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Fino a un paio di anni fa il “sexting” era un problema nazionale. I parlamentari venivano puniti per averlo praticato, diversi stati americani facevano passare leggi che lo trasformavano in un crimine, gli adolescenti venivano severamente rimproverati, nei talk show opinionisti e fervidi religiosi lamentavano il destino della gioventù statunitense.
Insomma, il “sexting” spaventava. Non è solo una storia che fa gran clamore sui media: è la prima forma originale di pornografia a emergere nel ventunesimo secolo, è il primo fai- da-te del porno amatoriale.
E’ cominciato come un’arte sovversiva, con adolescenti che si facevano foto seminudi o nudi e le mandavano, scrivevano messaggi espliciti e li inviavano via smartphone. Non si tratta si pedopornografia, e, nella maggior parte dei casi, non comporta violazione né sfruttamento.
Piuttosto è un’estetica postmoderna. Il “sexting” è praticato dal 20% degli adolescenti ma è un fenomeno sociale in crescita che non riguarda giovani fuori controllo, anzi è sempre più diffuso fra gli adulti.
La compagnia telematica “Retina-X Studios” ha condotto uno studio su 4.800 “praticanti” del sexting e ha scoperto che il picco del flusso è il martedì mattina, tra le 10 e le 12, ovvero quando i ragazzi sono a scuola. Inoltre gli utenti “iPhone” praticano il “sexting” il doppio degli utenti “Android”.
Il “sexting” è così diffuso che il “Washington Post” ha di recente pubblicato una guida su come mandare foto di nudi senza rovinarsi la vita, la carriera e la reputazione. I consigli essenziali sono due: nella foto non mostrate il volto, i tatuaggi, o segni di riconoscimento, e rendete anonimo il file per nascondere tutte le info su quando e dove è stata scattata.
Il “sexting” è diventato una forma di espressione di sé, tutta americana. Secondo le ricerche di “McAfee” e “Pew” 1 adulto su 3 filma contenuti sessuali, il 77% li manda a persone che conosce, 1 su 10 li invia a un totale estraneo, mentre il 70% di giovani tra i 18 e i 24 anni riceve contenuti sessuali, più uomini (61%) che donne (48%).
Il fenomeno è raddoppiato dal 2012 e gli adulti più attivi hanno tra i 25 e i 34 anni. Approssimativamente 78 milioni di utenti americani hanno praticato il “sexting”, 30 milioni hanno ricevuto “sext” e circa 13 milioni ne hanno inviato uno.
E’ nato una decina di anni fa, sovvertendo le convenzioni del porno: innanzitutto riguardava adolescenti e non adulti (quindi non predatori sessuali), poi aveva contenuto erotico e non atti sessuali espliciti, infine non era un prodotto di vendita e non aveva scopi commerciali. Era un regalo. Continua ad essere usato dai più giovani ma sta perdendo il suo significato originario.
In America il sesso è un business di 50 miliardi di dollari all’anno. La prostituzione ha un giro d’affari di 18 miliardi di dollari, il mercato dei “sex toys” si aggira attorno ai 15 miliardi di dollari, i circa 3000 club per soli uomini servono oltre un milione di clienti e generano fino a 8 miliardi di dollari, e non sono inclusi i club privati, fetish, siti internet e app.
Nel mondo esistono 25 milioni di siti porno, il 12% del totale. “Xvideos” è il sito porno più frequentato con oltre 4 miliardi di visualizzazioni al mese. Il sesso satura il mercato, e purtroppo il “sexting”, una volta fai-da-te fuori da ogni schema, è stato integrato nell’economia commerciale, derubandoci dello scambio umano più intimo.
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