renato casaro

MANIFESTA SUPERIORITÀ - RENATO CASARO È IL LEGGENDARIO ILLUSTRATORE DEL CINEMA CHE HA CREATO I MANIFESTI PER I FILM DI SERGIO LEONE, MARIO MONICELLI E TANTI ALTRI: "OGGI CI SONO MILLE INTERMEDIARI, MA ALL'EPOCA ANDAVI DIRETTAMENTE E CREAVI UN RAPPORTO PERSONALE CON PRODUTTORI E REGISTI. ERA UNO SCAMBIO DI IDEE" - "LEONE ERA MOLTO PRESENTE E ATTIVO. UN GRAN PERSONAGGIO. UN PO' SCORBUTICO, MA CON UN LATO UMANO MOLTO BELLO"  

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Mauro Donzelli per il Corriere della Sera

 

renato casaro

Dalla fascinazione di un bambino per i manifesti, capaci di alimentare una precoce passione per il cinema, alla creazione del primo studio privato all'interno di Cinecittà, negli anni 50. Renato Casaro, classe 1935, maestro degli illustratori per il cinema, ha accompagnato grandi produzioni internazionali a Roma. Da La Bibbia di Huston, prodotto da Dino De Laurentiis, a L'ultimo imperatore di Bertolucci.

 

Ha lavorato per Mario Monicelli e Sergio Leone, e immortalato icone come Bud Spencer e Terence Hill. Renato Casaro è un illustratore di cinema leggendario. Riceverà oggi il Premio alla carriera del Sudestival di Monopoli.

renato casaro 2

 

Lei è arrivato molto giovane da Treviso nella Roma degli anni 50.

«All'epoca trasferirsi era un'avventura. Una zia mi ospitò. Giravo con una cartella piena di disegni, mi proponevo alla Titanus, alla Lux Film e alle major americane. Entrai come apprendista nello Studio Favalli, specializzato in pubblicità del cinema. Ho imparato sul campo, da grandi professionisti che sono diventati i miei maestri. Poi ho spiccato il volo da solo, cominciando con i film di serie B e i distributori indipendenti, costruendo il mio stile. Nel mondo la scuola italiana era fra le più apprezzate per il cartellonismo. Alla fine degli anni 70 iniziai con film più importanti».

 

Come si crea il manifesto di un film?

i manifesti di renato casaro

«Oggi ci sono mille intermediari, ma all'epoca andavi direttamente e creavi un rapporto personale con produttori e registi. Era uno scambio di idee. Mi ricordo che Dino De Laurentiis mi chiamò per La Bibbia. Andai da lui emozionato. Vidi il film e poi studiammo insieme le foto di scena. Voleva in vista L'arca di Noè e La torre di Babele, sullo sfondo di un cielo tempestoso. Mi è sempre piaciuto accontentare il committente con il dialogo. Ho avuto rapporti bellissimi con Tornatore, ho fatto tre film con Bertolucci, che teneva molto anche alla pubblicità, al contrario di altri registi, come Dario Argento, che lasciavano fare».

la mostra sui manifesti di renato casaro 2

 

Ha disegnato alcuni dei manifesti più iconici di Sergio Leone.

«Era molto presente e attivo. Un gran personaggio. Un po' scorbutico, ma con un lato umano molto bello. C'era una volta in America è stato l'apice della buona pubblicità».

 

Molti suoi lavori ritraggono eroici uomini d'azione.

«È vero. Stallone in Rambo, o Schwarzenegger in Conan, fra i tanti fatti per gli americani. Ma la cosa importante per un bravo illustratore di cinema è saper fare tutto, dai cavalli ai leoni. Ma i ritratti devono essere migliori della realtà. Ricordo un'attrice che mi chiese di accorciare un po' il suo naso prominente».

i manifesti di renato casaro per cera una volta a hollywood 2

 

Tarantino ha voluto che disegnasse lei i manifesti fittizi di C'era una volta a Hollywood.

«All'inizio pensavo a uno scherzo. È un mio estimatore, un appassionato collezionista di manifesti, da amante dei western italiani degli anni 70. Abbiamo lavorato in sintonia perfetta, mi ha chiesto come volevo posizionare Di Caprio nei manifesti e ha fatto fare delle foto come riferimento. Mi ha mandato poi una dedica, "hai reso il mio film bellissimo"».

la mostra sui manifesti di renato casaro 1

 

Che effetto le fa vedere che i suoi manifesti sono diventati immagini iconiche?

«Una mostra molto completa sulle mie opere, in corso a Treviso, mi sta facendo rendere conto quante persone siano legate ai miei lavori. In tanti, anche giovani, si stupiscono che sia stato io a dipingere manifesti diventati molto famosi. È bello sentire di persone che si sono innamorate di un film grazie al mio lavoro. Non ci avevo mai pensato prima, ma ora tocco con mano la fascinazione della gente».

 

il poster di nikita di renato casaro

Quali i lavori a cui è più legato?

«Sicuramente Nikita. Luc Besson lo volle anche per la Francia, nonostante la pubblicità fosse già stata decisa. È il mio preferito, crea pathos e si può interpretare in modi diversi. Prima si faceva illustrazione, si capiva già tutto del film. Li chiamavamo "lui, l'altro e il cornuto". La coppia avanti e dietro il cattivo. Ma nelle opere degli ultimi vent' anni sono evoluto verso uno stile più evocativo, in sottrazione. Poi la rivoluzione è stata l'uso dell'aerografo. Mi ha dato la possibilità di creare immagini magiche rendendo morbido il colore».

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