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Partisan di Ariel Kleiman
Marco Giusti per Dagospia
Come a scuola. La nuova stagione cinematografica 2015-16 riparte con i film intelligenti e si scalda per Venezia. Il primo che ci arriverà questa settimana è una buona opera prima, piuttosto disturbante, con qualche buco di sceneggiatura ma girata benissimo, Partisan, del canadese Ariel Kleinam, che ha vinto il primo premio a Karlovy Vary e un premio al Sundance.
Vincent Cassel giganteggia in mezzo a un gruppo di bambini e alle loro mamme. E’ una sorta di padre-padrone onnipotente. La piccola comunità vive in una sorta di slum suburbano, non ci viene spiegato mai dove. Del resto il film potrebbe essere ambientato ovunque, dalla Russia al sudamerica, anche se gli esterni sono girati in Georgia e gli interni in Australia e tutti parlano inglese.
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Sappiamo solo che Gregori, cioè Cassel, si vanta di proteggere questi bambini e le loro mamme dall’orrore del mondo, ma li cresce per farne piccoli killer armati da mandare in giro in città per uccidere. E’ grazie ai soldi ottenuti da questa attività criminale che la piccola comunità può andare avanti.
Ma il primo dei bambini cresciuto da Gregori, l’undicenne Alexander, interpretato da Jeremy Chabriel, fantastico, inizia a mettere in discussione gli insegnamenti paterni e la “felicità” che stanno vivendo. Così disubbidisce agli ordini di Gregori e diventa amico di un bambino, Leo, che da subito ha visto male Gregori.
Grazie a Leo inizia a ragionare con la testa sua e a capire, anche se la mamma sta aspettando un bambino, figlio di Gregori e quindi non sa più esattamente cosa fare. Kleiman dice di essersi ispirato per la storia alla vera notizia di bambini killer cresciuti in Bolivia, anche se poi la sua comunità sembra più ispirata a grandi thriller inglesi come Tutte le sere alle nove (Our Mother’s Home) di Jack Clayton, con sette bambini e un solo adulto, Dirk Bogarde.
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Anche qui il male e l’ambiguità crescono nella situazione di cattività che vivono i ragazzi, e le dinamiche interne al gruppo presto scoppieranno nella rivolta contro l’adulto. Diciamo che il film di Clayton era molto più tenuto e terrificante. Qui, ma si tratta di un’opera prima, l’idea di farne un film con dei messaggi più alti, legati all’orrore che ci circonda da anni, perde molta della sua forza. Ma tutto il cast di bambini è notevole e Vincent Cassel è straordinario come Dio della comunità. Detto questo nessun produttore italiano ci avrebbe mai messo una lira. Ottimo esordio. In sala da giovedì 26 agosto.
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