampare nella sua fugacità.
E in tanti di quei momenti in cui milioni di persone cercavano qualunque sorta di rifugio, da Myanmar, alla Siria e il Sudan meridionale, in Ucraina, Istanbul e Caracas. Immagini in cui l'inchiostro sembrava sanguinare, dove i pixel pulsavano con una forza estrema.
mayor bill de blasio of new york spoke at madison square garden
Ci sono stati gli sfollati per violenze casalinghe, come la sedicenne siriana Yasmeen, che fuggì dal marito con il suo bambino. I rifugiati cacciati dalla propria casa. C'è chi è fuggito per disastri naturali. Chi non ne poteva più dei troppi funerali.
C'è chi è scappato alla ricerca di un santuario. Chi ha lasciato Ferguson, epicentro della politica razziale degli Stati Uniti e chi invece si è rifugiato nelle proteste. In una foto nella città del Missouri, si vede un uomo di colore cedere davanti a tre bianchi armati. Sta capendo che in quel momento non esiste rifugio sicuro per lui.
Non esiste rifugio nemmeno in Africa occidentale, dove l'ebola ha sopraffatto la popolazione. In un'immagine di una profondità infinita, una bambina di 4 anni, Sweetie Sweetie siede in una camera che condivide con un altro orfano di ebola, in Sierra Leone.
E ci sono gli operatori sanitari, avvolti negli indumenti di protezione, che si addentrano nelle zone ad alto rischio di contagio, in Liberia. Essi guardano verso lo spettatore e sembrano chiederci:
"Quanto da vicino siete disposti a guardare?"
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