DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Candida Morvillo per corriere.it
Vittorio Sgarbi ha tre figli da tre donne diverse. Ha riconosciuto Carlo, il primogenito oggi 32enne, dopo anni di battaglie legali e di udienze e convocazioni per test del Dna a cui non si presentava; Alba, 22 anni, e Evelina, 21, sono spuntate inattese nella sua biografia. Adesso, il video di Alba che si getta in mare per salvarlo dalle onde, su una spiaggia albanese, ha fatto il giro di tv e siti.
Molti di noi ci siamo chiesti se il critico d’arte avesse letto nel salvataggio per mano della figlia un segno del destino, se si fosse ricreduto rispetto a quando diceva «quella del padre è una categoria a cui non ritengo di dover appartenere». Macché, «non ho corso un reale pericolo, è stata solo una pagina di letteratura sentimentale», confesserà lui in quest’intervista. Però, il termine «farsa» non rende giustizia a quello che, a suo modo, è stato un gesto d’amore paterno. Per capirne la logica, bisogna arrivarci coi suoi tempi e riavvolgere la conversazione da capo.
Sgarbi, proprio lei che non voleva figli è stato salvato da sua figlia. Cos’è: una beffa? Una lezione? Una nemesi della storia?
«Intanto, è una leggenda che io sia un padre maledetto. Io sono un padre preterintenzionale. Tuttavia, posso solo compiacermi che i figli siano nati. Alle madri, ho sempre detto: dovete comunque farli, io sono per la vita. Tuttavia, se li avessi voluti, avrei seguito i principi di mio papà: mi sarei sposato in chiesa, li avrei battezzati e non mi sarei mai separato. Invece, la mia libertà è di non avere né famiglia né figli».
Con una famiglia d’origine così tradizionale, come matura un’idea tanto lasca della paternità?
«Per chi è nato nel ‘52 e ha avuto la sua iniziazione amorosa nel ‘69, fa parte dell’aria dei tempi. Le letture proibite in collegio, di Pavese, Baudelaire, D’Annunzio, mi hanno convinto che ogni persona risponde solo di sé.
Dopodiché, accade che i figli nascano e qui ho scelto un altro principio fondante della mia visione: che i figli sono delle madri. Io non rivendico e non chiedo nulla e queste donne hanno avuto da me ciò che desideravano: diventare mamme.
Questo mi ha reso partecipe di un’armonia del mondo. Nella mia visione, poi, che qui è Ottocentesca, il padre deve esistere per contribuire utilmente ai figli, attraverso una casa e del danaro. E io, fra cause legali e mia volontà - a seconda dei diversi figli e situazioni - ho sempre contribuito».
Perché si è sempre sottratto ai test del Dna?
«L’attrito c’è stato solo con la prima madre. Evelina l’ho avuta da una storica torinese e l’ho riconosciuta senza problemi. Mentre la mamma di Alba, una cantante lirica albanese, era sposata e c’era l’ipotesi che il marito potesse essere il padre, poi, lei è rimasta vedova e Alba ha preso il mio cognome. Però, le verifiche di Dna non le ho mai fatte, perché io figli li riconosco dalle orecchie».
In che senso «dalle orecchie»?
«Se le hanno spigolose e taglienti come le figure rinascimentali del pittore ferrarese Cosmè Tura, le ritengo la prova genetica che siano figli miei».
Non le spiace non lasciare una traccia nella loro educazione?
«Come già Gabriele D’Annunzio, non ho ingombrato le loro vite con la mia presenza oppressiva. In questa logica di personalità prevalente, non ho fatto nulla e i figli sono venuti benissimo. In particolare mi compiaccio della ragazza albanese.
L’ho sempre apprezzata, per carattere, timidezza, educazione e per le sue capacità, dato che ha vinto il concorso in Bocconi dove si laurea. L’altra, Evelina, è molto sveglia, molto furba, ma un po’ irritante perché ha un temperamento simile al mio».
Irritante perché?
«Qualche anno fa, ho scoperto che non andava a scuola, chiedo perché e lei: perché faccio il Cepu. Io sono testimonial di Cepu e non potevo lamentarmi, ma lei viene persino bocciata. Al che, mi lamento coi vertici Cepu e dico alla madre d’iscriverla alle scuole statali. Passa il tempo e scopro che la impertinente fa un’altra scuola privata, per la qualche chiede 1.200 euro al mese.
Mi dice: perché così sto a casa. Insomma, lei abitava a Biella, ma la scuola stava a Ostia e lei ci andava una volta al mese per tre giorni. Pensi il deliro. Tiro fuori un po’ di autorità e dico: non farà la maturità a Ostia, trovate una scuola a Biella o a Torino».
E lì la sua autorità paterna viene soddisfatta?
«Macché. Per evitare che nella scuola statale trovasse un professore antipatizzante per colpa mia, chiedo al ministro Marco Bussetti di suggerirmi una buona scuola a Torino. Lui fa incontrare Evelina e la mamma con una sua direttrice generale addetta a “integrazione e partecipazione”. Insomma, la dirigente le vede, poi viene da me e mi dice: com’è intelligente Evelina, com’è sveglia, abbiamo fatto tutte le verifiche, la scuola migliore dove può andare è... Ostia».
