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Ilaria Ravarino per “il Messaggero”
Costa Rica, primi anni Ottanta. Trecento persone strisciano a passo del giaguaro nella foresta tropicale. Non temono i serpenti, nonostante indossino solo il pareo: se sono lì, è perché sono a caccia di una rara specie endemica di uccelli, che solo loro potranno vedere. Peccato che quegli animali non esistano affatto, come scopriranno di lì a poco vedendo emergere dalla giungla un giovanissimo Rosario Fiorello (in altri anni: Teo Mammucari) coperto di piume colorate dalla testa ai piedi.
TESTIMONIANZE Era la famosa burla dell'animale esotico, uno degli scherzi che per decenni gli animatori dei villaggi Valtur hanno inflitto, con reciproca soddisfazione, ai propri clienti. Succedeva solo quarant' anni fa, ma a vederlo oggi pare un altro turismo e un'altra Italia, che il documentario Vivi La filosofia del sorriso di Pasquale Falcone, su Amazon Prime Video, ha riportato alla luce con testimonianze e filmati d'archivio.
«Non era un mondo finto. Nei villaggi la gente veniva per divertirsi e tornare a casa felice ricorda Fiorello nel film - Nelle stanze non c'era la tv perché si doveva socializzare. Gli animatori erano animatori di contatto, gli influencer dell'epoca».
Concepita nel 1964 in un salotto romano, a Via Giulia, da un gruppo di imprenditori ispirati dal successo della francese Club Méditerranée, Valtur rubò ai cugini d'oltralpe la teoria delle tre esse del turismo (sole, sport e sesso), la filosofia della massificazione della felicità e un'idea di animatori come missionari del benessere. «La trasgressione, alimentare e sessuale, era d'obbligo. Si rimorchiava tantissimo racconta Peppe Quintale, volto tv a lungo capovillaggio - Ai miei animatori dicevo: evitate le sposate e occhio alle minorenni. Droga non ne girava, al massimo uno spinello. Ma capitava che a inizio stagione venisse in perlustrazione qualche cliente per capire se poteva acquistare in loco».
LA FORMULA Famosa per i buffet pantagruelici, col doppio ristorante a mare e interno al bar dei villaggi ha lavorato anche Sonia Peronaci, la fondatrice del sito Giallo Zafferano Valtur integrò la formula francese con il gusto italiano per lo spettacolo. Fu Massimo Ghini, nei primi Ottanta, a portare l'adattamento teatrale nelle arene dei villaggi: «D'inverno facevo l'attore per Strehler, ma d'estate dovevo guadagnare.
Arrivai al villaggio con la presunzione del professionista, e proposi un adattamento de La gatta cenerentola: fu un successo, vennero anche i francesi a vederlo. Ma d'inverno negavo: il villaggio era impresentabile agli intellettuali dell'epoca». E dire che proprio in quei villaggi non solo si formò una generazione di conduttori e comici (nel film anche Pintus, «quella fu la vera gavetta», e Dario Bandiera), ma nacquero anche molti format della tv di oggi.
I TALENT «Ciao Darwin si ispira alla serata dei giochi nel villaggio. Amici e i talent sono le selezioni del personale per l'animazione», racconta il regista, e «lo stesso Fiorello negli anni di Buona Domenica ha dilaniato il repertorio Valtur», spiega Quintale. Oggi Club Med è di proprietà cinese, il marchio Valtur (fallita nel 2018) è del gruppo pugliese Nicolaus, sponsor del film (ma i villaggi appartengono a un'altra società): «Il turismo fai da te ha soppiantato la formula del villaggio, e internet ha cambiato le regole della socializzazione spiega il regista nei ristoranti un tempo si faceva casino. Ora stanno tutti attaccati ai cellulari».
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