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TRAILER "PASOLINI" DI ABER FERRARA
Marco Giusti per Dagospia
Venezia 71. "Cazzo cazzo vaffanculo. Figa figa vaffanculo". Diciamo che ha parecchio diviso il pubblico dei critici la prima proiezione del "Pasolini" di Abel Ferrara. Qualche fischio, qualche applauso. "Non c'è costrutto", ho sentito dire. Ma diciamo subito che è un film sincero, generoso, girato, fotografato e montato benissimo, di grande intelligenza e sensibilità, che alterna momenti altissimi di invenzioni cinematografiche a ricostruzione perfette della vita di Pasolini, utilizzando i suoi mobili di casa, l'auto, gli abiti, la sua agenda e la fondamentale Lettera 22 della Olivetti.
E i film nel film, la ricostruzione di parti di "Petrolio", il romanzo incompiuto, e "Pornoteokolossal", il film mai girato, sono sorprendenti. Per non dire delle scene di sesso che segnano ovunque il percorso letterario e politico di Pasolini ("Il sesso è sempre politica", risponde il regista nella prima intervista su "Salò"). C'è pure una grande scena di pompa tra maschi (pare proprio vera) nella ricostruzione di "Petrolio" con Roberto Zibetti come protagonista.
Per non dire dell'orgia di "Pornoteokolossal" con l'arrivo di Christine Chiriac come dea della fertilità. Quello che forse manca è una sorta di amalgama magico che renda tutto un film e in questo, magari, non aiuta il fatto che i personaggi parlino in una babele di inglese e italiano indifferentemente.
E non aiuta un po' l'effetto del Pasolini tour che si fa fare agli americani per ritrovare i luoghi di quella ultima notte di vita del regista, il ristorante Pommidoro a San Lorenzo, il Biondo Tevere a Ostiense. Ma le scene importanti, come la morte a Ostia, l'intervista di Furio Colombo e quella iniziale in francese sulle immagini di "Salò" sono bellissime.
E finissimo è l'uso della musica, Murolo quando Pasolini porta Pino la rana al Biondo Tevere, la Callas di "Una voce poco fa" quando giace morto a Ostia e la camera ci porta dietro alla Betti di Maria de Medeiros che ha l'ingrato compito di dare la terribile notizia alla vecchia madre Susanna di Adriana Asti.
"Come si fa a dirle che le hanno ucciso un altro figlio?". E per un attimo vediamo le foto del fratello ucciso in una guerra fratricida. Willem Dafoe, che nella versione italiana verra' doppiato da Fabrizio Gifuni, e' fantastico, riesce a essere Pasolini sia che parli inglese che un italiano da americano.
Ninetto Davoli come simil Eduardo nel film nel film "Pornoteokolossal" porta un po' di pasolinismo reale a Abel Ferrara. Ma tutta la partecipazione italiana, gli amici e i parenti, sembrano mossi da un vero e commosso affetto verso la ricostruzione di Pasolini che forse avremmo voluto qualcosa di più. Magari un Pasolini di Bertolucci, di qualcuno che c'era davvero.
Ma anche se non siamo al livello di "Welcome to New York", il capolavoro di Ferrara sul caso Strauss Kahn, siamo comunque, salvo rare eccezioni, a un livello di cinema e di discussione sul cinema e sulla forma da dare alle nostre idee che non trova paragoni con quello che si è visto in questi giorni.
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