DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
da www.dailybeast.com
Tra le tante forme di massacro che si usano in Siria, la crocifissione appare la più brutale. Un revival di tortura che indica il rapido declino nelle profondità dell'abisso.
Sotto la foto di un corpo crocifisso, apparsa sul Twitter del gruppo jihadista, si legge: «Ecco una delle sette persone giustiziate oggi a Raqqa da ISIS». ISIS è il gruppo islamico estremista ripudiato da al Qaeda. L'uomo è appeso in piazza, cola sangue e accanto c'è un bambino.
La seconda foto riporta l'altra crocifissione. Anche qui un ragazzino è accanto al corpo martoriato di un uomo. Non sono chiari i motivi per cui sono stati uccisi. Non si capisce se le vittime siano pro-regime o membri di altri gruppi anti-Assad che vogliono il controllo del territorio. Le foto sono postate sul web sia da chi vuole denunciarne la brutalità , sia da chi ne va fiero. I jihadisti si congratulano per l'opera.
Raqqa è stata la prima provincia siriana persa da Assad. Nel 2013 il gruppo estremista ISIS ci ha piantato la sua bandiera. Qui la piccola comunità cristiana rimasta ha ricevuto l'ultimatum: devono pagare tasse e sottostare alle loro regole, se vogliono salvarsi. Hanno tre scelte: convertirsi all'Islam, accettare le restrizioni o morire.
Le esecuzioni di ieri non sono le prime. Sono solo le prime dopo Pasqua. Il mese scorso hanno crocifisso un uomo accusato di furto. Giustizia sommaria e metodi barbari che servono a mantenere obbediente la popolazione. Sono immagini che disturbano l'Occidente anche per la loro risonanza biblica, ma per i musulmani residenti è sopratutto una affermazione di potere e un avviso.
Uno dei crocifissi ieri a Raqqa Secondo crocifisso a raqqa
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