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DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
Giancarlo Dotto per Diva & Donna
Sbuca puntuale da dove sarebbe dovuto sbucare. La porta del “Coming Out”, bar e ritrovo gay dalle parti del Colosseo. Intendiamoci, Vincenzo Gallo, in arte Vincino, palermitano, 68 anni, architetto mancato, disegnatore di giorno e di notte, è gay come io sono un carmelitano scalzo. Zero.
Semplicemente, abita là da anni, due portoni prima. Lo riconosci facile tra le centinaia di turisti smaniosi di farsi spennare dallo spacciatore di menù turistici tutto compreso o dal falso gladiatore di turno. E’ un uomo invaso dagli oggetti e lo sguardo sospeso come certi alberi a Natale, dentro una giacca beige e la t-shirt rosa salmone.
RENZI CONVINCE TUTTI ALLA DIREZIONE PD BY VINCINO
Più stralunato e architetto di lui ho incrociato solo Marenco, la metafisica marionetta di Arbore. Occhialone in punta di naso, un altro da vista al collo, due i cellulari nella mano destra, tanto per alimentare il caos, bloc notes e penne varie nella sinistra, l’orologio giallo smagliante al polso sinistro.
All’ingresso del bar, il cartonato a grandezza naturale di Matteo Renzi stile Fonzie. Non credo sia una dichiarazione di voto. A occhio e croce, una citazione ironica. Matteo Renzi a cavallo è anche in una delle tanti mani di Vincino. Copertina del suo ultimo libro, “La cavalcata di Renzi” (Cairo Editore), sottotitolo: “Come in sei mesi conquistò tutto”, spassosa e attualissima rilettura made Vincino dell’incalzante performance tra Italia ed Europa dell’homus novus.
MATTEO RENZI ALLA DIREZIONE PD BY VINCINO
188 pagine di vignette. La più bella? Tante. A sceglierne una, prendo quella che sta in quarta di copertina. Firenze alle Cascine. Mezzanotte. Il cliente al finestrino alla signora da marciapiedi. “Quanto?”. “80 euro”. Titolo: “Quando nacque il mito degli ottanta euro”. Sul taschino sinistro porta un numero imprecisato di pennarelli a punta fina, direi cinque a occhio.
“Sono anche pochi oggi, ma questo è quello a cui non potrei mai rinunciare...”. Mi mostra con l’occhio che, improvvisamente, da vago si è fatto febbrile, una tratto clip, che sembra comune. Sembra. “Vedi, l’ho modificata con la lametta. La taglio, zic, questo mi permette d’avere un inchiostro più morbido e più fluido per una giornata intera, la trasformo in un pennello”.
Questa è tecnologia molto ingegnosa. Usi ancora la carta?
“Sempre. Mi piace la carta. Alterno la liscia con la ruvida. La ruvida mi permette di sentire il rumore quando disegno”.
Come hai convinto Cairo a pubblicarti il libro?
LA MANO DI RENZI SULLA SCHIENA DI MARIA ELENA BOSCHI
“Ci siamo trovati d’accordo su tutto in mezz’ora. Una velocità pazzesca. A fine maggio raccolgo i miei disegni su Renzi. Un mese dopo, ecco il libro”.
Definisciti come designatore. Sei uno rapido?
“Dipende. Quando, per quattro mesi, ho fatto l’inviato a Montecitorio per “Lotta Continua”, dovevo essere velocissimo per forza”.
Più compulsivo o più ossessivo?
“Dipende dal racconto. A volte mi piace indugiare sui particolari. Nel libro troverete un disegno complesso, lui sull’elefante”.
Lui sarebbe Renzi, immagino. Pagina 46, l’entrata trionfale di un marajà in groppa a un elefante.
PALMIRO TOGLIATTI - NILDE IOTTI E LA FIGLIA ADOTTIVA MARISA MALAGOLI
“Una suggestione presa dalla scena di un film, “Vanity Fair”. C’è il ricco principe con questa giovane donna, un’arrampicatrice che poi diventa una nobildonna, che arrivano in questa città indiana accolti da corone di fiori...e da Fassina”.
Fassina cosa c’entra?
“Fassina risulta schiacciato nella lotta impari con questo principe fascinoso sull’elefante”.
L’elefante, il principe, la città indiana, Renzi e Fassina. Associazioni libere ai confini del delirio.
“Liberissime. La satira è anche questo, una ricerca della verità che ruba a tutto, a tutte le immagini della Storia. A volte, è la satira stessa a fornire le immagini alla Storia”.
matteo renzi e agnese landini all'inaugurazione di pitti
Sei un preveggente o comunque un abile analista politico. Nel 2010 hai detto che Renzi avrebbe fatto un sedere così a Berlusconi.
