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SANREMO DIVENTA UN TALENT SHOW? LA SALA STAMPA RIBOLLE, SI SENTE DEFRAUDATA DEL POTERE DECISIONALE…
Mike Stabile per “Daily Dot”
Nel 2002 il nome del pornografo Chuck Holmes fu installato al “San Francisco LGBT Center”, creando scalpore. Era stato apposto per onorare il magnate gay che aveva donato al centro un milione di dollari ma i detrattori dissero che era una mossa folle, che avrebbe confermato l’ossessione omosessuale per il sesso denunciata dall’ala conservatrice e destrorsa. I critici, allora come oggi, non hanno capito il ruolo fondamentale che i pornografi alla Holmes hanno giocato nella costruzione del movimento gay.
Alcuni anni fa ho realizzato un documentario su Holmes intitolato “Seed Money”, che debutta questa primavera. Facendolo, ho scoperto che la comunità deve molto a gente intrepida come lui e a chi ha rischiato la vita per far sì che noi potessimo vivere la nostra.
Finché non nacque il primo movimento omofilo, nei primi anni ’50, il governo americano non faceva distinzione fra i manifesti dei diritti omosessuali, le riviste erotiche e le immagini “sporche”. Erano tutte considerate illegali e distribuirle poteva costare la galera.
Per questo motivo non sorprende che i pornografi, i quali avevano anni di battaglie alle spalle, diventassero figure preminenti del movimento omofilo. Conoscevano bene i limiti legali e il modo per aggirarli, avevano i soldi per condurre la battaglia, erano la prima linea della nostra rivoluzione sessuale.
i pornografi finanziarono il mvimento omofilo
Le organizzazioni omofile tipo “Mattachine” e “Daughters of Bilitis” avevano le loro pubblicazioni ma circolavano in poche copie rispetto alle riviste come “Physique Pictorial” o “Tomorrow's Man”. Non furono i pamphlet politici ma la pornografia a far sapere ai gay che appartenevamo a una cultura più ampia. La prima uscita di “The Advocate” celebrò la vittoria in tribunale di Conrad Germain e Lloyd Spinar, due pornografi con 29 capi d’accusa che rischiavano 145 di prigione per aver mandato via posta foto di uomini nudi.
in passato chi distribuiva riviste gay andava in galera
La sessualità gay era pericolosa e sovversiva. I mezzi di informazione ritraevano i gay come depressi patologici e criminali, ma il porno offrì una alternativa più positiva. Oggi possiamo deridere i cinema porno, ma allora quelle sale mostravano che si poteva vivere in maniera aperta e senza vergogna. Per chi non abitava nei grandi centri cittadini, la stessa promessa arrivava via posta o via 8 millimetri, il business di Chuck Holmes: era il proprietario dei leggendari “Falcon Studios” dove creò l’immagine di gay orgogliosi della propria sessualità.
Nel tempo, altri pornografi hanno sposato la causa, finanziando il movimento ed educando al sesso sicuro durante il periodo in cui l’AIDS mieteva più vittime. Ma quando il movimento è diventato mainstream, i registi per adulti non sono stati più i benvenuti. I loro assegni di sostegno sono stati spesso restituiti. I pionieri come Holmes devono avere il riconoscimento che meritano. Se permettiamo alla nostra sessualità di essere fonte di vergogna e se nascondiamo la storia per placare i nostri critici, allora non siamo così orgogliosi come crediamo.
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