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IL PARAGONE NON REGGE – IL SENATORE GRILLINO A PROCESSO PER ISTIGAZIONE. INCITÒ I DETENUTI A “FARE LA FESTA” AL “GIUSTIZIERE DEI DISABILI”: “QUESTA È GENTE DI M..., IN CARCERE DEVONO FARE LA MAMMA DI QUALCUNO, PER CHI CAPISCE IL GERGO” – L’UOMO NON HA SUBITO AGGRESSIONI IN PRIGIONE MA… - IL LEGALE DI PARAGONE: “MA QUALE ISTIGAZIONE, SI TRATTA DI UN COMMENTO DA POLEMISTA”
Fabrizio Boschi per “il Giornale”
A conti fatti avrebbe fatto meglio a fare il giornalista e basta. Ma si sa, cambiare casacca paga, e Gianluigi Paragone lo sa bene. Ha sempre saputo intercettare i carri dei vincitori per poi salirci al volo, per cui non gli è parso il vero, lui ex leghista convinto, di buttarsi tra le braccia dei Cinque stelle. E da quando i grillini lo hanno piazzato al Senato vola a mezzo metro da terra, libero di dire e fare quello che gli pare. Un atteggiamento che il giornalista varesino ha sempre tenuto, ma che adesso gli costa un processo per una performance degna del suo sconfinato ego.
Un video che Paragone e Gilberto Penza di Radio 105 pubblicarono su Youtube il 18 luglio 2016 e nel quale esprimevano, pur senza far nomi, giudizi su una vicenda ben nota alle cronache di quel periodo. Un episodio per il quale i due giornalisti auspicavano che fossero i detenuti delle carceri sarde a fare giustizia: «Questa è gente di m..., non si può parlare di bullismo, devono finire in carcere e stare sette anni. E quando sono dentro in carcere devono fare la mamma di qualcuno, per chi capisce il gergo».
L' episodio in questione è quello di un ventinovenne di Sassari condannato per lesioni e diffamazione nei riguardi di un 37enne con problemi psichici aggredito a San Teodoro-Olbia Tempio, al termine di una festa, nel luglio 2016. Il ragazzo, che ai tempi dei fatti aveva 27 anni, venne arrestato dai carabinieri e sottoposto a due mesi di custodia cautelare in carcere eseguita in isolamento, secondo il suo legale, «per i pericoli rappresentati dagli altri carcerati aizzati da un clima d' odio mediatico». Compreso quello istigato da Paragone e il suo amichetto della radio. Il giovane passò un mese all' interno del carcere di massima sicurezza Badu 'e Carros, e un mese, sempre in isolamento a Uta, la casa circondariale Ettore Scalas di Cagliari.
Una vicenda che arrivò sulle cronache nazionali, soprattutto per il video che vedeva l' aggressore, con un braccio al collo, colpire la vittima affetta da disturbi mentali. I giornali locali si occuparono del caso dopo l' arresto del giovane. Il caso arrivò poi su Facebook e su di esso intervenne anche l' allora ministro Maria Elena Boschi.
Adesso, il giudice monocratico di Varese, ha mandato a processo i due geni dell' informazione per «istigazione a delinquere». Le espressioni usate da Paragone avrebbero influito a generare un clima di forte intimidazione all' interno delle carceri, nonostante l' isolamento. «Aggressioni per fortuna non ne ho subite, ma mi sono sentito più volte in pericolo per quello che gli altri detenuti mi dicevano», ha raccontato ieri il ragazzo in aula a Varese. Il difensore di Paragone ovviamente minimizza: «Ma quale istigazione, si tratta di un commento, magari anche con toni forti, come Paragone ci ha abituati col suo piglio da polemista, e inserito in un contesto di profonda indignazione». Chissà cosa direbbe allora Paragone circa l' arresto di Cesare Battisti.
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