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“QUESTO SANREMO RICORDA LA RAI AI TEMPI DELLA CENSURA” – DARIO SALVATORI COMMENTA IL CLIMA DEMOCRISTIANO E “PRETESCO” DEL FESTIVAL TARGATO CONTI: “I CANTANTI SEMBRANO DIACONI: OSSERVANO, ASCOLTANO, MA NON RISPONDONO. C’È QUALCOSA DI MOROTEO NELL’ARIA” – “SI AVVERTE UNA CERTA RETORICA. MARCO MASINI HA DETTO CHE AVREBBE PREFERITO MANTENERE IL TESTO DI ‘BELLA STRONZA’ COSÌ COM'ERA, SENZA TOCCARE MOOD O ATTEGGIAMENTO MA… ” – VIDEO
Estratto dell’articolo di Ottavio Cappellani per https://mowmag.com/
CARLO CONTI - FESTIVAL DI SANREMO 2025 - FOTO LAPRESSE
Mentre in Sala Stampa a Sanremo volavano per aria parole come “finalmente un festival identitario italiano senza volgarità”, incontriamo come una boccata d’aria fresca Dario Salvatori, con la sua giacca militare-dissacrante. Come descriverlo? Bé, un mito per quelli della mia generazione, ma un mito anche per i più giovani, dato l’entusiasmo con il quale hanno accolto in redazione la breve intervista video.
Giornalista, critico musicale, conduttore radiofonico. Formato alla scuole di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, che hanno traghettato in Italia quella che era la musica “giovane”. Membro lui stesso di una band, i “Tina & The Italians”, i cui componenti erano (“squillino le trote, rullino i canguri”, direbbe Nino Frassica, con lui in “Quelli della Notte”): Roberto D'Agostino, Massimo Buda, Gianfranco Giagni, Alberto Dentice e Paolo Zaccagnini. […]
Dario, c'è questo clima che molti hanno definito “pretesco”. Sembra quasi il Conclave di Sanremo piuttosto che un festival. Abbiamo il Papa, i cardinali che fanno esternazioni, cantanti in ritiro spirituale con canti gregoriani, preti che girano per le strade di Sanremo. Che sta succedendo?
Beh, Simone Cristicchi ha provato a smorzare un po' questa sensazione dicendo chiaramente: ‘Io sono religioso, la mia famiglia lo è sempre stata, ma non fatevi strane idee. Non mi farò prete’. Però è vero che l'atmosfera richiamata dai media è quella dell'Italia anni '50, quando la Democrazia Cristiana era al 51%. Un'Italia molto diversa da quella di oggi.
Lo vedi come qualcosa di negativo?
No, non è necessariamente negativo. Non è colpa del cast, ma di questa sorta di 'sordina' che si autoalimenta. I cantanti, in questo scenario, sembrano quasi diaconi: osservano, ascoltano, ma non rispondono. C’è qualcosa di moroteo nell’aria.
Con questo clima pensi che i testi più “peccaminosi” possano essere penalizzati?
Le parolacce e le provocazioni ci sono sempre state, ma criticare troppo questo aspetto rischia di non portare a casa nulla. Certo, si avverte una certa retorica. Marco Masini ha detto che avrebbe preferito mantenere il brano così com'era, senza toccare mood o atteggiamento.
Ti ricorda l'epoca della censura Rai?
Sì, esattamente. Ai tempi c'erano i dischi bloccati, i testi rivisti. Ma oggi, ciò che conta è l'interpretazione. Il clima, per quanto influente, non può soffocare l'espressione artistica. […]
carlo conti jovanotti foto lapresse
CARLO CONTI - SAN REMO - MEME
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