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IL POSTO NUDO - DESNUDAS IN TOPLESS, “NAKED COWGIRLS”, COWBOY IN MUTANDE, FINTI MONACI BUDDISTI E UOMINI-RAGNO: ECCO COME TIMES SQUARE A NEW YORK INTRATTIENE I TURISTI E FA INCAZZARE I PURISTI

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Neil Demause per “Village Voice”

 

patriottismo a new yorkpatriottismo a new york

New York può aver risolto molti problemi negli ultimi anni ma non tutti. Ne restano di grossi eppure tutta l’estate non si è fatto che parlare delle “desnudas” di Times Square con i loro “gazonga” al vento. I tabloid non amano la parola tette o topless, quindi lo stato del moderno scandalo di questa città ha il nome di "Boobghazi".

 

Il panico iniziò ad aprile, quando il Post lanciò un articolo titolato”Donne in topless posano con ragazzini minorenni a Times Square." Questa storia isolata ha dato il via al meme per sollazzare la Helen Lovejoy (moglie del reverendo ne I Simpson) che è in ogni lettore e mettendo in circolazione foto di mammelle attentamente censurate. La spinta iniziale è arrivata da una guida turistica del Montana di nome Brian Mathis, ex newyorkese che ha deciso di dare l’allarme dopo aver realizzato che le tette infiammano gli ormoni degli adolescenti.

le desnude guadagnano facendo foto coi turistile desnude guadagnano facendo foto coi turisti

 

Dice di non essere tanto infastidito dalla vista di donne in topless (qui è legale) quanto dal fatto che i ragazzini fanno foto col cellulare, le inviano ad altri compagni di scuola, poi finiscono dal preside o dai genitori. Oppure sono altri a fotografare i ragazzini con le donne in topless e si rischia che gli scatti finiscano in un giro di pedopornografia.

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le desnude newyorkesile desnude newyorkesi

Tutto questo può avere conseguenze sull’industria del turismo newyorkese (che gli dà lo stipendio), se i genitori si sentono minacciati e tagliano dalle gite scolastiche la Grande Mela. E’ seguito il “New York Times”, ad agosto. Il giornale dice che le desnudas incassano 300 dollari al giorno, hanno altri lavori (alcune sono hostess di volo), e competono con le "Naked Cowgirls," che prendono mance per fotografarsi coi turisti. Il “Daily News” ha allarmato eleggendo Times Square “strada più scandalosa del mondo”, e ha definito queste ragazze troppo provocanti, esibizioniste. Insomma, è il compromesso del business giornalistico del ventunesimo secolo, che risponde alla curiosità dei lettori.

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Succedeva già nel 1880, quando si distribuivano pamphlet per “ripulire” le strade, lo ribadiva il sindaco Rudy Giuliani che faceva propaganda contro le minacce urbane. Gli articoli attuali parlano di una polizia inerme davanti a questi “peep show” all’aria aperta, come se la città fosse fuorilegge.

 

 

desnudas a times squaredesnudas a times square

E’ un carnevale dozzinale in uno degli incroci più famosi al mondo, hanno scritto. Le cose sono peggiorate e i capezzoli hanno messo in crisi tutti. Pure il sindaco Bill de Blasio ha preso posizione e promesso di agire quanto prima con una speciale "task force", mentre Bill Bratton ha proposto di far ritornare la piazza da pedonale a normale zona di passaggio per i veicoli, facendo infuriare altri. E’ comunque scattato il pattugliamento dell’area e la questione sembrava finita. A settembre il Post ha ripescato la storia.

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Le desnudas continuano ad essere una minaccia alla decenza nella New York di De Blasio, insieme ai falsi monaci buddisti e agli uomini-ragno che si aggirano per Times Square. Nessuno parla del problema dei senzatetto: il 40% di loro ha meno di 18 anni. C’è uno scollamento fra i problemi reali e quelli raccontati dai media. E quando si parla di “homeless” lo si fa solo per migliorare la qualità di vita dei newyorkesi, i cui figli non sopportano la vista di tanta indecenza.

 

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La lezione estiva delle desnudas non ci insegna solo che la città ne è ossessionata, come i lettori di tabloid, che più dei ragazzini in gita possono sostenere l’incontro con il corpo femminile. Apprendiamo più che altro che i quotidiani sono populisti e hanno una loro agenda politica, che risponde alle lamentele di certi settori della città (genitori iper-protettivi o sbuffatori dell’Upper East Side) e non ad altri.

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