DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Marco Giusti per Dagospia
L’idea iniziale di questo già di culto “Dream Scenario”, scritto e diretto da Kristoffer Borgli, cioè che tutto il mondo contemporaneamente fa entrare nei suoi sogni, brutti o belli che siano, il barbuto, calvo, sfigatissimo, noioso professor Paul Matthews, interpretato con incredibile aderenza al personaggio da un Nicolas Cage reduce dal Dracula di “Renfield” e da mille altre stravaganze, è assolutamente strepitosa.
Un’apparizione totalmente passiva, però, perché il professore, esperto di comportamenti animali, come le zebre che usano una visibilità forte per non farsi vedere, confusi nella massa di altre zebre, dai predatori, non fa assolutamente nulla in questi sogni, sembra uno di quei John Travolta ritagliati da “Pulp Fiction” che circolavano nel mondo dei social. Ma questo basta e avanza, nel mondo di oggi, per farne una icona da social, una star.
Le cose cambiano quando, a metà film, misteriosamente come era entrato nei sogni in maniera passiva, Paul Matthews rientra nei sogni non solo attivo, ma come mostro, torturatore di chi lo sta sognando, pronto a torturare perfino se stesso. A quel punto, però, il film, prodotto dall’Ari Aster di “Beau ha paura” e dalla A24, ha preso una strada del tutto ariasteriana, complessa e ambiziosa, pronta a toccare argomenti anche importanti come la cancel culture, l’odio irrazionale per un pericolo immaginario di violenza, ma che ci sembra meno originale della trovata di partenza. Trovata che però non poteva avere tutto questa gran sviluppo.
E che poteva puntare alla commedia, pensiamo solo all’incontro del noioso professore, incapace di tradire la moglie, Julianne Nicholson, con la bella ragazza dell’agenzia newyorkese che lo ha preso come testimonial di chissà quale ricco progetto, Star Slade, che pretende di ripetere in camera sua il suo sogno scopereccio nella sua stanza e lui rovina tutto con l’imbarazzo e due pesanti scorregge alla Bombolo che gli tolgono qualsiasi possibilità amatoria.
Ma non sono male neppure tutte le problematiche da professore sfigato americano che sogna di fare una qualche carriera universitaria come ricercatore, di pubblicare i suoi saggi, che non ha ancora scritto, con un buon editore e vede tutti i suoi colleghi come delle arpie che gli hanno rubato idee e studi. Scivola ancor più verso una deriva orrorifica e drammatica alla “Beau ha paura” con il terzo atto del film, dove c’è chi riuscirà a entrare a comando nei sogni della gente e venderà il procedimento partendo proprio dalla situazione iniziale delle misteriose entrate nella mente della gente di Paul. Molto applaudito dal pubblico del Rome Film Festival, che temo si siano un po’ stancati dei troppi film italiani.
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