“L’ho conosciuto nel 2009, Renzi, a Firenze. Un mio amico me lo presentò come presidente della provincia e futuro sindaco. Mi sembrò un ragazzino molto determinato. Aveva le idee chiare sulla classe dirigente del suo partito”.
Quattro anni dopo è presidente del consiglio.
“Io ho una visione negativa dei politici. La politica attira di per sé i peggiori. È un mestiere terribile, ma in lui ho visto un politico diverso”.
Scegli un’immagine per rappresentare a te stesso lo schifo della politica.
“Impossibile. Ce ne sono troppe. Ci lavoro tutti i giorni sulla politica, dal primo scandalo, quarant’anni fa, quello della Lockeed”.
Incontri Renzi e capisci...
“Che questo ragazzo guarda il mondo e guarda lontano”.
La sua diversità?
“La voglia matta di portare a casa risultati. Io l’ho praticata la politica. Da ragazzi volevamo cambiare il mondo. Anche se poi, pure là, mi consideravo uno di passaggio, quasi un avventuriero. Non era quella la mia vita”.
Ti hanno molestato i tuoi amici di “Lotta Continua” quando hai iniziato a collaborare per “Il Foglio” berlusconiano?
“No, mi hanno molestato altri, quelli che credevano fosse un tradimento e non lo era affatto. “Il Foglio” mi ha dato una libertà totale. Giuliano Ferrara è un grande direttore. In tanti anni ho disegnato le peggio cose. Mai un problema. Al “Corriere della Sera”, invece...Mi dicevano: “No, questa su Berlusconi è troppo pesante”.
Dicevi dei molestatori...
“Disegni e Caviglia mi fecero una cosa contro. Mi stroncò anche un carissimo amico cui volevo un sacco di bene, Sergio Saviane. Ci siamo subito chiariti. E poi tutta quella sinistra radical chic per cui Ferrara era considerato il male dei mali. Lui e Vittorio Sgarbi, due tra i più intelligenti”.
Tornando a Renzi. Ambizioso, loquace e telegenico, ma non solo.
“Inizia e si mette contro tutto l’apparato del suo partito, i dalemiani e i veltroniani. Quello che gli manca a Veltroni, ce l’ha Renzi, inclusa la capacità di sintesi. E, mentre Veltroni fa patti con tutti, lui non fa patti con nessuno. Capisce che non deve farlo. Che è meglio perdere non facendo patti”.
Nel momento in cui decidi di fare satira su Renzi, scegli la chiave di Thor, del superman egoico.
fabio fazio corre la stramilano
“Non scelgo una chiave. Non mi chiudo in un clichè. E’ una cosa che altri hanno fatto. Penso a Craxi con gli stivaloni. Io voglio capire la politica. Il personaggio bloccato non mi aiuta a capire. Ho bisogno di sentirmi fluido, se no mi annoio. Non uso lo stampino”.
Resta la prevalenza nei tuoi disegni di un Renzi superdotato.
“È di una velocità pazzesca. Stupisce la sua capacità di correre da una parte all’altra, di fare ventitrè cose in contemporanea. Questo, naturalmente, lo porta ad arronzare un po’...”.
SELFIE DI FABIO FAZIO E MASSIMO GRAMELLINI
Arronzare?
“Vediamo questo governo che prepara tante pietanze e lui si precipita da un fornello all’altro, ma non sempre la cosa gli riesce e così arronza”.
Nessuna riserva di fondo sul personaggio?
“Penso che, siccome è un ragazzo di trentanove anni, sia anche un gran disgraziato nel senso umano voglio dire, erotico e tutto il resto. Ha una moglie deliziosa, ma ha anche delle ministre meravigliose, ha una pulsazione continua…”.
Gli italiani hanno un debole per il leader carismatico.
“Se un leader non è carismatico, è un disastro. Se non interpreta questo ruolo, se non è qualche passo avanti…”.
Il pericolo è lo sconfinamento, l’eccesso di ambizione.
“Il pericolo è quando la sua visione non è più in comunicazione con la nostra. Quando lui non interpreta più ciò che è giusto. Com’è stato con Berlusconi”.
La prima volta pubblica di Renzi con la Merkel. Un’immagine forte.
