DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Giampaolo Cadalanu per "la Repubblica"
Sembrava l´archiviazione della censura e dei controlli di Stato, finalmente: l´avvento della tecnologia digitale, vent´anni fa, era stata una buona notizia, capace di suscitare speranze. L´era dei samiszdat, i libri "scomodi" dei dissidenti russi, copiati con la carta carbone e fatti circolare clandestinamente, sembrava tramontata del tutto, grazie alla diffusione delle comunicazioni in Rete.
Adesso, però, lo schermo del computer e i tasti del telefonino "intelligente" possono diventare traditori infaticabili delle nostre idee, dei nostri gusti, dei nostri peccati. E l´Italia è in prima fila a lavorare su questa trasformazione, grazie a una schiera di aziende impegnate a spiarci dall´ombra, a tempo pieno, senza più nessuno spazio dove nascondere le parti della nostra vita che vorremmo tenere per noi.
à un panorama catastrofista quello che si delinea dai nuovi documenti ottenuti da Wikileaks e forniti in esclusiva all´Espresso in edicola oggi, oltre che al Washington Post. Gli "Spy Files", in sostanza documentazione riservata dei nuovi disinvolti mercanti di telematica, sono la descrizione di una giungla, dove le regole sono aggirate e ignorate, e dove gli strumenti più sofisticati sono a disposizione dei più forti. Con le 130 aziende di 25 paesi segnalate da Wikileaks, il quadro è già preoccupante. Ma le violazioni della privacy, le intercettazioni di telefoni e posta elettronica, i pedinamenti con satellite e i depistaggi via Web aumenteranno ancora. Già oggi, scrive l´Espresso, sono un affare da cinque miliardi di dollari l´anno.
Il nodo di tutto è l´uso di Internet: se l´accesso a una rete di telefonia tradizionale terrestre è ancora in teoria riservato agli Stati (a meno di malafede, come ha dimostrato lo scandalo Telecom), la possibilità di controlli capillari segreti di movimenti e comunicazioni in transito sul web è ora disponibile pronta cassa, per chi dispone di capitali adeguati. E per chi ne può far uso, è una miniera: ogni minuto sono 168 milioni di e-mail, 370 telefonate via Skype, 694 mila ricerche su Google, 1500 nuovi post dei blog, 600 video caricati su Youtube.
Nei dossier diffusi da Wikileaks c´è per esempio il software di tipo trojan dell´azienda italiana Hacking Team, una vera bomba cibernetica capace di penetrare le difese dei computer e dei telefoni cellulari e obbligarli ad obbedire allo spione, intercettando ogni dato, filmando o fotografando l´utilizzatore, trasformandosi persino in microspia che ascolta le conversazioni nelle vicinanze. Un programma simile era in mano al faccendiere Luigi Bisignani, che lo usava, sostiene la Procura di Napoli, per ottenere informazioni preziose a piacimento.
Nei documenti ci sono anche altre aziende: la Area di Varese e i suoi collegamenti con il regime repressivo di Bashar al-Assad in Siria, il Resi Group di Aprilia e il suo sistema di intercettazioni, la modenese Expert System, con il suo programma di "intelligence semantica" che può esaminare quantità enormi di informazioni. Oltre naturalmente a imprese straniere come la Vastech sudafricana, che garantisce ai clienti di poter controllare tutte le comunicazioni del Paese, quali che ne siano le tecnologie. O la spagnola Agnitio che vanta la capacità di controllare da lontano i telefoni cellulari.
Per Julian Assange, è la realizzazione di un incubo adatto per Hollywood: «I sistemi di sorveglianza di massa, costruiti dalle aziende occidentali per le agenzie di intelligence, adesso sono una realtà », ha detto da Londra il fondatore di Wikileaks in una conferenza stampa. Insomma, il ritorno ai foglietti di carta, come i pizzini del boss mafioso Provenzano, non è più un segno di paranoia.
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