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Martina Pennisi per il ''Corriere della Sera''
Il tempo trascorso all' interno delle app di social networking è in calo: non solo Facebook e Instagram, ma perfino la novità più fresca, Snapchat, mostrano i primi segnali di stanchezza. Per noi utenti, ridurre quel tempo è normale. Anzi, salutare. L' uso bulimico è un segno d' entusiasmo e d' impazienza.
A i tempi di Lascia o raddoppia? (1955-1959), quanti guardavano il programma e quanti il televisore? Quanti erano affascinati dal messaggio (il quiz) e quanti dal mezzo (la scatola magica apparsa in salotto)?
Può sembrare un modo insolito per commentare la mancata crescita dei principali social; ma la questione è tutta qui. Il periodo ipnotico è finito.
Facebook ha dodici anni, Twitter dieci, Instagram sei, Snapchat cinque. Stanno tra l' infanzia e l' adolescenza; ed è normale che, a un certo punto, si smetta di crescere vertiginosamente.
Non è l' inizio della fine, è la fine dell' inizio. I social, ormai, fanno parte della nostra vita quotidiana. Non a caso, gli utenti aumentano. Prendiamo Facebook. Nell' ultima trimestrale (aprile 2016) ha annunciato d' aver raggiunto 1,69 miliardi di utenti attivi al mese (Monthly Active Users), +15% rispetto allo scorso anno; e 1,51 miliardi di utenti attivi al mese su mobile (Mobile Monthly Active Users), +21%.
Nonostante le difficoltà, anche Twitter nell' ultima trimestrale ha riportato un aumento di Monthly Active Users: 310 milioni (+3% rispetto allo scorso anno). Il tempo trascorso sull' app è diminuito? È un problema per i padroni di casa, come ha sottolineato il Reuters Institute for the Study of Journalism (Journalism, media and technology pre-dictions 2016).
Facebook, come gli altri social, vuol tenerci più tempo sull' app, farci interagire e aumentare il cosiddetto engagement (che si può vendere ai pubblicitari). Ma, per noi utenti, ridurre quel tempo è normale. Anzi, salutare.
L' uso bulimico è un segno d' entusiasmo e d' impazienza; poi ci si dà un ritmo, come per il sesso nel matrimonio. Non occorre essere specialisti - anzi, meglio non esserlo - per notare certe tendenze. Torniamo al principe dei social, Facebook. I ventenni lo usano, non ne abusano.
Spesso, a eccedere, sono le mamme e i papà, che mostrano la foga dei neofiti.
Twitter? Chi non riesce a staccarsene, soffre di una nevrosi. C' è chi esagera con il tifo calcistico e l' amaro dopo i pasti; alcuni colleghi giornalisti eccedono con tweet e retweet (disintossicatevi, per il vostro bene).
Qualcuno dirà: perché, allora, vediamo sempre più persone chine sui telefoni (in metro, al ristorante, sulle strisce pedonali)? Semplice: perché in rete non si limitano a controllare l' altrui esibizionismo su Facebook e a testare la propria arguzia su Twitter. Fanno molte altre cose: controllano la posta su Gmail, ascoltano musica su Spotify, cercano la strada con Google Maps, etc.
È un progresso? Chissà. Certamente, è un' evoluzione.
(Ha collaborato Stefania Chiale)
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