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Estratto dell’articolo di Fabrizio Caccia per roma.corriere.it
«Mi dicono che sui social sia scoppiata una polemica per il fatto che l’Unità ospita articoli di Valerio Fioravanti...». É l’incipit dell’editoriale di domani che ha appena finito di scrivere Piero Sansonetti, il direttore de l’Unità, lo storico quotidiano fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, da pochissimo tornato nelle edicole.
Ma altro che polemica, è scoppiato un putiferio lunedì scorso, 29 maggio, che era anche il giorno del 72° compleanno di Sansonetti. É uscito infatti quest’articolo: «Democrazia VS Guantanamo, uno a zero: il carcere super-duro non ha funzionato», firmato da Valerio Fioravanti. Non un omonimo, ma proprio lui, Giusva il Tenente, il terrorista nero dei Nar, i Nuclei Armati Rivoluzionari, oggi sessantacinquenne e uomo libero grazie ai benefici della legge Gozzini, nonostante le decine di condanne ricevute: in tutto otto ergastoli, 134 anni e 8 mesi di carcere per 95 omicidi di cui è stato giudicato colpevole in via definitiva, tra cui gli 85 morti della stazione di Bologna (2 agosto 1980), la strage che Fioravanti - a differenza degli altri delitti - ha sempre negato di aver compiuto.
Su Twitter si è scatenata la tempesta: «Gramsci dovrebbe scoperchiare la tomba e venirvi a cercare uno per uno», scrive Daniele. E ancora, Gennaro: «Io mi auguro che l’Unità di Sansonetti fallisca domattina». «Ma cosa può mai spingere ad acquistare una gloriosa e simbolica testata per poi farne scempio?», domanda Furio. «Un insulto alla storia della sinistra italiana», twitta Andrea.
«Autore materiale», commenta Mario Luca unendo il tutto, definendo così il terrorista nero che ora scrive sui giornali ma ha lasciato dietro di sè una lunghissima scia di sangue: Roberto Scialabba e Maurizio Arnesano, Enea Codotto e Luigi Maronese, l’appuntato di polizia Francesco Evangelista (detto Serpico) e il giovane Antonio Leandri ucciso per errore. La fidanzata di Antonio, Fiorella Sanfilippo, giusto pochi giorni fa ha esternato a Walter Veltroni sul Corriere della Sera tutta la sua amarezza: «Non hanno mai chiesto scusa».
Perchè in questo coro d’indignazione non ci sono soltanto le voci dei lettori affezionati a l’Unità. «Noi siamo schifati», ha dichiarato al ilfattoquotidiano.it Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime di Bologna. Durissimo anche Federico Sinicato, avvocato dei familiari delle vittime della strage di piazza Fontana a Milano e piazza della Loggia a Brescia: «Tutti i detenuti e i condannati hanno diritto ad avere una progettualità di vita, secondo i principi costituzionali. Tuttavia questo non significa che tutti possano fare tutto. Ci sono anche la dignità e i diritti delle vittime che vanno difese. Offrire spazi mediatici a una persona che si è macchiata del reato di strage non è accettabile».
ARTICOLO DI VALERIO GIUSVA FIORAVANTI SULL UNITA
Ed ecco allora che torniamo al direttore Sansonetti e al suo editoriale: «Prima di tutto vi dico che Fioravanti ha scritto in queste settimane sulla pagina che abbiamo appaltato a “Nessuno Tocchi Caino”. Posso dirvi che sono molto, molto orgoglioso di ospitare sull’Unità il lavoro di “Nessuno Tocchi Caino” così come fino a un paio di mesi fa l’ho ospitato - con molti articoli di Fioravanti - sul Riformista. Poi vi dico che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, se si presenterà l’occasione, chiederò a Fioravanti di scrivere anche sull’Unità. Perché? Per un milione di ragioni. Vi dico le più semplici. Perché Fioravanti è Caino. Perché Fioravanti è una persona. Perché Fioravanti è un essere umano...».
Insomma, Fioravanti - spiega Sansonetti - lunedì scorso ha scritto sulla pagina gestita direttamente dalla storica ong che si occupa da anni dei diritti dei detenuti, guidata da Sergio D’Elia (ex Prima Linea), presso cui Fioravanti lavora come dipendente fin dal 1999, quando ottenne la semilibertà dopo 18 anni di carcere. Eppure lo stesso l’aver trovato un suo articolo sul giornale fondato da Antonio Gramsci, che fu arrestato e incarcerato dal regime fascista nel 1926, ha scosso le coscienze di molti: «Fioravanti ha scontato la sua pena e ha diritto di rifarsi una vita ma mi fa schifo che scriva sull’Unità», il tweet di Melania.
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E infine, a proposito dell’Unità, rivela: «Ero condirettore del giornale, nei primi anni novanta, e il direttore era Walter Veltroni. Beh, fu proprio Walter a decidere di pubblicare un articolo di Valerio Fioravanti e di Francesca Mambro sulla prima pagina». Perciò, conclude Sansonetti: «Possibile che ci siano larghi settori di sinistra che oggi, nel 2023, siano così arretrati, in termini di civiltà, rispetto ai dirigenti del Pci degli anni ottanta e novanta? Possibile che dobbiamo pensare a Ingrao o a Veltroni come “marziani”, come personaggi del futuro remoto?». Ma la polemica, quasi sicuramente, continuerà.
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