RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Nina Burleigh per “Newsweek”
In un bistrot di San Francisco, un anno fa, due persone della comunità tech misero a punto la loro start up. Come tutti i ventottenni della Silicon Valley avevano smartphone e sogni. Lavorarono intensamente all’idea, capendone il potenziale. Poteva essere il nuovo “Pinterest”. Aziende e utenti l’avrebbero amata. Misero a punto il piano d’azione, creando attesa e interesse fra investitori.
Trovarono il primo finanziatore, una donna che diede una piccola somma che permise ai due sviluppatori di lasciare il lavoro e dedicarsi al progetto. Si appoggiarono in un angolo, negli uffici di un’altra start up, e misero su uno staff per lo più non pagato. I programmatori testarono l’algoritmo. Alla fine si trovarono 50 investitori, 1.500 potenziali clienti.
Lo scorso mese hanno finalmente lanciato la start up, incassando un investimento di 400.000 dollari, misera somma rispetto ai 525.000 dollari che si aspettavano. Cosa mancava al loro progetto? Non avevano il fallo. Lauren Mosenthal e Eileen Carey sono due sviluppatrici donne e il pene è una condizione necessaria per avere successo alla Silicon Valley. Da qui non è mai uscita la versione femminile di Gates o Zuckerberg. Ci sono imprenditrici di successo, ma in numero minuscolo.
Basta digitare su Google le parole “Silicon Valley” e “frat boy culture” che escono articoli, blog, lettere, tweet di sessismo e misoginia, storie di assunzioni e licenziamenti in base al sesso, cause per molestie sessuali e accuse di un sistema finanziario che ricompensa uomini e donne in maniera diversa.
C’è il giovane dirigente di una azienda che vale 250 milioni di dollari che in una conferenza parla di “colloqui gang-bang” e di come iniziò, mandando ad inafferrabili amministratori delegati foto in bikini prese da calendari di ragazze liceali. C’è il video di Gurbaksh Chahal, scapolo d’oro della Bay Area, che picchia per mezz’ora la sua fidanzata (non è finito in prigione e se l’è cavata con 25 ore al servizio della comunità).
La Silicon Valley è il posto in cui la storia di violenza dei capi non ha ripercussioni ma le impiegate vengono licenziate se twittano i giochi sessisti che origliano in ufficio. E’ il luogo dove, alle conferenze, le donne sono puntualmente molestate tanto che c’è stato bisogno di stabilire delle regole di rigore. E’ il posto in cui un investitore ha detto a Kathryn Tucker, creatrice della app “RedRover”: «Non mi piace il modo in cui le donne pensano. Non padroneggiano un pensiero lineare».
Tre grandi cause per molestie sessuali sono partite nel 2014: contro “Tinder”, “Kleiner Perkins Caufield & Byers” e “CMEA Capital”. I dirigenti chiamavano le assistenti con nomignoli sessuali, si riferivano spesso al porno e al pelo pubico. Dalle cene con i clienti si escludevano le donne perché “smorzavano le vibrazioni”. La Silicon Valley rievoca la cultura anni ‘80 e ‘90 ritratta in “Wolf of Wall Street”.
Non è vero che sono poche le donne a laurearsi nel settore. Sono molte, ma sono i colleghi maschi a fare carriera. Poche vanno al vertice e quindi mancano gli esempi, mancano le “guide” per le più giovani. Le donne sotto i 30 anni sono più soggette a molestie sessuali, quelle che restano in gioco oltre i 30 anni però, data l’età, hanno meno possibilità di fare carriera. L’anno scorso un gruppo di donne ha scritto una lettera aperta al settore del tech, lamentando continue mail a sfondo sessuale e l’esclusione professionale.
Carey e Mosenthal conoscono bene i problemi delle donne del tech e per questo hanno creato la app “Glassbreakers”, piattaforma per le aziende che vogliono assumere e promuovere le donne. Funziona quasi come una app di “dating”: si scelgono le persone per le caratteristiche professionali, il curriculum, gli obiettivi. Insomma una forza lavoro tutta al femminile.
lauren mosenthal e eileen carey
Il problema non è solo di sessismo, ma anche di atteggiamento. Le donne non fanno le spavalde come gli uomini, non ostentano e glorificano i loro risultati e hanno difficoltà a chiedere soldi. A confermarlo è Vivek Wadhwa, che alla Silicon Valley insegna alle colleghe a non sottovalutarsi.
brogrammer il maschio della silicon valley
I vertici sono maschili, come venti anni fa. E la nuova generazione di “millennials” non ha cambiato il sistema. Alcuni dei nuovi miliardari sono Peter Thiel (che finanziò Zuckerberg) e David Sacks, due ex studenti a Stanford, noti per aver scritto articoli anti-femministi e anti-gay sul giornale di scuola. La mancanza di donne ai vertici comporta che gli uomini ai vertici non abbiano mai confronto con l’altro sesso. L’interazione si limita alle loro mogli, fidanzate, e assistenti. Mai a pari livello professionale, mai un’altra visione sui progetti e sugli investimenti.
Secondo lo studio della fondazione Kauffman, quasi l’80% di imprenditrici donne non parte da investimenti esterni ma da risparmi propri. Il sesso è una barriera e sono tante le storie che lo dimostrano. Basta raccontare quella di Heidi Roizen che per festeggiare la chiusura di un accordo, potenzialmente da milioni di dollari, accettò di andare a cena con il vicepresidente, pensando di parlare d’affari. A metà serata lui disse di averle portato un regalo. Le chiese di allungare la mano sotto al tavolo per riceverlo e, quando lei ingenuamente lo fece, si ritrovò la mano nei suoi pantaloni, prontamente tirati giù.
brogrammer il maschio della silicon valley
La Wadhwa spiega: «Le donne non capiscono perché ricevono subito risposte, telefonate e piccoli fondi dagli uomini. Lo scoprono dopo. Sono disgustosi pervertiti». Per evitare la stessa fine, Carey si è tinta i capelli biondi di castano e si veste sobria. Incontra solo investitori che hanno ottenuto buone referenze da altre donne.
brogrammer il maschio della silicon valley
conferenza tech a san francisco
Gli uomini giovani, bianchi e appartenenti alla classe medio-alta, hanno creato o alimentato una tecnologia che riflette i loro desideri e la loro cultura. Le donne che si lamentano per i videogiochi sessisti ricevono minacce di morte da utenti cresciuti pensando che sia loro diritto salvare o molestare fanciulle nude sullo schermo. E l’anonimato di internet li aiuta. I prodotti creati sono per un unico genere. “Apple” per esempio ha creato “Siri” (che in norvegese significa “bella donna che ti porta alla vittoria”), un software che si comporta come una assistente personale e trova prostitute e Viagra. Se vuoi notizie su dove praticare un aborto, non ce ne sono.
Ultimi Dagoreport
FLASH! - LA GIORNALISTA E CONDUTTRICE DI CANALE5 SIMONA BRANCHETTI, STIMATA PROFESSIONALMENTE DA…
DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
FLASH! - AVVISATE CASTAGNA, GIORGETTI, FAZZOLARI, MILLERI E CALTAGIRONE: UNICREDIT PASSA ALL'AZIONE …
DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E…
DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO,…