SCOOP? NO, SOFFIETTI E MARCHETTE - UNO STUDIO DIMOSTRA CHE TUTTE LE NOTIZIE SU FUSIONI E ACQUISIZIONI DI SOCIETÀ SONO PILOTATI DA BANCHE E AZIENDE

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Dagotraduzione dell'articolo di John McDuling per "Quartz"
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Lo scoop sulla fusione tra due società ha rappresentato per decenni l'obiettivo del giornalismo finanziario. Carriere e addirittura modelli di business (ad esempio MergerMarket) sono stati costruiti intorno all'obiettivo di essere il primo a riferire che la società Y sta comprando la società Z. Ma c'è un punto di vista alternativo che considera questo tipo di scoop semplicemente il risultato di fughe di notizie sapientemente calibrate per guadagnare alla conclusione di un affare.

Un nuovo studio della Cass Business School della City University di Londra, Mergermarket e della società di software IntraLinks sostiene che la maggior parte delle notizie di M&A vengono fatte trapelare intenzionalmente, invece che scoperte per ingenuità o rivelate per caso. E IntraLinks fornisce uno strumento potente in questo contesto: l'azienda infatti vende "data room virtuali" che sono progettati per consentire la condivisione sicura di informazioni riservate tra acquirenti e venditori nel corso di un processo di vendita.

In 142 operazioni che coinvolgevano fusioni tra società quotate in Borsa tra il 2008 e il 2012, non vi era alcuna prova di rivelazioni all'esterno, che si sarebbero tradotti in anomali movimenti dei prezzi delle azioni, prima dell'inizio del processo di due diligence (quando ad un potenziale acquirente viene data la possibilità di guardare i libri di un'azienda preda).

Ci sono un sacco di potenziali pericoli in questa fase: le aziende stanno parlando tra loro , alcune e-mail possono essere indirizzate male, i documenti possono andare persi. Ma nessuno riferisce nulla all'esterno perchè, secondo lo studio, non è nell'interesse di nessuno divulgare eventuali informazioni che potrebbero far naufragare l'accordo in questa fase.

Dopo la fase di due diligence c'è solo un limitato rischio di rivelazioni, che però iniziano a proliferare a partire da 40 giorni dopo. Il report spiega questo atteggiamento con il fatto che di solito in quel momento le negoziazioni si bloccano su qualche punto critico. Una fuga di notizie al momento giusto può servire a una delle due parti per prendere il sopravvento, per esempio facendo vedere che un asset è molto ambito quando in realtà non lo è. "Le fughe di notizie sembrano essere molto più probabile quando una delle due parti non è molto soddisfatta di come stanno procedendo i negoziati e quindi tenta in questo modo di orientare l'accordo nella direzione preferita" dice il rapporto.

Questa dinamica potrebbe essere stata utilizzata recentemente nella vendita poi cancellata di Blackberry. Quando la scadenza dell'asta cominciava ad avvicinarsi e il processo di vendita languiva, alcune notizie di stampa poco convincenti parlarono di un interesse per Blackberry prima di Lenovo e poi di Facebook.

Il famoso blogger della Reuters Felix Salmon aveva già parlato della "scomparsa dello scoop sui deal", ma per i trader in particolare anche un anticipo di un minuto o di pochi secondi su un deal può giustificare la sottoscrizione di costosi abbonamenti a servizi di news. Non importa nemmeno se le notizie pubblicate sono vere o false. Fino a quando queste notizie muoveranno il mercato, chiunque le avrà per primo sarà il vincitore. Ecco perchè i grandi media trattano le notizie su fusioni e acquisizion con grande reverenza, anche se questi "scoop" importano molto poco al grande pubblico.

 

 

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