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SANREMO DIVENTA UN TALENT SHOW? LA SALA STAMPA RIBOLLE, SI SENTE DEFRAUDATA DEL POTERE DECISIONALE…
Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”
Siccome il Giubileo è stato annunciato dal Papa il 13 marzo (9 mesi fa), le opere pubbliche a Roma sono appena partite: se Dio vuole saranno finite fra un annetto, in tempo per la chiusura della Porta Santa. Esattamente come per Expo, dove molti padiglioni sono stati smontati prim’ancora di essere costruiti. Così i pellegrini, oltre a sottoporsi a lunghe file per i controlli antiterrorismo, devono pure fare la gimkana fra i cantieri.
incendio a via valderoa a fiumicino
Ma le code, che all’ufficio postale e in autostrada sono indice di inefficienza, nei grandi eventi diventano motivo di orgoglio nazionale. Dev’essere per questo che da qualche giorno, all’aeroporto di Fiumicino, i passeggeri sono costretti a vagare incolonnati per chilometri a caccia di un taxi, visto che la banchina degli arrivi è un cantiere a cielo aperto.
Se Giuseppe Sala viene premiato per le code di Expo con la candidatura a sindaco di Milano, i geni aeroportuali che hanno scoperto il Giubileo a dicembre correranno al prossimo Soglio pontificio. Si vocifera di un accordo Vaticano-Fiumicino per complicare la vita ai pellegrini come forma estrema di penitenza. La convenzione coinvolge pure Alitalia, che in fatto di mortificazioni ai passeggeri non è seconda a nessuno: prevede l’intensificazione dei decolli e atterraggi in ritardo, cioè l’ordinaria amministrazione.
La pena accessoria per limare vieppiù i nervi ai peccatori sono le formule dettate all’altoparlante da gentili voci femminili. La più classica è il “ritardato arrivo dell’aeromobile” ( versione in sanscrito: “attesa dell’aereo programmato”), con l’aria di dire: se è arrivato tardi è ovvio che riparta tardi, ci puoi arrivare anche tu, somaro che non sei altro, è colpa del destino cinico e baro. Casomai qualcuno avesse visto l’aereo pronto in pista in tempi non sospetti, scatta la variante “causa problemi operativi”: si porta su tutto perché è così vaga da non ammettere repliche.
Se un curioso domanda “problemi operativi quali?”, si passa alla formula 3: “Ritardo dell’equipaggio in transito da un altro volo”. Tiè, ciapa lì. Può capitare, però, che anche l’equipaggio sia lì da ore con le ragnatele, allora il prontuario Alitalia contempla altre supercazzole a presa rapida.
L’“intenso traffico oggi nei cieli” lascia senza parole, anche se – ragionandoci un po’ su – è improbabile che migliaia di aerei di linea, cacciabombardieri e droni telecomandati si siano aggiunti di botto a quelli previsti, decollando spontaneamente all’insaputa della torre di controllo. L’insaputismo contraddistingue anche certi atterraggi, che colgono di sorpresa il personale aeroportuale.
Allora si resta barricati nella carlinga come ostaggi in un dirottamento: non arriva il bus, o la scaletta, o l' elevatore di disabili, o - testuale - "siamo a 5 metri dal finger ma nessuno è in grado di accendere il segnale per il parcheggio automatico". Stessa sensazione se si scopre il ritardo del decollo quando si è già tutti a bordo.
Lì lo scusario Alitalia prevede un' ampia gamma di alibi: dai banali "stiamo controllando/ attendendo un bagaglio", "siamo in attesa dell' imbarcazione di alcuni bagagli" (una nave?) o di "alcuni transiti in ritardo", al meno intelligibile "stiamo verificando il pieno di carico", al più articolato "non c' è corrispondenza fra un bagaglio imbarcato e un passeggero", all' incontrollabile "siamo in attesa della documentazione ufficiale per lasciare l' area di parcheggio", su su fino alle citazioni dei Blues Brothers: la pioggia, la neve, il ghiaccio, il vento, la nebbia, dal che si deduce che in tutto il mondo oltre Greenwich non si vola mai.
Gettonatissime le frasi -scaricabarile: dall' elementare "Non siamo stati ancora autorizzati a muoverci" (e vabbè, allora mica è colpa tua) alla più elaborata "L' autorizzazione a iniziare le operazioni ci è stata data, ma poi è stata revocata e rinviata di 30 minuti, causa l' intenso traffico in aeroporto e le raffiche di vento" (e le cavallette e le altre piaghe d' Egitto no?).
Ma il colpo di genio è l' annuncio talmente agghiacciante da rendere qualunque attesa financo auspicabile per il bene di tutti. "Ancora qualche minuto perché alla chiusura delle porte ci è stato segnalato un problema di apertura" (per carità, fate con calma, basta che poi la porta resti chiusa). "Si è spento il segnalatore luminoso delle uscite di emergenza e, senza quello, non si può partire: in 30 anni non mi è mai successo" (sapessi a me, comunque fai con comodo, anzi ora guardo nel bagaglio se mi son portato un segnalatore luminoso di riserva). "Abbiamo avuto una perdita idraulica e mancano delle viti sulla fusoliera" (un cerotto in borsa ce l' ho, ma non è meglio cambiare aeromobile?).
"Giornata sfortunata, si è rotto l' impianto elettrico. Purtroppo è andata via la corrente e ci è necessaria per la messa in moto" (ma va? credevo si accendesse con la pietra focaia o sfregando i legnetti). L' effetto è di placare le proteste e far digerire anche una notte all' addiaccio in pieno inverno. Càpita poi che il velivolo si metta in moto sulla pista a passo d' uomo, zittendo i mugugni con la sensazione del decollo imminente. "Sulla pista siamo i quinti a partire" (e che è, una gara?).
In realtà l' aereo può andare a zonzo per ore, dando l' impressione di voler giungere a destinazione via terra, imboccando l' autostrada come nel film di Mel Brooks. In caso di ammutinamento, il comandante lancia la promessa -minaccia: "Contiamo di recuperare il ritardo durante il volo".
Seguono tornei di rosari e processioni in cabina per implorare il pilota: "Per carità, già è un miracolo se voliamo: si prenda tutto il tempo che occorre, anche se atterriamo dopodomani fa niente. Anzi, dovesse servire, lei fa un fischio e io pedalo. Sono pellegrino, mica kamikaze. E l' indulgenza plenaria me la sono già guadagnata".
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