DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Quirino Conti per Dagospia
Poi dice che uno si inalbera e giura di non guardarla più, la Moda. O quantomeno – in un’epoca che si vorrebbe sobria e previdente – di non parlare ancora una volta delle sue dispendiose trasferte, dei suoi eccessi e, come avevano sperato Benigni e Troisi in un bel film senza troppe paure atlantiche, di non farle proprio salpare quelle tre imprudenti caravelle. E invece…
E invece eccoci ancora qua, con tutte le “americanate” di un’appassionata apologia da Los Angeles a firma Alessandro Michele che neppure i più fidi democristiani anni ’50 avrebbero osato intonare.
Qui, dove si è ripescata persino “la Mamma” per un accorato “Star-Spangled Banner” collettivo. Molto più opportuno, sarebbe stato allora, rifugiarsi nei tre voti monastici – povertà, castità e obbedienza –, magari anche al seguito del beato Cucinelli da Solomeo (ultimamente incaricato predicatore ufficiale presso il Sacro Collegio del G 20).
Ma insomma, si è voluto rompere il giocattolo? Perfetto! Lo hanno fatto tutti nella prima metà del ’900, e ultimamente anche Prada. Ora però non si cerchi di rimettere insieme i pezzi perché dopo un po’, persi per strada, possono anche non combaciare più.
Si è voluto mostrare il Rovescio dello Stile! Bene. Ora non resta che il Dritto, e due o tre varianti che più che dallo Stile sembrerebbero partorite dal solito, noiosissimo Caos ormai in voga da quarant’anni.
Ma, per tornare a Los Angeles, c’era molta attesa per la sfilata “Gucci Love Parade”,presentata la notte dello scorso 2 novembre. Il leggendario “Walk of Fame" e il suo teatro cinese, Gwyneth Paltrow in un Gucci rosso d’epoca,il quarantunenne ex famosissimo enfant prodige Macaulay Culkin(“Mamma, ho perso l’aereo”), Diane Keaton in Gucci-Balenciaga,le luminose citazioni di Marilyn proiettate sugli edifici...
miley cyrus tocca le tette di victoria dei maneskin
Certo, tutto molto evocativo, ma non abbastanza da strappare l’anima. Perché quello che poi si è visto era già tutto lì, in presenza, comodamente seduto sulle sedie da regista allineate sui marciapiedi dell'Hollywood Boulevard: indosso a chi quei Gucci by Alessandro Michele li porta già con la religiosa dedizione di un affiliato e senza alcun distinguo di sesso, età o taglia.
Rispecchiandosi ma non sorprendendosi più nell’inventaristico armamentario liberamente attribuito a ciascuno di quei modelli e modelle che, assorti e silenziosi, gli passavano accanto.
“Tutto intorno a questi semidei si dispiega la città degli angeli, dove una luce benedetta scorre ovunque. È qui che ho incontrato le persone più particolari, fuori dal tempo, refrattarie a qualsiasi idea di ordine. Li ho sempre osservati come in processione alle pendici dell'acropoli dei sogni. Desiderosi di offrirsi come doni di unicità.
Una sfilata di esseri incantati e profondamente liberi che attraversano una terra dove non risiedono né passato né futuro: solo il miracolo dell'estro immaginativo.” E ancora:“La mamma me ne parlava sempre: Los Angeles risplende della sua magia, che è senza tempo; è un luogo che sfiora le divinità, diventando una mitologia del possibile” (Alessandro Michele, da fonte @gucci).
miley cyrus e damiano dei maneskin
Come su un set di Billy Wilder,Michele – che dopo sette mesi tornava a sfilare in pubblico – sbatteva letteralmente in strada dozzine e dozzine di “personaggi”, mandando in scena più di un centinaio di “costumi” ricchi dei più eterogenei riferimenti (da Erté a Galliano), avidamente e non sempre abilmente frullati tra loro. Euforici eclettismi!
Come del resto, al 6838 di quello stesso boulevard, la facciata barocca del restaurato teatro El Capitan (ora proprietà della Walt Disney Company) che, affiancata a quella neo-ellenistica dell’Hollywood Masonic Temple,non si priva all’interno di un sontuoso auditorium in stile indiano-coloniale e perfino di un atrio Tudor (!).
miley cyrus e damiano dei maneskin 1
E così, in quella psico-mitologica rêverie, ci si è persi tra le tante epiche ombre della Golden Age degli Studios californiani. Fino all’arrivo di una nilotica Norma Desmond/Gloria Swanson (quindi anche Cleopatra/Elizabeth Taylor),per un ciak questa volta purtroppo non confortato dagli ineguagliabili costumi di Edith Head.
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