DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Marco Giusti per Dagospia
Bentornati incubi, viaggi, droghe pesanti, paure e deliri del magico mondo “gonzo” dell’eccessivo giornalista e scrittore americano Hunter S. Thompson nel forse non perfetto, ma sentito e benissimo interpretato “Gonzo Girl”, opera prima di Patricia Arquette, scritto da Jessica Caldwell e Rebecca Thomas, tratto dal romanzo-diario di Cheryl Della Pietra, che rimase intrappolata nel 1992 come assistente e qualcosa di più del celebre scrittore e descrisse minuziosamente nel suo libro tutto quello che aveva passato e imparato.
Come ben sapranno i fan di Hunter S. Thompson e del favoloso road movie che interpretò nel suo ruolo il suo amico del cuore Johnny Depp con la regia di Terry Gilliam, “Paura e delirio a Las Vegas”, genio e sregolatezza non possono non accompagnarsi a strisce su strisce di coca, acidi, pasticche di vario tipo, alcol. Tutto questo può portare alla scrittura “gonzo” del giornalista, ma anche non sviluppare assolutamente nulla per eccessi di sregolatezza.
La giovane protagonista Alley Russo, interpretata dalla bellissima Camila Morone, che da barista e aspirante scrittrice si ritrova assistente del genio-mostro, interpretato qui da un Willem Dafoe come al solito strepitoso (ma è stato già Cristo e Pasolini, figurati se non può diventare Hunter S. Thompson…), da una parte si scontra con il microcosmo esaltato della famiglia del giornalista, la vecchia segretaria Claudia, Patricia Arquette, la giovane fidanzata bionda, Elizabeth Lail, il pusher pittore Sean Penn, l’amico star di Hollywood, un simil Johnny Depp interpretato dal figlio di Jack Nicholson, Ray Nicholson, con tanto di fidanzata, Leila George, da un altro cede al fascino dello scrittore e al delirio delle droghe e cerca di completare il romanzo che sta scrivendo per lui.
Non pensando che il suo lavoro più importante è invece il diario dove raccoglie meticolosamente le frasi di Thompson e i suoi deliri. Ovvio che, nella logica di costruire un qualche drammaticità nella storia si va da una scopata con il simil Johnny Depp alla gelosia della fidanzata, al rapporto con la segretaria Claudia, ma quel che veramente conta sono le battute di Hunter S. Thompson su tutto e tutti. Su Bill Clinton (“sempre diffidare dei bianchi che suonano il sax”), sulla bellezza/bruttezza di Anna Magnani (sogna di strofinarle i seni con l’aglio e poi di leccarli), su Bush, su Dio. Alla fine, francamente, ci divertiamo parecchio. Anche se non è il film di Terry Gilliam. Certo.
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