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Silvia Fumarola per “la Repubblica”
nino frassica racconta il suo libro
Surreale, come solo lui sa essere, stralunato con un fondo di saggezza, Nino Frassica da oggi debutta su Rai Radio2 alle 17 con Programmone , in onda da lunedì al venerdì «con l’ambizione di fare una grandissima trasmissione dove prometto ospiti internazionali importantissimi poi tutto si ammoscia e niente di quello che avevo promesso manterrò».
Siamo dalle parti di Alto gradimento «alla lontana con le dovute proporzioni» sorride l’attore «ma lo show sarà ricco di giochi quiz rubriche, si gioca su tutto e tutto è nonsense, non a caso c’è il ritorno di Mario Marenco alla radio, che insieme a Maurizio Ferrini e a un cast affiatato, da Francesco Scali a Barbara Cavalli, proverà di riproporre quel clima di divertimento».
Progetto ambizioso, è cambiato il modo di ridere?
«Avrò un sacco di amici con cui scherzare e non fare la comicità classica, aboliti gli sketch, non vogliamo assomigliare a Zelig o Made in sud , il nostro è un programma comico senza cercare la comicità, con un’altissima percentuale di improvvisazione ».
Debutta sulla scia del successo ottenuto dai festeggiamenti di “Quelli della notte”, se l’aspettava?
«Mi ha fatto piacere, ho capito che con Arbore avevamo ragione, tutto quello che abbiamo fatto trent’anni fa era frutto dell’improvvisazione, eravamo avanti. Oggi è difficile essere avanti».
Nel suo libro “La mia autobiografia (70% Vera 80% Falsa)”, confessa che segue Barbara D’Urso: strano immaginarla spettatore di quel genere di programmi.
«Pensi che non lo so perché li seguo, ma in quella televisione ci casco, la guardo. È una tv che si nutre di se stessa, è una macedonia e sta tutto dentro lo schermo. Era la regola di Indietro tutta, dove facevamo il miscuglio e oggi vale ancora di più».
Sta girando “Don Matteo”, regala un’ironia surreale anche al maresciallo Cecchini: i carabinieri che dicono?
«Mi hanno ringraziato, perché quel maresciallo non è né Superman né il carabiniere della barzelletta. Don Matteo-Terence Hill risolve i casi perché ha l’aiuto che viene dall’alto, troppo facile, ma un secondo dopo arriviamo pure noi. Al cinema non hai il tempo di raccontare un personaggio, invece con la serie ogni volta lo arricchiamo. Il ruolo mi gratifica e mi sento carabiniere, sono persone perbene e vorrei dire qualcosa sulle paghe, sono misere rispetto a quello che fanno. Li dovremmo ringraziare tutti i giorni».
Le manca il cinema?
«Ho avuto qualche occasione ma mi sento in credito. Non sono solo comico, mi piacerebbe mettermi alla prova e abbandonare il genere surreale per proporre una comicità realistica, vera. Mi piacerebbe lavorare con registi come Paolo Virzì, Pupi Avati, Carlo Verdone, che fanno film senza l’esagerazione o la banalità».
Vede in giro film banali?
«Per acchiappare pubblico scende la qualità, oggi gli autori hanno il problema che devono incassare e per acchiappare tutti il livello si abbassa».
Le piacerebbe anche un ruolo drammatico?
«Chi mi ha guardato fermandosi alla superficie, ai giochi di parole non ha visto che sotto c’era altro. Ma chi è stato attento sa che sotto c’è anche altro, basterebbe il ruolo giusto. Non faccio questo discorso per dire che tutti i comici sono seri o malinconici, siamo come gli altri, certo non ridiamo 24 ore al giorno, saremmo pazzi ».
marco giusti intervista nino frassica
Ha inventato un linguaggio, vede un suo erede in giro?
«Forse Maccio Capatonda, mi sento un po’ lo zio però lui è completo essendo anche regista, è bravo, costruisce le storie e va oltre lo sketch, è uno da tenere d’occhio».
MAURIZIO FERRINI - LA SIGNORA CORIANDOLI
Perché non ha mai fatto satira politica?
«Perché la politica è una cosa seria, devi essere aggiornato in tempo reale, tratto la comicità pura - senza tempo e senza data la satira invecchia ».
Farà anche il bravo conduttore di “Stracult”, non le basta recitare?
«Faccio quel programma per quanto mi piaceva come spettatore, Marco Giusti e il suo clan mi piacciono proprio, non sono ruffiani e non sono snob, fanno quello che gli piace. Scelgono, sono liberi, e la libertà è sempre una gran bella cosa».
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