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VIA POMA UN MISTERO ITALIANO - DOCUMENTARIO
Tre grandi sospettati, un lungo processo, nessun colpevole. È un rebus che dura da oltre 30 anni quello di via Poma, piccola strada nel quartiere della Vittoria a Roma dove il 7 agosto 1990 fu uccisa la ventenne Simonetta Cesaroni. Il suo corpo massacrato da 29 coltellate fu ritrovato nell’ufficio regionale dell’associazione degli Ostelli della gioventù dove lavorava come segretaria contabile.
[…] ci sono alcuni elementi mai presi in considerazione che potrebbero contribuire a risolvere il caso. Elementi messi in luce nel documentario “Via Poma. Un mistero italiano”, prodotto da Gedi Digital in collaborazione con Rai Documentari in onda stasera in prima serata su Rai 2. Il racconto parte da due testimonianze inedite. La prima è quella di una ex dipendente della stessa associazione per cui lavorava la vittima.
Dalle sue parole emergono alcuni dettagli importanti soprattutto sul ruolo controverso dell’allora presidente regionale degli Ostelli della gioventù, Francesco Caracciolo di Sarno. Proprio di recente su Caracciolo, morto nel 2016, sono affiorati alcuni dubbi sull’alibi. La seconda è invece quella di un residente a due passi da via Poma che proprio nel pomeriggio del delitto fece un incontro dai risvolti inquietanti.
La vicenda è scandita dalle tre grandi “svolte” del caso. Una pochi giorni dopo il delitto, quando il portiere del palazzo, Pietrino Vanacore, viene arrestato. Ma su Vanacore, che si suiciderà in circostanze misteriose, non ci sono prove. Il secondo a essere sospettato è poi Federico Valle, nipote di un celebre architetto che abitava all’ultimo piano del comprensorio. Ma anche il ragazzo viene prosciolto. Passano 20 anni e arriva l’ultimo colpo di scena: l’ex fidanzato della vittima, Raniero Busco, va a processo incastrato dal Dna e da un presunto morso.
Si tratta di un altro buco nell’acqua perché Busco viene assolto.
Nel documentario emerge una dimensione mai esplorata dove si muovono oscuri personaggi che non hanno detto tutto quello che sapevano. O che addirittura hanno sempre mentito. Perché in pochi conoscono il muro di gomma fatto di bugie, mezze verità e depistaggi eretto intorno al palazzo e all’ufficio per impedire di sapere quel che è successo davvero quel pomeriggio di 33 anni fa. Inoltre, è evidente come alcuni errori o dimenticanze abbiano escluso a priori una cerchia di soggetti che il 7 agosto potevano essere presenti in via Poma.
IL PALAZZO DI VIA POMA 2 DOVE E MORTA SIMONETTA CESARONI
L’intera storia, che ha come narratore principale il vicedirettore di Repubblica Carlo Bonini, è stata ricostruita attraverso un ricco materiale d’archivio che mostra quanto il caso abbia catturato l’attenzione dell’opinione pubblica. In tv uno dei primi a occuparsene è stato Corrado Augias in una puntata di “Telefono giallo”, intervistato per questa occasione. Lo stesso vale per Franca Leosini che sul delitto ha condotto una puntata di “Ombre sul giallo”.
Sul caso, riaperto dalla Procura di Roma nel 2022, nel documentario intervengono alcuni dei protagonisti. Molti però mancano all’appello. Alcuni perché sono morti, altri perché non vogliono parlare. Dopo 33 anni, il delitto di via Poma fa ancora paura.
pietro vanacore 1pietro vanacore 2simonetta cesaroni 6simonetta cesaroni 1simonetta cesaroni 4simonetta cesaroni 3il corpo di simonetta cesaroni 2il corpo di simonetta cesaroni 1simonetta cesaroniraniero busco 3il delitto di via pomaraniero busco 2
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