DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
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E' la prima volta che a un 7 dicembre la Scala e il "Corriere della Sera", gli ex salotti buoni della Nazione, si presentano così incattiviti l'uno con l'altro. Che sta succedendo tra i salotti marci di via Solferino e via Filodrammatici? E' un melodramma, il loro, da tempo sotterraneo e ora esploso.
All'inizio, 2005, l'amore dei poteri forti ambrosiani per il neosovrintendente francese era sconfinato. Poi sono iniziate le incomprensione nel Cda della Scala tra Lissner e l'establishment ambrosiano, prima sulla scarsa italianità delle opere, poi sulle serpeggianti voci di nomina di Dudamel a direttore, poi sullo strapotere di bibì e bibò (Lissner e Barenboim), uno molto retribuito l'altro molto a Berlino.
Quando si rinnova il Cda (con il pio Ornaghi) le cose sono peggiorano: critiche a pioggia, stipendio di Lissner reso noto ... e il caso Isotta. Il critico innamorato di Muti, del San Carlo di Napoli e dell'Opera di Roma, oltreché del Festival di Martinafranca, attento osservatore di giovani direttori, bei cantanti e di soprani napoletani, si è messo a sparare ridicoli pallettoni su ogni cosa facesse la Scala (rea di avere cacciato Muti nel 2005), anche che Abbado non sarebbe un direttore d'orchestra e via dicendo!
Quanto alla sua presenza in teatro si raccontano vari aneddoti, ai quali stentiamo a credere: schiaffeggiamento in platea ad altri giornalisti, disturbo ai vicini di sedia stranieri, frasi irripetibili alla volta di una direttrice d'orchestra con allusioni alla bacchetta... E, a seguire, articoli, secondo alcuni, irriguardosi (che ricordano quelli memorabili dedicato ai cessi della Scala e a "Pavarotti analfabeta musicale"), come quelli contro Luisi, reo di esse in prima posizione per il Metropolitan. Nonostante tutto questo, ogni volta, secondo la Scala gli venivano recapitati due biglietti in hotel per assistere agli spettacoli.
Alla fine Lissner è sbottato. Ha scritto a de Bortoli che la Scala non avrebbe più dato biglietti gratuiti. Lasciando intendere che avrebbe dovuto essere il primo giornale d'Italia a prendere provvedimenti da anni sulla situazione e non attendere questa decisione. Perché il quotidianone di via Solferino non ha mai presi provvedimenti? Ah saperlo!
Per de Bortoli, un assist: Flebuccio scende con il consueto coraggio in difesa della libertà di critica (o insulto?) munito della solita retorica pseudo volteriana. E richiama i suoi a non farsi accreditare dal cattivo teatro. Poi, a sorpresa, un paio di mesi fa rende nota una notizia nota a tutti già nota: sarà Chailly il prossimo direttore musicale. Secondo alcuni sono stati i consiglieri a spingere alla pubblicazione della notizia per fa capire chi comanda (loro e non Lissner-Pereira).
Intanto le cose precipitano in via Filodrammatici: i sindacati vincono la causa per rifare lo statuto e il ministro Bray - nel suo decreto - avoca a sé il diritto di nomina del sovrintendente. E si arriva al 7 dicembre.
A questo punto il "Corriere" deve comprare i biglietti. La Scala risponde: 2.400 euro, come tutti. Oibò, un po' troppi per un giornale che si avvia allo stato di crisi e agli esuberi. E dunque serpeggia un grave interrogativo: dove si siederà il culo di Isotta? E quello della Manin, corrispettiva della A-spesi? Sarà accomodata nello scomodo loggione proprio adesso che è in pensione? Ma il "Corriere" e "Repubblica" non ha proprio nessun altro da mandare?
Mentre ci si contorce sul problema dei biglietti, Lissner cova un scherzetto dei suoi. Sbarra le porte ai giornalisti alla primina del 4 dicembre, dove erano stati sempre ammessi. Segretamente, però, dà un lasciapassare alla veneranda innamorata Natalia Aspesi di "Repubblica", con lo scopo di far prendere un buco clamoroso al Titanic di via Solferino.
A rompere le uva nel paniere è l'informato giornalista del "Corriere" Pierluigi Panza, che sgama l'arcano di Lissner ed evidentemente passa la sera davanti alle porte della Scala attendendo l'uscita dei ragazzi dalla primina per farsi raccontare lo spettacolo e raccontarlo. Così, a sorpresa, il Corriere schiva il buco con un pezzo memorabile sulla Traviata di Tcherniacov e di Visconti (pubblicato ieri da Dagospia).
Ma altri conti si faranno domani.
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