DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
MARIA EGIZIA FIASCHETTI per il Corriere della Sera - Roma
Le immagini delle strade deserte durante il lockdown riprese dal drone, lo sguardo aereo su Trinità dei Monti e Castel Sant' Angelo bagnati dalla luce vespertina, l'alone fantasy del quartiere Coppedè fanno da contrappunto alla voce narrante di Pino Insegno che ricorda un'altra città. Racconta la seconda Dolce vita della Capitale, tra l'edonismo post '77 e l'euforia creativa pre Mani pulite, il documentario Roma Caput Disco diretto da Corrado Rizza, dj e regista, che ha cavalcato gli anni Ottanta suonando nei locali più importanti.
Il film, che dal 21 settembre sarà in streaming su Vimeo, inanella rare testimonianze dell'era analogica quando la discoteca era un luogo per iniziati e non c'era ancora la smania di cristallizzare tutto attraverso lo schermo di un telefonino. «Il progetto nasce da una costola del libro I love the nightlife che ho scritto assieme a Marco Trani - svela l'autore - . Gli avevo promesso che ne avrei tratto un docufilm e ho scelto di farlo uscire nel giorno della sua scomparsa (il dj-mito, tra i più apprezzati per i virtuosismi in consolle, se ne è andato il 21 settembre 2013, ndr )».
Il titolo segna un punto nella ricostruzione di un fenomeno che, per quanto di nicchia, ha intercettato i cambiamenti culturali, sociali, di costume, spesso anticipandoli: «Nel '65 a Roma si è visto il primo disc jockey, Giuseppe Farnetti, che al Piper alternava i brani passando dal giradischi al registratore senza usare il mixer. Fino a quel momento non esisteva il concetto di discoteca, esistevano i concerti dal vivo, i piano bar, le balere».
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A tratteggiare l'evoluzione del clubbing i protagonisti dell'epoca, alcuni dei quali sono diventati icone pop. Lorenzo Cherubini ripercorre gli esordi al Veleno, quando per attirare l'attenzione indossava originali copricapi, fez e pagliette scovati a Porta Portese: «Quando ho risentito un rap registrato per caso all'Histeria mi sono emozionato - ricorda il cantautore - . Il film di Rizza, che racconta l'ultimo periodo della storia non documentato dal web, ha un fascino mitologico».
Tra i materiali originali conservati dal filmmaker il botta e risposta tra due pesi massimi le cui strade si incrociano negli anni Settanta all'Easy Going, tra i primi locali gay. Trani è ancora un «ragazzino sbarbato», ma a 17 anni prende coraggio e si lancia: «Mi presentai da Paolo Micioni, considerato un maestro nel missaggio, gli dissi che lavoravo come dj a Casal Palocco e volevo fargli ascoltare una mia cassetta». Il mentore non crede alle sue orecchie: «Vuoi prendermi in giro?».
paola lucidi marina lante della rovere
Per convincerlo il neofita si cimenta in un'esecuzione dal vivo: «Mi mise alla prova e capì che era tutto vero». Nel frattempo al Much More emerge un altro alchimista dei suoni, Faber Cucchetti: «Grazie a Best Record di Claudio Casalini e Goody Music di Claudio Donato potevo imporre le novità discografiche che poi sarebbero diventate commerciali.
Su Radio Dimensione Suono raggiungevo una platea di 600 mila ascoltatori, Dimensione Dance è stato il primo programma radiofonico di musica mixata». Un cammeo di Claudio Coccoluto, scomparso il 2 marzo scorso, ricorda l'incontro con Trani: «Venne nel locale in cui lavoravo e trovò il mio Emulator II (un campionatore, ndr ) e le batterie elettroniche Lui stava per trasferirsi a Cortina, poi sarebbe andato a Riccione, e mi chiese di sostituire Rizza che era in partenza per New York».
Se da un anno e mezzo la pandemia tiene spento il dance floor, la pausa forzata potrebbe anche essere l'occasione per ripensare il concetto di clubbing: «In tutti i momenti di crisi ho sempre visto un'opportunità per riflettere, spero lo facciano anche gli addetti ai lavori. Negli ultimi anni si è un po' persa la qualità - osserva Rizza -. In un club si va soprattutto per il dj, per la qualità della musica che propone, così come si sceglie il ristorante per lo chef».
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