DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
"Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
STEFANO FELTRI E CARLO DE BENEDETTI A DOGLIANI 2020
«In nessun paese occidentale, a quanto ci è noto, un capo del governo in carica persegue i giornalisti che raccontano la sua attività in tribunale. In nessuno tranne l’Italia», scrive in prima pagina Stefano Feltri, direttore di Domani, annunciando che «Meloni querela Domani “da cittadino, giornalista e politico, non da premier”» (così il titolo).
Evidentemente il giovane Feltri non è molto ferrato sul recente passato. Nell’agosto 2002 il premier albanese Fatos Nano annunciò una querela contro L’Espresso, che lo aveva accostato a personaggi della malavita italo-albanese.
ROBERTO SAVIANO GIORGIA MELONI
Nel settembre 2003 il premier Silvio Berlusconi querelò Piero Fassino, chiedendo un risarcimento record (15 milioni di euro), dopo che il segretario dei Ds gli aveva dato del «burattinaio» nel caso Telekom Serbia.
Nell’agosto 2009 lo stesso premier Berlusconi dichiarò di voler querelare Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori, che lo aveva accusato di favorire le cosche mafiose. Nel novembre 2019 il premier Giuseppe Conte preannunciò una querela per calunnia contro Matteo Salvini, leader della Lega, che gli imputava di aver scavalcato il Parlamento sulla riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità), attentando alla sovranità nazionale.
Per restare in Occidente, lo scorso 17 novembre il premier portoghese António Costa ha querelato Carlos Costa, ex governatore della Banca del Portogallo, per le accuse contenute nel libro O governador del giornalista Luís Rosa.
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Marzio Breda, decano dei quirinalisti che sul Corriere della Sera segue i presidenti della Repubblica fin dal 1990, cita «la prova di forza tra grandi potenze andata in scena a Jalta dopo il 1945».
winston churchill fa il segno della vittoria
Qualcosa non torna dal punto di vista lessicale o storico: la conferenza che vide riuniti nella città sul mar Nero il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt, il cancelliere britannico Winston Churchill e il dittatore sovietico Iosif Stalin, per accordarsi sull’assetto politico da dare all’Europa in vista dell’imminente conclusione della Seconda guerra mondiale, si svolse dal 4 all’11 febbraio 1945.
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Il coltissimo Mephisto Waltz scrive sul Sole 24 Ore: «“Ben venga maggio e ’l gonfalon selvaggio!”, ne L’aquilone, contrasta il Carducci in pianto: “L’albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno dai bei vermigli fior”, che Eco canticchiava sulle note di I’m in the Mood for Love (1935), mentre sulla mitica Citroën DS 19, detta il “batrace” – anch’essa sparita – correva a Pavia per spiegare la semeiotica».
Trattato di semiotica generale di Umberto Eco
Dubitiamo che il professor Umberto Eco, dal multiforme ingegno, abbia mai tenuto una sola lezione di semeiotica (studio dei segni e dei sintomi delle malattie e dei modi per rilevarli), lui che scrisse invece il Trattato di semiotica generale (dicesi semiotica, nelle scienze umane, la teoria e lo studio di ogni tipo di segno linguistico, visivo, gestuale eccetera, prodotto in base a un codice accettato nell’ambito della vita sociale). Più avanti, il satanasso fa riferimento ai «papiri della goliardia dirty-minded degli anni 70, quella del “Matricola, minus quam merdam”».
E qui il supponente rubrichista avrebbe potuto quantomeno osservare che in latino il comparativo di minoranza è minus quam seguito dal secondo termine con lo stesso caso del primo. Se matricola è nominativo, non va bene merdam, che è accusativo: doveva essere «minus quam merda». Con matricula, non matricola.
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Sul Mattino, Angelo Scelzo, che ha ricoperto in Vaticano vari ruoli di vertice, tra cui quelli di vicedirettore dell’Osservatore Romano e più tardi della Sala stampa della Santa Sede, scrive dell’interminabile processo in corso nel minuscolo Stato e definisce Angelo Becciu «il cardinale già privato dei requisiti del ruolo».
Per il giornalista salernitano che si è per decenni prevalentemente occupato di preti e dintorni, l’errore – d’italiano, a voler tacere del resto - è clamoroso. Secondo il diritto canonico vigente, il requisito per essere chiamati dal Papa a far parte del Collegio cardinalizio (fino al 1983 denominato Sacro collegio) è l’ordinazione sacerdotale, e non risulta certo che Francesco abbia mai ridotto Becciu allo stato laicale.
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Titolo di spalla dalla prima pagina di Libero: «L’ultima frignata di Saviano / “Non vado più in pubblico”». Escludendo il participio passato del verbo frignare (sinonimi: gemuta, lamentata, pianta), del sostantivo frignata non vi è traccia in nessun vocabolario, a cominciare dal Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia. L’unico che gli assomiglia è frignìo, «piagnucolio insistente e continuato».
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aboubakar soumahoro roberto saviano marco damilano
Rinaldo Frignani sul Corriere della Sera, a proposito delle tre donne assassinate a Roma nel quartiere Prati: «Secondo più di un inquilino, che in una riunione di condominio avevano protestato per il viavai di clienti, alle 10.30 il corpo della 40enne non c’era per le scale». Tutto chiaro.
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«A eccezione del breve governo Conte I, il centrosinistra ha avuto (almeno) un decennio di opportunità per dare un segnale sugli acquisti obbligati di prodotti per l’infanzia e per l’igiene intima femminile, tassati al 22% di Iva come beni di lusso», ragiona Simone Cosimi su Wired.
A parte il fatto che sono tassati con Iva al 22 per cento, l’aliquota sui beni di lusso non esiste più. C’è l’aliquota ordinaria, il 22 per cento appunto, e ci sono molte aliquote ridotte per specifici beni e servizi, in particolare il 4 per cento per alimentari, bevande e prodotti agricoli; il 5 per cento per altri alimenti; il 10 per cento per la fornitura di energia elettrica e gas per usi domestici e per i medicinali.
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Leggo dà conto della tragica fine di Luigi Izzo, 38 anni, padre di due figli, ucciso per sbaglio a Castel Volturno (Caserta), e della confessione dell’assassino, che «ha accoltellato con sei fendenti l’uomo, lasciandolo senza vita sotto agli occhi inermi della moglie». È quel genere di cronache che lascia inermi anche noi.
liliane murekatete con roberto saviano
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