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Mara Monti per il "Sole 24 Ore"
«Entro la fine dell'anno molto probabilmente avremo i primi due rating di corporate italiane, due gruppi dei servizi finanziari». A dirlo è Ulrich Bierbaum, general manager di Dagong Europe, la società di rating cinese che un anno fa ha aperto la sua sede europea a Milano. Bierbaum con una esperienza ad S&P's per 13 anni prima di arrivare all'agenzia cinese lo scorso anno, ha aggiunto che «considerato il fatto che abbiamo ricevuto l'autorizzazione dall'Esma meno di un anno fa e che lo scorso settembre abbiamo definito i criteri di valutazione, è un ottimo risultato». Finora i rating pubblicati sono quelli di Banco Espirito Santo ed Euler Hermes (gruppo Allianz), altri sono confidenziali, mentre in Europa Dagong non assegna i rating ai paesi sovrani.
Per gli investitori cinesi diversificare in titoli di debito degli emittenti europei è diventato un must. Spostano l'interesse dagli Usa all'Europa dove negli ultimi tre anni gli investimenti diretti sono triplicati passando da 3,4 miliardi di dollari nel 2009 a 8,3 miliardi nel 2011. Una cifra destinata a salire dal momento che la Cina rappresenta il terzo paese al mondo per investimenti esteri, avendo toccato la cifra record di 90 miliardi di dollari nel 2013.
L'Italia è un target importante come ha confermato a chi gli chiedeva un giudizio sulle ultime elezioni, il manager di Dagong (una joint venture tra Dagong global credit rating e Mandarin capital partners) nel corso di una conferenza stampa ha detto che «è un segno positivo che Renzi abbia avuto l'appoggio degli elettori. Ora l'Italia dovrà andare avanti con le riforme e se l'Italia continuerà su questa strada, potrà beneficiare, in misura sempre crescente, del forte interesse che gli investitori cinesi hanno per l'eurozona ».
L'occasione dell'incontro è la presentazione della prima analisi settoriale per quei comparti a cui la Cina guarda con più interesse per investire in Europa ma anchein Italia: dal farmaceutico all'auto, dalle Tlc al petrolio e gas all'energia oltre a «quelli connessi con l'alta tecnologia, dove l'Italia è ben posizionata» ha detto Richard Miratsky, direttore del settore analisi della Dagong Europe.
Come pure nel fashion dove i cinesi sono entrati con quote di minoranza in Ferretti e Ferragamo, ma anche in quello finanziario con Bank of China entrata in UniCredit e IN Intesa Sanpaolo. Proprio al settore bancario, la società di analisi guarda con attenzione alle operazioni di aumento di capitale in corso oltre ai processi di consolidamento.
«Il rafforzamento del legame tra Europa e Cina nasce dalla necessità della Cina di aumentare il contenuto tecnologico della sua base industriale, ma anche di ridurre la dipendenza energetica dall'estero e di combattere l'inquinamento ambientale - ha osservato Francesca Russo, direttore del team corporate -. Ciò rappresenta una significativa potenzialità per le aziende europee dell'auto, energia, pharma e Tlc per i flussi di investimento che si possono generare tra Europa e Cina».
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