DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Giuseppe Marino per il Giornale
Comunque vada a finire l' avventura gialloverde, è nata una star. A Danilo Toninelli sono bastati cento giorni di governo per balzare a colpi di gaffe in testa alla classifica dei politici più amati dai comici. Gene Gnocchi gli ha dedicato una rubrica fissa: «Le grandi idee di Toninelli». Su Twitter Luca Bizzarri, commentando i suoi pasticci sul caso del ponte Morandi, confessa: «Io comincio a volergli bene».
Ma l' incoronazione arriva dall' imitatore dei politici per eccellenza: Maurizio Crozza ne vestirà i panni nella prossima stagione del suo Fratelli di Crozza, e c' è da scommettere che sarà il suo personaggio di punta, visto che lo ha scelto per lo spot che annuncia il ritorno in tv.Stai a vedere che Beppe Grillo ha trovato il suo vero erede.
Difficile che scalzi Di Maio, Dibba o Fico ai vertici del Movimento. Ma in teatro nessun altro potrebbe sostituire il guru del Movimento meglio di lui. In tutte le interviste i comici dicono che far ridere è più difficile che commuovere.
Non per Toninelli, cui è bastata una scena di comicità muta per frantumare decenni di satira politica: la sua foto con lo sguardo di sbieco diffusa come prova «della massima concentrazione» applicata al tavolo del contratto di governo è subito diventata una pietra miliare, un classico che ha saputo mescolare la fissità del teatro Kabuki all' espressività di Ridolini.
Quella foto lo ha immediatamente consacrato come della risata sui social network. E nei giorni successivi ha saputo essere all' altezza. Come quando, da ministro responsabile della Guardia costiera, ha scambiato il rimorchiatore Vos Thalassa per un incrociatore. E giù facili ironie su Twitter, da «Quanti migranti ci stanno sulla corazzata Potemking?» a «occhio ai sommergibili pedalò».
Perfino la crisi della nave Diciotti è diventata palcoscenico per una delle sue gag più riuscite: mentre il mondo puntava gli occhi sul porto di Catania, lui postava una foto dalla spiaggia.
Del resto neanche la gravità della tragedia del ponte Morandi ne ha fermato la verve.
Chiamato in Parlamento a spiegare cosa faceva il suo ministero per avviare la ricostruzione ha inforcato la sua aria concentrata per sparare un missile di sicuro effetto, denunciando le «pressioni interne ed esterne» subite per non rivelare le carte secretate sulle concessioni autostradale. Un modo per dire che lui di quelle pressioni aveva riso sprezzante e le aveva pubblicate.
Uno scivolone, perché a quel punto perfino Marco Travaglio gli aveva chiesto come mai non avesse tirato fuori le prove delle pressioni e non le avesse denunciate. Il giorno dopo, il capolavoro: Toninelli tira fuori le lettere ricevute dall' associazione dei concessionari autostradali in cui si spiegavano le conseguenze legali di pubblicare quelle carte.Tutto perfetto, a parte la data: gennaio scorso, quando Toninelli non era ancora ministro.Applausi, sipario.
Non resterebbe che riderci su se avesse avuto ragione il suo vice, il leghista Armando Siri, quando in tv giurava che «Toninelli non è ministro». Invece è ministro davvero. E le gaffe sono solo un' arma di distrazione di massa rispetto ai guai che sta combinando: la melina sulla Tav, le contraddizioni sul Tap, i membri della commissione sul ponte che ha nominato, indagati o in conflitto di interesse, la ricostruzione del ponte subordinata alla battaglia contro Autostrade.
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Una risata ci seppellirà.
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