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Marco Mele per âIl Sole 24 Ore'
Una nomina, quella di Luisa Todini alle Poste, che potrebbe destabilizzare il Cda della Rai. Si dà per scontato, o quasi, che il neo-presidente delle Poste dia le dimissioni dal Consiglio di amministrazione della Rai. In teoria, potrebbe anche decidere di mantenere il doppio incarico ma anche a Viale Mazzini quest'ultima ipotesi sembra difficile.
In caso di dimissioni della Todini dal Cda Rai si apre una partita doppia.
à la commissione di Vigilanza a dover nominare il sostituto del consigliere dimissionario, con voto per ciascuno dei suoi quaranta componenti. Senza un accordo politico è difficile che si elegga il nuovo consigliere: il Pd ha sedici componenti, Fi otto (uno è Paolo Bonaiuti, appena uscito dal partito), sei ne ha il M5S, tra cui il presidente Roberto Fico. Gli altri appartengono a tutti gli altri schieramenti.
Un accordo che sarà condizionato anche dagli equilibri interno al Cda Rai, che costituiscono l'altra partita. Luisa Todini era stata nominata in quota Pdl-Forza Italia. Il Cda Rai ha nove membri: la maggioranza di cinque consiglieri è assicurata al centro-destra dal voto di Rodolfo De Laurentiis, nominato in quota Udc e poi in rottura con Pierferdinando Casini.
Se la Todini esce, Antonio Verro, Antonio Pilati e Guglielmo Rositani, anche insieme a De Laurentiis, non hanno più la maggioranza. A completare il Cda, ci sono la presidente Anna Maria Tarantola, quello nominato dal Tesoro, Marco Pinto, e i due consiglieri nominati dal Pd ma designati da alcune associazioni della società civile (Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo).
In caso di parità di voto, quello del presidente vale doppio, secondo lo Statuto della Rai, quindi Anna Maria Tarantola, almeno sino alla nomina del nuovo consigliere, avrà un "peso" ancora superiore a quello attuale. Poi tutto dipenderà dagli accordi politici (tra Pd e Forza Italia, in nome del fair play del passato? Il Movimento 5Stella non ha un solo consigliere) e da come e se saranno ratificati in commissione di Vigilanza. L'attuale vertice, direttore generale compreso, scadrà nel luglio 2015. Senza una nuova legge, si dovrà procedere con la Gasparri o prorogare l'attuale vertice sino al rinnovo della concessione Rai del 2016.
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