“Lui è già oltre la Merkel. La Merkel rappresenta l’Europa di ieri, Renzi quella di domani. Avremmo bisogno di uno come lui al posto di questo Juncker, un vecchio politico, il peggior guaio che ci potesse capitare... Da come me la sta raccontando, Renzi si prepara ad essere il primo politico europeo tra quattro o cinque anni”.
Mi ha colpito D’Alema. Prima lividamente ostile, poi quasi sodale di Renzi.
“Spera, ma non c’è trippa... D’Alema è arrivato al capolinea da parecchi anni, da quando è finito il suo governo. Là ha dimostrato tutto il suo limite”.
Veltroni si è dato al cinema.
“Ha fatto un buon film su Berlinguer. Ha una sua grazia. Poteva fare una schifezza agiografica e invece ha avuto un certo garbo. Che, invece, non ha come scrittore. Quando scrive è banale”.
Certo, da Togliatti a Renzi, fa impressione.
“Anche là, Palmiro Togliatti era un leader fortemente carismatico. Sai cosa mi piacerebbe fare? Un film comico ed erotico, da crepare dal ridere, ma anche drammatico su Togliatti all’Hotel Lux di Mosca, la sua suite al piano rialzato, con le persone che sparivano, le ammazzavano là intorno. Ci sono stato in quell’hotel”.
Ti piace respirare i posti che devi raccontare.
“Mi piace andare nei luoghi dove le cose accadono. Mi piace entrare nell’ascensore di Montecitorio dove fu beccato un ex presidente della Camera che praticava sesso orale a un commesso. Sono andato a Mosca, inviato di “Cuore”, quando succede il golpe e Eltsin sale sul carro armato”.
Perché proprio Togliatti?
IL GRANDE VINCITORE BAFFINO MASSIMO DALEMA
“Perché su di lui circolano una serie di racconti laterali che mi appassionano. Ma lo sai che portava sull’asola della giacca un cosetto a forma di fallo? C’era un altro dell’epoca che diceva: se il segretario vuole una figa. noi gli portiamo una figa”.
Era uno molto attivo. Ci risiamo con i politici satrapi.
“Molti politici sono molto attivi. O attivi e passivi. E’ naturale, perché te ne stai dieci ore a fare riunioni e devi sfogarti in qualche modo. Poi hai queste compagne giovani... Quelli di sessant’anni sono terribili, li conosco bene”.
VIGNETTA VINCINO SUL CORRIERE RENZI RIUSC A FAR LITIGARE TUTTI
Il dramma della concupiscenza senile.
“È un disastro immane. Siamo tutti vittime, io per primo. Li capisco. Capisco quello che si mette il casco e corre dall’attrice giovane. Quello che con quattro mogli e sette figli va e parte...”.
E come si può far fronte?
“Non si fa fronte. Bisogna cedere agli impulsi. Resistere è la cosa più sciocca, bisogna coltivare i propri vizi. Siamo arrivati a una certa età, siamo dei sopravvissuti, non possiamo diventare monaci. Già siamo tutti così ridicoli...”.
Noi cediamo agli impulsi e le persone che ci stanno attorno?
VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO SCALPO DI BERLUSCONI
“Io sono liberale anche nei confronti del prossimo. Ho diretto tre o quattro giornali di satira, un direttore di satira non può essere geloso. Sarebbe ridicolo. Come un attore di satira, non puoi mai denunciare nessuno. Puoi incazzarti, ma te lo devi tenere dentro”.
Mai stato divorato dalla gelosia?
“Assolutamente sì, ma me la sono tenuta dentro, per quanto si può”.
Una moglie, Giovanna, e due figlie, Costanza e Caterina. Ti sei consegnato alle donne.
VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO RENZI E BERLUSCONI
“Più o meno sì. È una lotta impari. L’ho capito col tempo che la loro vittoria è a priori”.
Quanto è comprensiva tua moglie?
“Dipende. Siamo insieme da trentacinque anni, un numero immane. Il nostro è un rapporto solido basato sull’affetto, la complicità e la tolleranza reciproca, con discussioni a volte perenni”.
La sparizione politica che più ti ha impressionato?
“Mi colpì la sparizione nel ’90 di partiti che credevamo eterni, come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista o quello Liberale”.
VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO FERRARA E LA GIORNATA DI LAVORO AL FOGLIO
Antonio Di Pietro?
“Il Di Pietro politico non ha capito niente. Basta vedere la gente che si è messo al fianco. Uno peggio dell’altro”.
Gianfranco Fini?
“Peggio mi sento. Era l’elegante a capo di quel partito di straccioni terribili. Tenta di disarcionare Berlusconi e poi inciampa nel cognato”.
