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Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"
Scusi, avete Omnitarg della Roche?" Il farmacista fissa un punto inesistente, intuisce, agita le mani, batte i polpastrelli, cerca, ricerca, non trova: "Non ancora, ma è perfetto, miracoloso, azzera gli effetti collaterali". E quanto costa? "Tanto". E poi un giorno un malato di cancro scopre che un genio, di cui non sapremo mai il nome, ha creato un anticorpo monoclonale a base di pertuzumab, chiamato in codice 2C4. Al paziente quel codice non interessa e neppure il significato di "inibitore per la dimerizzazione".
E poi un giorno, sempre il malato di cancro, carcinoma mammellare o prostatico, viene a sapere che l'intruglio può abbattere la mortalità del 34 per cento. Che la speranza vale per uno su tre. Ma quel pertuzumab, appena immesso nel mercato italiano, ha un prezzo incurabile: 6 mila euro per la prima somministrazione e 3 mila ogni tre settimane. Il pertuzumab ha un gemello, meno potente, che può ridurre la dimensione del cancro al colon retto.
Lo produce Sanofi-Aventis, ci vogliono 4 mila euro per cominciare, per allungare di un mese e forse di un mese ancora l'esistenza e alleviare il dolore, il crollo. Non ci sono rimborsi. Non ci sono agevolazioni. Non ci sono sconti. I ricchi possono comprare la speranza, i poveri no.
La burocrazia non s'è fermata nei passaggi fra Bruxelles e Roma. L'agenzia europea per i medicinali ha approvato il pertuzumab e quella italiana ha autorizzato la vendita. Di corsa, presto può essere tardi. E però, stavolta la fretta non c'entra, si sono dimenticati di "negoziare", non la speranza, ma il prezzo sul marcato con Roche e Sanofi-Aventis.
Nulla di irregolare. Un cavillo, proprio un cavillo, anzi un decreto di Renato Balduzzi, il ministro della Salute di Mario Monti. La legge Balduzzi garantisce le case farmaceutiche, che possono spedire pacchi di flaconi senza trattare col nostro sistema sanitario nazionale: possono scavalcare l'assistenza pubblica e proporre i medicinali ai privati. E poi un giorno un malato di cancro deve capire se appartiene ai ricchi o ai poveri, se può provare una volta, se può insistere due volte o se deve arrendersi: non al tumore, ma alla cura.
La Roche ha provato a spiegare e rettificare, a limare il disguido: c'è il decreto Balduzzi, che possiamo fare? Gli svizzeri rassicurano e garantiscono che le "strutture sanitarie" potranno acquistare il pertuzumab a un prezzo europeo, che vogliono definire gli accordi con le regioni, anche quelle senza soldi. Non è colpa di Roche se la speranza, che per il decreto è "classe C non negoziata", può mandare in delirio il sistema sanitario. Il ministro in carica, Beatrice Lorenzin, dice che ha ereditato "il tavolo", che il tempo è stato poco e che il tempo non sarà sprecato: "Insieme all'Agenzia del farmaco cercherò nei prossimi giorni di comprendere come siano potute accadere queste cose e cercheremo una soluzione".
La soluzione, già . Non c'è bisogno di montare e smontare i tavoli. Senza nemmeno scomodare la Costituzione: "I farmaci oncologici devono essere gratuiti - ha detto Francesco Schitulli, presidente della Lilt (Lega italiana lotta ai tumori) - Nessuno si augura di sviluppare un cancro, una malattia destabilizzante per l'aspetto fisico e psicologico. Non dobbiamo aggiungere l'onere finanziario. Lo Stato deve aiutare i cittadini". E far sapere che la cura non può essere incurabile.
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