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“TENIAMO ALTA LA TESTA RASATA”- TROVATO UN QUADERNO DI POESIE SCRITTO DALLE DETENUTE DI AUSCHWITZ NEL 1943 - TENUTO NASCOSTO ALLE GUARDIE NAZISTE, È STATO RESTITUITO AL MUSEO DEL CAMPO DI STERMINIO. I TESTI PARLANO DI “PAURA PARALIZZANTE” E “SCHIZZI DI SANGUE CREMISI”, MA ANCHE DI SFIDA E DI… - ECCO COME E’ STATO RITROVATO IL QUADERNO
Caterina Galloni per blitzquotidiano.it
Il quaderno, composto da 32 pagine, è stato trovato nell’armadio di una sopravvissuta di Auschwitz.
All’interno 17 poesie “di immensa sofferenza e desiderio di libertà”, scritte da alcune detenute e che venivano lette in segreto anche da altri prigionieri.
La maggior parte delle poesie, che parlano di “paura paralizzante” e “schizzi di sangue cremisi”, ma anche di sfida e di “tenere alta la testa rasata”, sembrano siano state scritte nell’autunno del 1943.
Il direttore del Museo di Auschwitz, Piotr Cywinski, ha detto:
“È uno straordinario volume di poesie, testimonia che erano un modo, per chi era prigioniero ad Auschwitz, di combattere l’umiliazione e la disumanizzazione”.
Come è stato ritrovato il quaderno
Il quaderno è stato scoperto dalla famiglia dell’ex prigioniera Bozena Janina Zdunek, detenuta nei campi di concentramento femminili di Auschwitz e Ravensbrück.
Quando era scoppiata la seconda guerra mondiale, si era unita al movimento di resistenza clandestina polacco, ma fu catturata dalla Gestapo e inviata ad Auschwitz il 22 giugno 1943.
Rimase nel campo fino alla fine di agosto 1944, quando fu trasferita a Ravensbrück.
Alla fine di aprile 1945, fu salvata dalla Croce Rossa svedese e portata in Svezia dove è vissuta fino alla sua morte nel 2015.
Non è chiaro come sia entrata in possesso del quaderno, ma l’iscrizione sulla copertina fa ipotizzare che fosse utilizzato per registrare il numero di prigionieri morti.
In seguito alla scoperta il figlio di Zdunek ha deciso di donarlo al Museo di Auschwitz.
Wojciech Plosa, responsabile dell’Archivio del Museo di Auschwitz, ha dichiarato:
“È una testimonianza della grande forza di volontà di vivere e dell’attaccamento alla cultura, caratteristici delle detenute.
“Pur tra le orribili realtà quotidiane del campo di Birkenau, hanno trovato la forza e il tempo per raccogliere i testi di poesie del campo scritte da prigioniere. Istantanee di immensa sofferenza e desiderio di libertà”. (Fonte: Daily Mail)
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