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Filippo Brunamonti per “la Repubblica”
Che cosa succede se Hollywood incontra Bollywood e tutta la generazione “diversity”? Mentre il cinema resta ancorato a vecchi modelli che escludono le minoranze etniche, le serie tv scelgono di raccontare la realtà liberando attori e spettatori dal ghetto. Via i cliché, meno bianchi sul set e più latinos, sudafricani, indiani, arabi.
Più rispetto delle culture altre straniere e focus sull’integrazione. È il caso di Quantico, in onda su ABC, appena presentato al Roma Fiction Fest, con Priyanka Chopra nel ruolo di un’agente Fbi in fuga dopo essere rimasta invischiata in un complotto terroristico. La protagonista, una delle star più apprezzate in India, guida un gruppo d’attori libanesi, cubani, dello Zimbabwe capaci di parlare a una fetta di pubblico ancora più capillare.
Gli showrunner hanno prima registrato gli ascolti, poi dato retta all’indice di gradimento. Non a caso, nel 2012 Scandal con protagonista Kerry Washington, una delle attrici afroamericane più premiate della tv, ha monopolizzato gli Stati Uniti: dai 7 ai 10 milioni di spettatori in meno di due anni. A ottobre 2013 è approdato in chiaro su RaiTre. In questa serie sulle paranoie post 11 settembre la Washington è Olivia Pope, ex ufficio stampa del presidente e aggiustatutto innamorata del capo di Stato.
« Scandal dimostra che il panorama dei network sta cambiando» afferma Paul Lee, presidente del gruppo Entertainment di ABC. «Lo streaming su Netflix, in particolare, ci dice che una serie con un cast afroamericano oggi è in grado di arruolare un nuovo tipo di audience. Vince il sentirsi rappresentati». Negli Usa Empire ha battuto ogni record: 22 milioni e mezzo di telespettatori per la seconda stagione della serie all-black.
Su Fox Italia ha mantenuto le aspettative miscelando battaglie all’ultima rima e regolamenti di conti in famiglia. Il regista Lee Daniels l’ha definita “un incrocio tra Re Lear, Dynasty e Il padrino”, uno Shakespeare black e hip-hop. Che si allinea con il successo della creatrice di Scandal, Shonda Rhimes, una delle sceneggiatrici e produttrici più prolifiche di Hollywood: suoi, e della compagnia Shondaland, sono Grey’s Anathomy e Le regole del delitto perfetto.
empire taraji p henson terrence howard
Nel giro di pochi anni, attori relegati a parti secondarie sono balzati a ruoli da protagonisti. Come Viola Davis, pagata poco più di 500 dollari nel ‘96, veterana di Giudice Amy, Law & Order e C. S. I. e ora star di Le regole del delitto perfetto. Ha vinto un Emmy come miglior protagonista in una serie drammatica, prima attrice black a conquistare il premio. «Lasciate che vi dica una cosa: l’unico ostacolo che separa le donne di colore da chiunque altro è l’opportunità» ha detto la Davis dal palco citando Harriet Tubman, l’attivista afroamericana che nel 1800 lottò per l’abolizione della schiavitù e i diritti delle donne.
«Gli spettatori cercano in tv la realtà e non qualcosa di addomesticato» insiste Paul Lee. Ne sono prova il successo di Fresh off the boat, su Fox Comedy, al centro una famigliola taiwanese (il Wall Street Journal insinua il dubbio: “taiwanese o cinese?”), Black- ish (ABC) in cui un afroamericano cresce i figli in un quartiere bianco dell’alta borghesia, Dr Ken (ABC), protagonista il comedian coreano- americano Ken Jeong. Gli ultimi tre anni rappresentano una riscossa per il pubblico asiatico-americano, da The mindy project and selfie all’attore di The Walking Dead (Fox) Steven Yeun, fino a Lori Tan Chinn di
america ferrera ugly betty lap
Orange is the new black (Netflix).
L’impianto di questi programmi è diventato il ricettario più ambito di una serie di successo. Il passaporto per sfondare il muro del razzismo è la fascia di pubblico “non-bianco” tra i 18 e i 49 anni che, secondo una ricerca Nielsen, sarebbe in continua evoluzione: nel 2009 ispanici, afro-americani e asiatici riproducevano un campione del 36,6% di spettatori d’età compresa tra i 18 e i 49.
Quest’anno, quella torta è arrivata al 41,2%, merito anche della nascita di canali come El Ray, fondato da Robert Rodriguez ( Sin City, Machete), grazie alla scelta della Federal Communications Commission che ha approvato la fusione tra Comcast e NBC Universal purché il colosso della tv via cavo cedesse alcuni canali a un palinsesto per le minoranze. El Rey è nato così: un network in lingua inglese che si rivolge per la prima volta ai giovani latinos.
wagner moura nei panni di escobar nella serie narcos
«Sappiamo che un certo tipo di audience multiculturale si sta espandendo» osserva Esther Franklin, responsabile delle strategie per la società di marketing Starcom MediaVest Group: a dare la stura alle minoranze sono stati i riscontri sulle pubblicità tra un programma e l’altro. Indiani, afro-americani e ispanici rimanevano sintonizzati più a lungo rispetto al pubblico bianco. In un secondo momento, ricerche di mercato hanno dimostrato che la nuova generazione di spettatori cercava qualcosa che non vedeva sullo schermo, cioè loro stessi.
best scandal star kerry washington looking lovely as always in marchesa
I network ABC e Fox sembrano i più attenti al cambiamento, assieme a Netflix: nella serie Narcos, Wagner Moura (Pablo Escobar) è brasiliano, nel cast attori cileni, colombiani, messicani. Una delle figure più forti della premiata Modern Family è la colombiana Sofia Vergara, in Italia doppiata con accento ispanico. E i protagonisti di Sense8 (Netflix), scritta e diretta dai Wachowski, vengono da India,Messico, Kenya. Il vero punto di svolta è stato Grey’s Anatomy, primo ad aver messo insieme, nel 2005, un cast di texani, messicani, coreani e ad aver fatto il botto in prima serata.
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