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Marinella Venegoni per "la Stampa"
«Quanto è bella lei/ Tu mamma non lo sai/ Quando guardo lei/ Io vedo gli occhi tuoi», cantava Gianni Nazzaro nel 1972. Hai un bel dire che David Bowie era ora Ziddy Stardust, e i Roxy Music facevano faville, e gli Yes incidevano album destinati a incidere sulle vite di molti amanti del rock progressive.
L'Italia che stava attaccata alla tv e ancora ai juke box, le famiglie che seguivano le canzoni del nostro repertorio, le donne e le ragazze della classe media, non avevano occhi che per quel bellone napoletano pieno di riccioli, che portava così bene lo smoking: un napoletano garbato che non si scomponeva mai, nemmeno quando cantava la sua canzone più amata, dove confessava alla mamma non senza furbizia che l'avrebbe lasciata sola per inseguire un sogno d'amore impegnativo. La canzone Quant' è bella lei fu il suo più grande successo, con tutte quelle donne che sognavano di avere quegli stessi occhi della mamma di Gianni.
Nazzaro se n'è andato ieri a 72 anni in un ospedale romano, dopo una lunga malattia seguita a un cancro al polmone. Ne ha dato notizia la storica compagna Nada Ovcina che fu anche la sua manager al tempo del successo più sfolgorante. Ebbero due figli, prima che Gianni incontrasse la biondissima indossatrice Catherine Frank e se ne innamorasse e la sposasse, facendo con lei altri due figli. Ma per i walzer imprevedibili della vita, alla fine tornò con Nada.
La carriera del crooner napoletano era partita con buona volontà, imitando a metà dei Sessanta gli artisti più famosi dell'epoca, da Celentano a Morandi. Il Disco per l'Estate, popolarissima kermesse televisiva d'estate, gli diede il primo successo nel '68 con Solo noi, e da lì ci fu il Cantagiro, il Festival di Napoli, Canzonissima, e tutti i programmi che facevano lo zoccolo duro delle canzoni cantate dagli italiani che non guardavano fuori le mura. Dal '70 al '94 partecipò a sei Festival di Sanremo, senza mai classificazioni di rilievo; nel '71 con la notevole Bianchi Cristalli Sereni in coppia con l'autore Don Backy; ebbe un bel successo anche, nel 1983, l'ironica Mi sono innamorato di mia moglie, che finì per rivelarsi profetica.
Con quella bella faccetta e i riccioloni neri ora lunghi, l'occhio assassino da latin lover, la sua mission fu sempre l'amore, in canzoni dietro le quali si indovinavano grandi tradimenti o almeno retroscena. Si parlò un po' a sproposito, alla fine di quel decennio, di una sua rivalità con l'altro illustre napoletano Massimo Ranieri. Nazzaro aveva proposto senza fortuna Perdere l'amore, respinta a Sanremo: ma la stessa canzone, cantata dal collega, aveva poi vinto il Festival del 1988.
Erano comunque tempre e vigori differenti. Gianni Nazzaro porgeva, aveva una sua ironia e un buon garbo e rimaneva nell'ambito del personaggio che si era creato. Se il suo bel profilo gli aveva dato ruoli al cinema al tempo dei musicarelli, si spostò poi sul terreno dell'operetta, fece moltissime serate a suon di cover inseguito da donzelle appassionate di varie età. Si cimentò anche in un paio di soap e alcuni musical, partecipò a Tale e Quale Show e vinse proprio con Perdere l'amore. Ma rimase nell'immaginario femminile colui che spiegava alla mamma che se ne sarebbe andato con una dagli occhi belli come i suoi.
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