DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL…
“FORSE HO PAGATO LO SCOTTO DI ESSERE UN COMICO: IN ITALIA CHI FA CABARET È ESCLUSO DA CERTI GIRI” – GIORGIO PANARIELLO SI RACCONTA: “MAMMA MI HA AVUTO A 17 ANNI E MI ABBANDONÒ ALL’OSPEDALINO DEGLI INNOCENTI DI FIRENZE. FINO A UNDICI ANNI PENSAVO CHE I NONNI FOSSERO I MIEI GENITORI” – I PROBLEMI CON LA DROGA DEL FRATELLO MORTO ASSIDERATO NEL 2011, LE SPESE PAZZE (“SONO UN ESTETA”), IL FLOP DEL SANREMO 2006 (“HO SBAGLIATO L’APPROCCIO, LO AFFRONTAI COME SE FOSSE UNO DEI MIEI TANTI SHOW. L’EMBARGO DEI DISCOGRAFICI HA POI FATTO IL RESTO”) E LA POSSIBILE PRESENZA AL FESTIVAL 2026: “CONTI, PIERACCIONI E IO CI VEDREMO A PRANZO A FIRENZE E SE TROVIAMO UN’IDEA…PERCHÉ NO?”
Francesca D'Angelo per la Stampa - Estratti
C’è chi alla vita ride in faccia: a volte per rabbia, altre per disperazione. E chi, come Giorgio Panariello, ha imparato a sorriderle: un talento figlio di «un’infanzia complicata» – ma che molti definirebbero difficile – costellata da una rosa di agnizioni che sembrano uscite da un film.
Fino a 11 anni, Panariello era convinto di avere, come tutti, due genitori: un po’ attempati, certo, ma in fondo agli occhi di un bambino cosa cambia? Poi, la scoperta: le persone che lo hanno cresciuto sono i suoi nonni. Quelli che considerava fratelli, gli zii.
«E la gentile signora che faceva capolino, ogni tanto, la domenica o a Natale portando qualche regalo era mamma». In realtà aveva anche un fratello, Franco, ma anche quello l’ha appreso dopo: lui aveva avuto un destino più sfortunato.
Era cresciuto in collegio. Panariello gli ha subito voluto bene, standogli accanto anche quando la droga ha provato a portarglielo via. Alla fine, purtroppo, lo ha perso comunque: nel 2011 Franco esce con il giro sbagliato, si sente male ma viene abbandonato per strada, morendo assiderato. Ed è in queste verità tragiche che Panariello coltiva il suo talento più prezioso: cercare il sorriso, ripartendo da lì ogni volta che il suo mondo si disfaceva.
Forse proprio questo suo sguardo, se non pacificato sicuramente mai rabbioso, permette a Panariello di guardare con ottimismo al domani: un futuro che, per molti, è il grande sorvegliato speciale e che invece per lui è un rocambolesco viaggio, costellato di sorprese e ironia, da portare sul palco. L’attore è in tournée con E se domani. ..:
(…)
«In realtà il mio è uno spettacolo di divulgazione comica. L’ho scritto partendo dalle risposte degli esperti e dei professionisti che avevo intervistato Nel garage per RaiPlay. Porto in scena un futuro plausibile dove mangeremo gli insetti – per la disperazione del buon Pio Bove, che ha nostalgia della mortadella e del rognone – viaggeremo su auto volanti, e saremo circondati di robot».
giorgio panariello cristiano malgioglio alessia marcuzzi
Non la inquieta?
«No, perché una cosa non muterà mai: l’umanità. È la risposta che tutti mi davano quando chiedevo agli intervistati cosa non cambierà. L’amore per noi stessi e per gli altri è la chiave per costruire un futuro migliore».
Com’è possibile che lei non covi rancore, né paura verso la vita, dopo tutto quello che le è successo?