Come è possibile?
vittorio sgarbi trascinato fuori dall aula 8
«Evelina, bravissima, si era intortata la dirigente. Ne ho preso atto e si è diplomata a Ostia. Poi, si è iscritta a Design e Architettura e ha ottenuto, da me, l’appartamento a Torino e il computer più costosi del mondo. Sostanzialmente, sa farsi valere. Devo dire che mi sta molto simpatica. E, come vede, il padre serve: elargisco emolumenti mensili a due figli. Col maschio, ho chiuso il rapporto di dipendenza ai suoi 30 anni».
Patrizia Brenner, la stilista madre di Carlo, le aveva chiesto in tribunale 40 milioni di lire al mese.
«I rapporti più difficili sono con questo figlio, non solo perché sua madre mi riteneva più ricco di Agnelli. L’episodio iniziale con lui avviene quando la madre muore e io decido di fare il padre.
Essendo Carlo 13enne e iscritto a scuola a Milano, gli propongo di venire a Roma da me, che ho una casa grande e comoda a Palazzo Pamphilj, dentro il campanile di Piazza Navona. Lui preferisce rimanere a Varese presso una specie di badante. Io ho pensato, sbagliando, che a 13 anni fosse in grado di decidere come me alla sua età. Lui questo me l’ha poi rimproverato».
VITTORIO SGARBI RISCHIA DI AFFOGARE IN ALBANIA
Avete recuperato?
«Ho ricevuto un’imprevista riconoscenza quando l’ho aiutato a entrare nella riserva selezionata: militari volontari che fanno servizio alcuni mesi all’anno. Non era stato accettato e ho parlato con i Capi di Stato Maggiore della Marina e dei Carabinieri che hanno riparato all’ingiustizia o alla trascuratezza. Non è una raccomandazione, Carlo aveva tutti i titoli. Ora, ha preso il brevetto di paracadutista e guida l’aereo. Come vede, con ogni figlio ho un buon rapporto e, come padre, ci sono e sono protettivo».
Tornando alla prima domanda, che effetto le ha fatto essere salvato da sua figlia?
«Quello è un episodio legato all’affetto e alla considerazione che ho per Alba. Mi piaceva che uscisse l’immagine di una ragazza gentile e coraggiosa, che mi aveva seguito in acqua con i pantaloni. Pensi che era in pantaloni perché ha una sua pudicizia e non voleva fare il bagno in mutande».
Non perché si è gettata in acqua così com’era per salvarla?
«No no, stava già facendo il bagno così. Io, con la seconda onda, ho perso gli occhiali, ma non c’è stato un reale o drammatico allarme. Resta il fatto che lei è stata l’unica a venirmi incontro e io voluto farne una comunicazione che valorizzasse la sua sensibilità, soprattutto in Albania, dove è una piccola star, intervistata perché è mia figlia».
Insomma, era una farsa?
«La risacca era vera. Il resto è una pagina di letteratura sentimentale. Un racconto edificante. Col bel dettaglio della mano della figlia tesa al padre. Era una pubblicità che si meritava».
SABRINA COLLE E VITTORIO SGARBI
Anni fa, era comparso un altro figlio, tale Ruggero. Che fine ha fatto?
«Lì c’è un processo rovesciato. Ruggero era un bimbo molto carino, figlio di una mia ex. Nel 2002, lo portai coi miei tre bambini e le mamme a una festa dei Bonaccorsi Beccaria a Borgo di Castelluccio, vicino Noto. Lui mi chiamava papà. Da lì, l’equivoco».
Una volta, ha detto di avere forse 40 figli.
«Se ce ne fossero altri, si sarebbe vista la madre. Qualcuna ci ha provato, ma senza riscontro».
Le orecchie non corrispondevano?
«Quelle sono infallibili».
I tre figli si frequentano?
«Si vogliono bene, si sentono, ci vediamo tutti a Biella a Natale. Dopo che li ho messi in conflitto con Ruggero, hanno solidarizzato contro il figlio apocrifo».
E in vacanza coi figli ci va?
«L’unica volta fu a Borgo di Castelluccio».
Quante volte vi sentite?
«Una o due al mese».
Non è un po’ poco?
«Nel film che Pupi Avati girerà sui miei genitori, mi si vede soltanto in tv, con mio papà che dialoga con me attraverso lo schermo e mi dà sempre ragione. Il rapporto era più con la mia immagine televisiva che con me. Immagino che anche i miei figli non abbiano sentito la mancanza perché mi hanno visto in tv tutti i giorni».
La sua fidanzata Sabrina Colle ha detto che lei le ha chiesto un figlio e, per due volte, le ha portato a casa il ginecologo della fertilità Severino Antinori.
«Se l’avesse voluto, l’avrei ritenuto giusto, non ritengo di poter decidere io in tema di maternità. Io non voglio fare il padre, ma la dolcezza di Sabrina è tale... Fra noi, il sesso è finito nel ‘99, ma abbiamo uno straordinario rapporto di anime, il punto più alto dell’amore».
Il 1999 è un modo di dire?
«È una data esatta: letteralmente, risale al secolo scorso. L’ha deciso lei e la cosa non mi ha turbato: mi sono sentito libero di andare con chi mi pareva. Consiglio a tutti di avere con la moglie solo rapporti spirituali. Il sesso coniugale è incestuoso. Mi sento un uomo fortunato, ho figli splendidi e una fidanzata eccezionale, so che è difficile da capire per chi ha vite convenzionali. La gente fa la morale, ma fai mica la morale a Rimbaud?».
SABRINA COLLE IN RACCONTI D AMORE DI ELISABETTA SGARBIgiacomo marramao vittorio sgarbi sabrina colle
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