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F.Fia per "Il Corriere della Sera-Roma"
Nella migliore delle ipotesi, un millantatore. Capace di coinvolgere, per fini ancora da accertare, nomi di primissimo piano del mondo del cinema in un progetto completamente inventato. Da Jeremy Irons a Tony Servillo.
Una storia talmente appassionante che Nicoletta Ercole, nota costumista e già collaboratrice del premio Oscar Milena Canonero, ha voluto raccontare anche ai magistrati di piazzale Clodio, quando ha scoperto che si trattava solo di una messa in scena scritta e diretta da uno sconosciuto 48enne de L'Aquila.
Gino Falcone, come si legge nella denuncia, ad inizio agosto si presenta come Luigi Dompè, «il fratello di Sergio», presidente di una azienda farmaceutica, a due agenti cinematografici perché intenzionato a produrre e girare un film scritto da lui stesso. Titolo: «Non si può fermare il vento con le mani».
Gli agenti poi contattano Nicoletta Ercole, con la quale parlano del progetto. Nel cast ci sarebbero dovuti essere anche Vittorio Storaro per le luci, Giovanni Allevi per la colonna sonora e Virginia Vianello per la scenografia. Tutto sembra procedere. «Il 27 agosto - si legge nell'esposto - ho conosciuto Dompè, con il quale abbiamo proceduto alla lettura del copione assieme al resto della troupe, circa venti persone». Poi cominciano le sorprese.
«Il 29 agosto Dompè mi comunica che Servillo non avrebbe fatto più parte del cast ma mi chiede di far riservare una suite per Irons presso un lussuoso albergo romano. Il regista mi chiede anche di metterlo in contatto con l'attrice Valentina Cervi, mia amica, per un ruolo nel film».
Ma il 4 settembre la Ercole viene contattata da un fornitore. L'uomo ha scoperto che i dati della Dompè production e quelli dell'Iva sono inesistenti. Anche Irons scompare dal cast. «Mi informo - continua nella denuncia - e vengo a scoprire che l'attore inglese non era stato contattato per alcun film». A capire le reali intenzioni del millantatore sarà ora la Procura.
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