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LORENA CESARINI
La co-conduttrice italo-senegalese Lorena Cesarini racconta la sua vita dal palco dell'Ariston. A scuola e all'università non aveva mai subito razzismo, spiega. «E ora a 34 anni scopro che non è vero che sono un'italiana come tante, che resto una nera», prosegue riferendosi ai messaggi di odio ricevuti sui social dopo la notizia della sua partecipazione a Sanremo, «nessuno prima aveva sentito l'urgenza di dirmelo, da quando Amadeus mi ha chiamato ho scoperto che evidentemente il colore della pelle è ancora un problema». Se esistesse veramente il razzismo però lei non sarebbe a Sanremo... Ennesima predica.
CHECCO ZALONE
Fabrizio Biasin per Libero Quotidiano
Doveva essere il giorno di Checco Zalone e, infatti, così è stato. Anzi, di più. Ieri sera non è andato in scena il Festival della canzone italiana, bensì il Festival di Luca Medici, unico e solo. Era una previsione facile, ma si trattava della sua prima volta sul palco che tanti e tanti ha fatto tremare e, quindi, pensavamo «chissà se riuscirà ad essere se stesso». Ci è riuscito, e pazienza se qualcuno non ha apprezzato (è impossibile piacere a tutti, figuratevi nel 2022). "L'altro Fiorello" (quello originale in teoria non tornerà. In teoria...) appare per la prima volta che sono da poco passate le 21.30. Amadeus lo presenta come se fosse Iddio sceso in terra e non ha mica tutti i torti. È lì, in mezzo al pubblico, in galleria, gli dice «tu vorresti un altro Bugo eh?» e «io parto da qui perché amo il popolino!».
Finge di commuoversi («qui piangono tutti», stilettata alle precedenti lacrime della Cesarini), dice al presentatore «non so se mi merito tutto questo, poi vedo te...», azzanna la co-conduttrice del giorno prima («bellissima l'idea della Muti doppiata dalla De Filippi»), sfida le femministe («manca una scema, di quelle che vanno a prendere l'acqua»), parla apertamente di «terroni», racconta una fiaba simil-Cenerentola in salsa calabrese con la/il protagonista che deve tornare a casa entro mezzanotte perché altrimenti le/gli rispunta il pomo d'Adamo e «non so cosa accade là sotto» e ha addirittura una scarpa numero 48.
SUONA AL PIANO E, niente, Checco se ne fotte delle possibili accuse di omofobia, si mette al piano e suona "Almeno tu nell'universo" tira in mezzo pure Lapo, sfotte i padri di famiglia che «insegnano greco di giorno e si piegano in avanti alla sera» e se ne va ben sapendo che qualcuno si sarà offeso e gli darà dell'animale insensibile. Ne ha dette abbastanza per ringraziarlo, ma si tratta solo dell'antipasto, perché il nemico giurato del politicamente corretto torna in scena alle 22.45 per esibirsi ancora una volta al pianoforte. Titolo della canzone: "Poco Ricco". Si ride, si riflette, si ride ancora. E tu dici «ok, ha finito».
COLPI BEN ASSESTATI Neanche un po': il Zalone-ter si manifesta poco prima della mezzanotte, veste i panni del virologo Oronzo Carrisi e, niente, ci siamo capiti: con le risate e colpi ben assestati Zalone ci vendica di due anni di prediche firmate da questo e quel virologo. Quindi ecco l'ennesima chicca, con il mattatore che intona "Pandemia non andare via", altro compendio di sarcasmo e frecciate per nulla indirette. Amadeus gli chiede un ultimo sforzo, vuole ascoltare la mitica "Angela", Zalone esegue, saluta e se ne va. Meno virologi, più Zalone per tutti.
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