DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Da “la Repubblica”
Caro Merlo, la Treccani ha scelto “rispetto” come parola dell’anno, ed è stato facile fare ironia. Ma non crede che la Treccani si sia fatta prendere la mano dalla più facile e vaga retorica? Ho insegnato per 40 anni e posso garantirle che anche il più impertinente, insolente, sprezzante e irrispettoso monello approverebbe la pedagogia del rispetto.
Laura Magnano — Cecina (Livorno)
Risposta di Francesco Merlo
Una volta la rispettabilità della gente di rispetto evocava la coppola e la lupara. Oggi invece la parola rispetto suona già come una predica e come un rimprovero. “La civiltà del rispetto” è infatti solo un altro modo di invocare il “politicamente corretto” che ormai infiamma gli animi, al punto che la mancanza di rispetto diventa, anche in molti libri di successo, più virtuosa del rispetto. Trump ha vinto perché ha smascherato il rispetto e la presidenza degli Stati Uniti è stata consegnata al naufragio del rispetto.
La «frociaggine» è stata lo sdoganamento papale della mancanza di rispetto. Le maniere spicce e l’amabile cazzotto premiano al cinema l’irrispettoso perbene. Al mercato non si strologa di rispetto. Il tifo allo stadio è il contrario del rispetto. Il linguaggio del rispetto trasforma i ciechi e i sordi in non vedenti e non udenti. Gli eccessi del rispetto hanno spezzato l’equilibrio tra le tre punte del berretto a sonagli: la corda seria, la corda civile e la corda pazza. Troppa corda civile ha risvegliato la corda pazza. Immagino che i professori della Treccani ci abbiano pensato: più predichi il rispetto e più alimenti il demone del politicamente scorretto.
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