Francesco Rutelli?
“Eccone un altro. Ma come cavolo fai? Stai cinque anni nella “Margherita”, sei ancora presidente e non t’informi, non fai una chiamata per sapere quanto hanno speso? Non puoi far finta di non sapere niente”.
Qualcuno dice che sia la moglie, Barbara Palombelli, l’eminenza grigia dei due.
“Assolutamente sì, ma da sempre. Quando il marito fu candidato alla presidenza del consiglio, era lei che organizzava tutto. Però, quando uno è incapace, non c’è niente da fare”.
Gli dai il colpo di grazia a Enrico Letta con le tue vignette.
“Letta non l’ho mai digerito. E’ più forte di me. Renzi è uno dei pochi ex democristiani che sopporto”.
M’aspettavo che ti dedicassi di più a disegnare Beppe Grillo.
“E’ solo nell’ultimo mese che Grillo fa questa grande cazzata di lanciare il guanto di sfida a Renzi. E là si frega completamente. Anche Grillo è un incapace totale. E’ un attore bravo, uno che capisce alcune cose di pancia e di umori, ma poi mette insieme un gruppo di sprovveduti totali e pretende di starsene a Genova tranquillo, senza far niente”.
In una vignetta metti insieme Sorrentino e Renzi.
“La stessa basetta, stile Fonzie. Il suo “La grande bellezza” mi ha annoiato, a metà film me ne volevo andare. E’ pieno di luoghi comuni, citazioni ridondanti su una Roma raccontata da un napoletano. Una Roma che non c’è più”.
VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO ENRICO LETTA EFFETTO LEPRE PER RENZI
A Renzi superman pronostici un ciclo berlusconiano, venticinque anni al potere.
“Bisogna vedere che succede con il governo, può anche andare a infrociare tra sei mesi. Per ora non ha avversari, questo è anche un suo problema”.
C’è il formidabile Alfano.
VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO ALFANO TAGLIO IL RAMO DI BERLUSCONI
“Alfano è uno dei più scarsi. Il problema vero di Berlusconi è questa corte di “cosi” che ha cresciuto lui. Lui doveva fare una sola cosa, prendere un radicale, metterlo alla giustizia e fargli fare la riforma. Invece si è trovato un avvocaticchio democristiano che gli ha costruito trecentoventi leggi una peggio dell’altra e gli diceva sempre sì”.
Salvo poi voltargli le spalle.
“Inevitabile. Anche Renzi ha un casino di falsi intorno a sé, approfittatori di ogni genere”.
Berlusconi è fregato dalla vanità. Renzi sa diffidare”.
“È fiorentino”.
Se ne intende di veleni. Un politico particolarmente permaloso?
“Parecchi. Uso su tutti Rutelli. Mi fece una pippa terribile”.
Un collega che ammiri.
“Italiani? Ce ne sono diversi cui voglio bene, a cominciare da Vauro. Altri che ammiro molto, ma non sono italiani. Francesi, inglesi, americani e argentini. Tra i nostri giovani dico Alessio Spataro e poi l’unico mio allievo, Dario Campagna di Palermo”.
“Il Male” è il giornale più canaglia che hai diretto?
“Sì, anche il più bello. C’era una grande creatività in giro e spesso le idee ce le portavano da fuori, come la finta prima pagina di Ugo Tognazzi capo delle Br”.
Pensi sempre di Travaglio che è uno sadico?
“Sì. Anzi, negli anni peggiora”.
Meglio o peggio Saviano?
“Quasi quasi è meglio. Il ragazzo è intelligente, ma deve capire che c’è una contraddizione profonda tra fare lo scrittore e il maestro di etica. Ha fatto un errore gravissimo, doveva rimanere libero”.
Lui e Fabio Fazio ci spiegano le cose buone e giuste.
“Trovo Fazio superficiale a livelli indescrivibili, le buone maniere di un cameriere insopportabile. Era partito facendo l’imitatore, da là si è costruito un suo mondo perfetto”.
Da disegnatore, cosa ti fa soffrire?
“Io generalmente disegno piccolo, ma succede che qualche volta disegno grande e me lo riducono, gli do un affresco e ne fanno un francobollo. In quei casi soffro fisicamente. Ho passato una parte della mia vita a litigare con il “Corriere della Sera” per questo. Ogni tanto succede anche con “Il Foglio”.
Che fai in quei casi?
“Mi attacco al telefono e chiamo Giuliano Ferrara, ma solo nei casi più gravi. In generale mi licenzio o entro in sciopero. Mi sono licenziato una decina di volte”.
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