«Ho avuto un’infanzia singolare ma non la definirei difficile perché fino a undici anni davvero pensavo che i nonni fossero i miei genitori. Ogni tanto qualche bambino mi faceva notare che erano vecchi, ma non ci davo peso: mi volevano bene, io ne volevo a loro.
claudia capellini giorgio panariello (2)
Poi ho scoperto la verità: una rivelazione così assurda che o ti arrabbi o la prendi a ridere. E io ho riso, perché il sorriso fa parte di me: non ho fatto questo mestiere per esorcizzare qualcosa. Sono nato comico. Tuttavia se hai sofferto, qualcosa ti rimane impigliato nello sguardo. Mara Venier me lo ripete sempre quando vado ospite da lei: “hai qualcosa negli occhi”».
Perché è cresciuto con i nonni?
«Mamma mi ha avuto a 17 anni e mi abbandonò all’ospedalino degli Innocenti di Firenze. Appena nonna l’ha saputo, si è precipitata lì e mi ha portato a casa con lei. Aveva già cinque figli, nonno non voleva saperne di tenermi ma alla fine si è imposta. L’anno seguente nacque mio fratello ma a lui non andò così bene: lo spedirono in collegio. Ci penso spesso: se fosse nato prima lui, quel destino nefasto sarebbe stato il mio».
Si sente in colpa?
«Per molto tempo sì. Mio fratello finì nella spirale della droga, viveva per strada e ogni tanto veniva ai miei spettacoli, in condizioni pietose. Io guardavo lui, e poi osservavo i miei vestiti eleganti di scena, le giacche stirate e mi sentivo in colpa. Così finivo per aiutarlo, dandogli i soldi che voleva, ben sapendo che fine avrebbero fatto... La verità è che lo facevo per sentirmi meglio io, non per aiutare lui. Poi ci siamo allontanati finché lui ha deciso di disintossicarsi e lì, sì, l’ho aiutato ad andare in comunità».
(…) «Sono un po’ spendaccione, ma ho una regola: se guadagno 5, tre li spendo e due li tengo. Solo all’inizio mi sono concesso un po’ di spese pazze, soprattutto nell’abbigliamento: sono nato il 30 settembre, Bilancia ascendente Bilancia... Sono un esteta. Se non avessi sfondato come comico avrei aperto un negozio di abbigliamento».
Da ragazzo firmava quaderni per fare la prova autografi: ambizioso, oltre che spendaccione?
«Più che il successo, cercavo l’affetto. Ero un clown, una vera peste, ma a spingermi era il desiderio di essere visto non – come sostenevano le maestre – la poca voglia di studiare. Cercavo lo sguardo degli altri».
GIORGIO PANARIELLO CARLO CONTI LEONARDO PIERACCIONI
Ora che l’ha trovato, si sente amato?
«Molto. Per me il pubblico non è una platea pagante ma la mia famiglia. Anche quando sbaglio un programma, uno spettacolo – o un Sanremo… – esco di casa e la gente continua a volermi bene. Vedono oltre il personaggio».
Però quel Sanremo del 2006 non le è ancora andato giù…
«Ho sbagliato l’approccio: lo affrontai come se fosse uno dei miei tanti show, senza considerare tutto l’aspetto emotivo. L’embargo dei discografici ha poi fatto il resto: pur avendo dei cantanti bravi, non avevo la stessa possibilità di scelta di chi mi aveva preceduto».
Si rifarà l’anno prossimo?
«Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni e io ci vedremo a pranzo a Firenze e se troviamo un’idea per Sanremo… perché no? La nostra amicizia si fonda sull’essere cresciuti artisticamente insieme, veniamo dalle radio e dalle piazze. Di Carlo vorrei la freddezza, di Leonardo lo spirito guascone.
Se Carlo è l’uomo della tv e Leonardo la star del cinema, io sono fatto per il teatro e gli spettacoli dal vivo. Detto questo, forse ho pagato lo scotto di essere un comico: in Italia – e solo qui – chi fa cabaret è escluso da certi giri».
giorgio panariello
giorgio panariello lol chi ride e fuori
giuliano sangiorgi giorgio panariello credit ludovica arcero
GIORGIO PANARIELLO - LA FAVOLA MIA
giorgio panariello marco masini e carlo conti al funerale di francesco nuti
Carlo Conti Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello
marco masini carlo conti panariello pieraccioni
DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL…
DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? -…
FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE…
DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET…
DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE…
DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO…