DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
IL MITICO BALLETTO CIN CIN
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MAURIZIA PARADISO A COLPO GROSSO
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SPOGLIARELLI DI COLPO GROSSO
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Colloquio con Umberto Smaila di Malcom Pagani per "l'Espresso"
Con il sigaro nella mano sinistra, le ciabatte da mare e il quintale saldamente ancorato alla poltrona, Umberto Smaila fa ancora i conti: "Se avessi controllato con attenzione il contratto di "Colpo grosso", oggi sarei miliardario". L'arte, come avverte un cartello alla parete della sua cuccia nel centro di Milano, "è un pacco" e il passato un souvenir da inclinare a seconda dell'umore.
Se lo agiti brilla una data: 16 novembre 1987. Perizomi, autoreggenti, sguardi languidi. Meccanici e professoresse, edicolanti e self-made woman, nude o quasi, in seconda serata, sulla berlusconiana Italia 7, nel Paese del Vaticano. Il gioco a premi era meno di un pretesto, il programma il trionfo degli inserzionisti e la sigla, un viaggio nel doppio senso con le tette in primo piano: "Cin cin/cin cin/ diventeremo amici/ cin cin/ assaggia e poi mi dici/cin cin/ brinda alla fortuna festeggia con noi/. Cin cin".
Smaila affila l'ironia: "Ho scritto circa duemila canzoni, questa no", ma non rinnega: ""Colpo grosso" fu un fenomeno sociale". Al punto che cinque giorni fa, a Roma, Jim Belushi lo ha consegnato ai posteri: "Era fantastico". Nella stazione di Umberto, si fermavano a milioni. "A casa Zeffirelli, dopo cena, i suoi ospiti sparivano nelle camere per accendere la tv".
Smaila non si è mai vergognato. "Mostravamo qualche culo, ma non avevamo il potere di intorpidire una nazione. Nel '74, a Copenaghen, vidi in un cinema affollato di famiglie "Gola profonda". La gente rideva. Non mi pare che la società scandinava abbia risentito dell'evento, né che Berlusconi, nella pulsione sessuale del maschio italiano abbia più responsabilità di Clara Calamai, Brigitte Bardot o di Marilyn". La sosia olandese della Monroe, Monique Sluyter, conobbe il premier.
Lo frequentò e si fece cucinare spaghetti a Villa San Martino, rivelò, senza l'ombra di un corteggiamento. Conoscenza antica, al pari di quella tra Smaila&Berlusconi. "Praticamente, io e i Gatti di Vicolo Miracoli fondammo Canale 5. Fummo tra i primi a essere chiamati e ad andare in onda". Terra di mezzo tra l'80 e l'81. Il Mundialito, gli slogan inventati dal capo: "Corri a casa in tutta fretta, c'è un biscione che ti aspetta".
Il pupazzo Five in regalo ai concorrenti e un contenitore per bambini girato da Davide Rampello con la fattiva collaborazione di Sandro Parenzo: "Finita la trasmissione, con la cassetta in bocca, i due andavano ad Arcore a far vedere la cassetta a Berlusconi". "Colpo grosso", la cui pubblicità veniva raccolta da Publitalia, planò nei tinelli solo molto tempo dopo. Smaila sfiora i baffi. Procede.
"Fatma Ruffini mi propose l'azzardo. "Te la senti?". Guadagnavo un milione a puntata che sommato ai soldi per il quiz che già conducevo a mezzogiorno, si trasformò nel doppio. Posi la condizione di mantenere entrambi i palcoscenici. Di giorno dr. Jekyll, di notte mr. Hyde, con l'enorme responsabilità di provare a non essere volgare. Credevo l'avrebbero visto esclusivamente amici e familiari e invece, per 16 anni, venne replicato ininterrottamente".
Inutile insinuare che le ragazze di "Colpo Grosso" avessero plasmato l'immaginario di Arcore meglio dell'autore del mausoleo medesimo, lo scultore Pietro Cascella. Smaila nega e se sapesse, rigetterebbe l'ipotesi con vigore:
"Guelfi e ghibellini, la solita storia di sempre. Il mio programma non fu l'inizio di niente, velinismo è un termine demenziale e Berlusconi non si affacciò in studio neanche una volta. Ogni tanto passava Piersilvio. Strinse affettuosa amicizia con Valerio Staffelli, oggi incursore di "Striscia la notizia" e allora mio segretario e con un guardarobiere culturista. Facevano gruppo, andavano in palestra. Piersilvio, già da allora, aveva la mania del corpo".
Su Berlusconi e l'universo visto dal buco della serratura, Smaila cova idee controverse: "Silvio è un mio amico e gli amici, io, non li tradisco. Avrà fatto bene? Avrà fatto male? Non lo so. A giudicare il suo privato penseranno giudici e magistratura ma con me, anche se da quando governa la frequentazione scorre rara, è stato eccezionale. Le racconto una cosa. Desideravo andare a vedere un'importante partita del Milan. Era tutto esaurito. Ho chiamato Paolo Berlusconi e lui mi ha dato il suo abbonamento: "Tanto a me il biglietto non lo chiedono"".
Lavoro, calcio, musica. Un lungo fiume tranquillo, da guadare insieme, nel limbo dell'edonismo. Se Smaila non fosse stato Smaila (colonne sonore per mezzo cinema italiano, brani scelti da Quentin Tarantino) avrebbe potuto essere Apicella. S&B, U&S. Arco trentennale il loro. Dai charter organizzati nell'89 dal cugino di Silvio, Giancarlo Foscale, per il trionfo in Coppa Campioni a Barcellona (c'erano anche le ragazze di "Colpo grosso"), alla passeggiata con Blair, bandana, mogli e fermata obbligata davanti allo Smaila's di Poltu Quatu (uno dei tanti locali del musicista tra Sharm, l'agro pontino e St. Moritz), fino alla festa milanese del Pdl, nel 2009. Sono entrambi sopravvissuti a "Colpo grosso".
Così come alla compagnia di giro (Lele Mora, Fede, Briatore, Giampiero Fiorani, persino, abbracciato al piano di Umbertone) "Li ho incontrati, certo, e con questo?". E pure ai soprannomi: "Leggo Aldo Grasso tutti i giorni, ma si sbaglia ed è stato cattivo. Nessuno mi ha mai chiamato "Smaiala". Buon per lui che mio padre non c'è più, si sarebbe incazzato. E molto".
Smaila è stato di sinistra. Accenna versi di popoli uniti che non perderanno mai e intona a memoria "I morti di Reggio Emilia". Correva ad ascoltare Berlinguer insieme a Calà . Ricorda con velo d'ansia l'epoca dei katanga: "Ero un ragazzo di provincia, mi sbattevo per studiare da pendolare a Bologna e quelli, un po' violenti, onestamente erano". Ha visto da vicino gli esuli fiumani e sostiene di sapere per esperienza familiare cosa sia in concreto il comunismo: "Una brutta bestia".
Si sente vicino alla conversione di Giuliano Ferrara: "Per silhouette e percorso, sperando non si offenda" e se proprio deve riflettere sull'era berlusconiana lo fa spiazzando: "Fromm diceva che i grandi personaggi non sanno riconoscere i millantatori e cedono all'adulazione. Berlusconi è così, pecca di generosità . L'ultima volta che l'ho visto mi ha abbracciato: "Se hai bisogno di qualcosa fammi sapere". "Me la cavo ancora", gli ho detto, "per adesso"".
E ride. Felice. Ignaro o forse, troppo consapevole. Tentare di tracciare un diagramma che trascini dalla festa privata al governo del Paese, dal vizio singolo a quello collettivo, è vano. Intervallare i frammenti di discorso amoroso, inutile. Meglio ricomporre quelli di "Colpo grosso". Il format venne venduto ovunque. Dallo spagnolo "Ay, qué calor!", al brasiliano "Coctkail".
Poi Giappone, Portogallo, Svezia, Germania, Svizzera, Turchia.. "Gorbaciov tornò al Cremlino con un vhs, Francis Ford Coppola tentò di acquistare i diritti, Reagan si indignò per uno speciale del "Saturday Night", gli albanesi evasero dal regime con gli spogliarelli e Gheddafi minacciò ritorsioni perché con le parabole, le cin cin erano entrate negli appartamenti di Tripoli". La nostalgia è uno sbaglio di persona: "L'Italia del 2011 è meno libertaria di allora e se oggi me lo proponessero, "Colpo grosso" non lo farei più. Anche se tra i detrattori, gli ipocriti che aspettavano le 23 erano una maggioranza silenziosa e divertita".
Con la pay tv l'odierno porno è a portata di clic: "Venga, guardi, questo è il canale 376 di Sky. Sono le 13,20 e se premo il pulsante posso vedere "Insaziabili mogli bagnate". à merito di "Colpo grosso"? Non credo. La tv, tutta la tv, è voyeurismo. Sbirciare la casa del "Grande fratello" di notte per scoprire se i partecipanti trombano non è forse un esercizio da guardoni?". La domanda cade nel vuoto.
Il cane Whisky, un barboncino bianco, annusa il clima. Si struscia sul divano. Smaila beve acqua, conserva ritagli di giornale in ordinate cartelline di plastica. Pezzi antichi. Elogi di Beniamino Placido, carezze di Del Buono. In mezzo, catalogate, gli attacchi e le freddure, anche modeste, che lo volevano responsabile della precoce cecità degli adolescenti italiani: "Battute che ricordo, ma in realtà il nostro era un intrattenimento nazionalpopolare. Le bambine ci mandavano disegni, le madri scrivevano per partecipare, i mariti si mettevano in fila al freddo, davanti agli studi televisivi. Se vuole lo chiami esibizionismo".
Quando Smaila fuggì per interpretare Buscaglione a teatro, gli subentrò Maurizia Paradiso. Stagione breve. Paolo Romani, oggi ministro, allora deputato ed editore di Lombardia 7 la ingaggiò, con regole diverse, per "Vizi privati e pubbliche virtù".
Nudi integrali, 144 ansimanti, soldi in marcia e gusto per un (relativo) estremo. Secondo Giancarlo Dotto e Sandro Piccinini, Romani reclutava personalmente a Budapest truppe più audaci di quelle indigene. Superare la frontiera di "Colpo grosso" con gli hard amatoriali delle casalinghe di Voghera in maschera restituì ascolti discreti, denunce e interventi del Garante. Tra Romani e Paradiso finì male. In tribunale. Una colluttazione con Piccoli, braccio destro di Romani e amministratore dell'emittente, a Maurizia costò un seno.
Smaila non sa e forse, neanche gli interessa. "Leggende che non ho mai avuto modo di verificare. Romani lo conoscevo poco e comunque, anche San Francesco è stato un teddy boy". Sospiro: "Comunque è vero, alcune ragazze venivano dall'estero. Per quanto coraggio si potesse avere, spente le luci si tornava comunque in famiglia". Ultimo colpo.
Più basso che grosso. Sa che alcune protagoniste del programma sono poi diventate stelle del porno? Smaila vive in macchina. Duecento serate e 40 mila chilometri l'anno. Rettilinei, curve, frenate. Accelerare è un eterno compromesso. "All'epoca, magari, possono aver mentito. Non faccio l'inquisitore e aspetto le prossime elezioni. Parliamo ancora un po' di Berlusconi?".
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