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DAGOREPORT – GIORGIA MELONI NON AVEVA ALCUNA VOGLIA DI VOLARE A PARIGI AL VERTICE ORGANIZZATO DA…
Fabio Cavalera per il "Corriere della Sera"
Una goccia di veleno al giorno e il clan che dirigeva i tabloid di casa Murdoch traballa pericolosamente. La trama delle porcherie combinate dai giornalisti spioni e corruttori (di poliziotti e soldati) si presenta con una spettacolarità quotidiana che era sconosciuta alle composte aule di Old Bailey, la sede della Corte Criminale. Nel mirino della combriccola c'erano parlamentari, attori e attrici, cittadini, ragazzine uccise e violentate. E, naturalmente, la famiglia reale: i professionisti dell'intrusione hanno preso di mira il principe Harry quando inseguiva la promozione all'accademia di Sandhurst, sacra istituzione militare.
Il capo dei pubblici ministeri, Andrew Edis, ha dimestichezza coi potenti che scivolano sul diritto. Un bel pacco lo ha già confezionato all'ex ministro dell'Energia Chris Huhne che ha inchiodato e spedito in una delle prigioni peggiori del Regno per avere mentito sulle infrazioni stradali (correva forte e scaricava le penalità sulla moglie). Se ha sistemato un pezzo da novanta della politica figuriamoci che cosa intende fare con Rebekah Brooks, con l'amante e collega Andy Coulson, con il marito Charlie e con gli altri cinque coimputati, i vertici e i complici dei fogli popolari (Sun e News of the World ) che hanno violato (incalzano le imputazioni) la privacy di almeno 6 mila britannici.
La strategia di Andrew Edis, ora che è il suo turno di srotolare l'elenco dei fatti e dei reati, delle coperture e delle bugie, risponde a un criterio preciso: rivelare poco alla volta un particolare per smantellare le difese e per convincere la giuria di nove donne e tre uomini. Un giorno il pubblico ministero spiega che i congiurati hanno operato per un'eternità , almeno dieci anni, confidando sull'impunità e sull'arroganza, un altro giorno alza il velo sulle loro tresche amorose (Rebekah e Andy) e dunque su un rapporto tale per cui non si potevano nascondere uno con l'altra le violazioni dell'etica professionale e della giustizia penale.
E il terzo giorno punta al sodo smascherando le spiate ai danni dei Windsor e di Harry in particolare. In poche parole: è il 2005, il nipote della regina sta all'accademia militare e deve sostenere un esame. Non al meglio della preparazione, Harry si trova impreparato sul tema che gli hanno assegnato (l'intervento delle squadre speciali inglesi all'ambasciata iraniana a Londra nel 1980). E allora chiede soccorso con un messaggino al suo segretario privato. «Please, please, please...». La domenica titolone sul News of the World . Scoop rubato: il tabloid ha pagato un investigatore privato che, oliata una «fonte» (mille sterline), ottiene il cellulare e lo «hackera», cioè ne sfonda la barriera.
Gli intrighi e le dietrologie appaiono talvolta stravaganti. E il rappresentante dell'accusa non intende cadere nel tranello del «tanto fumo poco arrosto». Quindi tira fuori le mail scovate nei computer degli imputati: sapevano, altro che ignare pecorelle. Il signor Andy Coulson, poi assunto dal premier David Cameron, fu persino messo in guardia da un compagno di cordata: guarda che violi la legge. Andy Coulson.
E la sua compagna di letto Rebekah. La coppia perfetta dei direttori-spie, le sentinelle dell'impero Murdoch. Abili registi di infime miserie. Di piccole notizie comperate, di foto rubate agli eredi di casa Windsor, al futuro re William: un commilitone lo tradisce e lo immortala col cellulare in bikini travestito da «Bond girl» a uno «007 party». Sul computer di Rebekah c'è il pagamento della foto, 4 mila sterline. Un capitoletto. Fra i più divertenti in mezzo a tanta decadenza.
Per Rebekah e per Andy la pacchia è finita. Il pubblico ministero li maltratta. E il giudice Saunders ascolta severo. Un mastino. Ha condannato alla galera parlamentari di ogni colore che hanno rubato poche decine di sterline con le note spese. Donne e uomini di Rupert Murdoch sono cupi.
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