DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"
Al piccolo trotto fra i mercatini oppure elegante navigatore sul Tamigi, camicie colorate e cravatte rigate, cadenza da aborigeno, "Antonio Caprarica da Londra per la Rai", tutto d'un fiato, non lo dimenticheremo mai. Anche se l'ex direttore, tredici anni fra la corona britannica e la vita inglese, annuncia l'addio a viale Mazzini e pure a Londra: "L'azienda mi perseguita, ci vedremo in tribunale. Le contestazioni che mi hanno rivolto sono risibili".
L'indagine interna su contratti e gestione, durata un paio di settimane per gli ispettori inviati negli uffici londinesi e quasi tre mesi per i funzionari di viale Mazzini, racconta una verità più amara di un tè verde. Rientrato a Londra per le Olimpiadi, il corrispondente Caprarica comincia a spendere con una voracità che preoccupa l'azienda. Le risorse annuali per la sede vengono quadruplicate.
Esempio: per i servizi amministrativi seppur fossero stanziate 30.000 sterline (l'anno), Londra ne consumava 120.000. Sarà un caso, un'esigenza. Viale Mazzini, però, ha scoperto che Caprarica era circondato da dieci collaboratori. E ancora, il ritornello: sarà un caso, un'esigenza. E una terribile stranezza: perché il gruppo veniva retribuito con assegni in bianco con intestazioni Rai che lo stesso Caprarica distribuiva come se fosse la Rai. La narrazione del giornalista è, storicamente, abbondante. Invitato a un convegno dell'Enel, qualche anno fa, compilò una robusta biografia.
Che iniziava così: "Laureato in Filosofia con Lucio Colletti, presso la Sapienza a Roma, con una tesi dedicata alla relazione fra etica ed economia in Adam Smith, temi che non ha mai smesso di approfondire". Etica ed economia. Quando l'azienda gli ha fatto notare che non poteva utilizzare la berlina a noleggio con conducente nei giorni festivi o per andare a cena, e non per lavoro, Caprarica l'ha presa male.
Come se fosse un affronto, o peggio. E non ha recepito neanche il messaggio di ben due lettere: i pensionati non vanno assunti. In effetti, il consiglio un po' l'ha seguito. Il corrispondente ha ingaggiato, attraverso una società prestanome, un dipendente (e poi anche il figlio, era un amico, ndr) di viale Mazzini appena pre-pensionato e con un bel po' di soldi.
Quando l'inchiesta di viale Mazzini s'è chiusa, per evitare il fastidioso rimbombo sui giornali, l'azienda gli ha offerto un'uscita anticipata con indennizzo. Nel frattempo, in giro per le redazioni, ha registrato conversazioni private con dei colleghi e, dopo un accorato montaggio, le ha consegnate in viale Mazzini: il direttore generale Luigi Gubitosi s'è infuriato.
La versione dell'ormai ex corrispondente è l'esatto opposto: "Avevo ancora due anni e mezzo di lavoro davanti a me e ho per questo rifiutato la proposta di andare via con incentivo. Prima la Rai mi ha mandato un auditing, che non ha trovato e non poteva trovare niente. Poi mi ha inviato in data 7 ottobre una lettera di contestazioni di violazioni di regole burocratiche interne, come ad esempio la mancanza di una procura negoziale per potere assumere collaboratori".
Anche se per Caprarica erano "violazioni di regole burocratiche", le contestazioni, secondo la direzione generale, dovevano tramutarsi in un licenziamento. Nei prossimi giorni. Il giornalista li ha battuti sul tempo e s'è licenziato. Scriveva di sé, sempre per Enel: "Nel settembre 2008 è uscito il suo ultimo saggio: Gli italiani la sanno lunga... o no?!, ritratto ironico e documentato del nostro carattere nazionale".
Antonio Caprarica e moglie Antonio Caprarica ADS Gambarotta Caprarica GUBITOSI E TARANTOLA jpegTARANTOLA GUBITOSI
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