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“MANCANO DE SICA E BOLDI A IMPEDIRE CHE IL PANETTONE CI VADA DI TRAVERSO” – PAOLO LANDI IN DIFESA DELL’ULTIMO FILM DI ROMAN POLANSKI: “ERA TECNICAMENTE IMPOSSIBILE CHE LUI E IL GRANDE JERZY SKOLIMOWSKI (SCENEGGIATORE) FACESSERO UN FILM BRUTTO. E INFATTI ‘THE PALACE’ È UN MAGNIFICO AFFRESCO ANARCHICO SUI RICCHI CHE HANNO PERSO, ORMAI PER SEMPRE, IL FASCINO DISCRETO DELLA BORGHESIA….” - VIDEO
Paolo Landi per Dagospia
Era tecnicamente impossibile che Roman Polanski e il grande Jerzy Skolimowski (sceneggiatore) facessero un film brutto. E infatti The Palace è un magnifico affresco anarchico sui ricchi che hanno perso, ormai per sempre, il fascino discreto della borghesia.
Bunuel, a quei borghesi raffinati, non gli permetteva di finire una cena, era tutto un sedersi a tavola e alzarsi, un arrivare per scappare, inseguiti dai loro inconfessabili imbrogli e dai sensi di colpa.
A Gstaad è un coitus interruptus per cause di forza maggiore la scena che illustra la condizione di questi nuovi ricchi con una tale violenza da annullare qualsiasi pretesa di interpretazione metaforica.
Al contrario di Bunuel, Polanski è letterale fino all'ultimo dettaglio (la scarpa e gli occhiali abbandonati sotto ai tavoli tra le stelle filanti e i rifiuti del veglione, la vomitata fuori dal finestrino della limousine della moglie dell'ambasciatore, l'unica chiave esterna e quindi inservibile rimasta in mano dell'ambasciatore chiuso in una cassaforte, prigioniero con i suoi soldi, e dalla quale l'angelo sterminatore non lo farà più uscire) per spiegare quanto la vita dei ricchi sia in pericolo, senza tregua, insidiata dall'idiozia e dall'ingordigia.
Il caviale nutre anche i cani in questo film spietato dove le cicche si spengono sulle montagnole delle uova nere di storione accumulate nei piatti di porcellana finissima e dove l'ordine che il direttore dell'albergo e il personale si impegnano a mantenere è sabotato da un imprevisto ogni minuto.
Come nei film di Bong Joon-hu (Parasite) e di Ruben Ostlund (Triangle of Sadness) i poveri di The Palace sono di gran lunga più intelligenti dei loro padroni, ma confinati nei ruoli di servizio, schiavi delle mance e provvisoriamente riscattati dal loro impotente e inutile sarcasmo.
Qualche critico ha accostato incautamente questo film crudele ai cinepanettoni, a Vacanze di Natale a Cortina. Certo, c'è un albergo, c'è la fine dell'anno del secolo scorso, i fuochi d'artificio e la neve. È vero anche che c'è Luca Barbareschi (bravissimo, e a cui va riconosciuto il merito di trovare i finanziamenti per gli ultimi film di Polanski, compreso questo).
E c'è, in due ciak, Januaria Piromallo, che si mette in gioco con l'ironia e l'intelligenza che le appartengono nella vita vera. Mancano però Christian De Sica e Massimo Boldi a impedire che il panettone ci vada di traverso. Applausi a Carla Milesi di Gresy, per aver sostenuto questo progetto come omaggio al suo amato cinema d'autore.
the palace di roman polanski
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mickey rourke the palace di roman polanski
the palace di roman polanski
roman polanski john cleese the palace
roman polanski luca barbareschi the palace
the palace di roman polanski
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