L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
Franco Giubilei per “la Stampa”
Vasco Rossi e Bologna, un rapporto così profondo che il sindaco Merola gli ha conferito il Nettuno d' Oro, il premio più prestigioso della città.
E il rocker di Zocca, che proprio sotto Palazzo d' Accursio fece il suo primo concerto nel maggio del '79 - «C' era più gente sul palco che sotto» -, ha ringraziato col cuore: «Questa città ha nutrito la mia anima fin da quando ci venni a studiare, a 16 anni, all' istituto per ragionieri Tanari, una scuola che stranamente ha tirato fuori la mia parte artistica».
Le esperienze di teatro con gli amici, le prime canzoni «per divertimento, perché mai avrei pensato di fare il cantante», e poi la prima band in una cantina procurata da Bibi Ballandi, fino a quel concerto di 41 anni fa in piazza Maggiore: «Mi aspettavo che i fricchettoni mi avrebbero tirato qualcosa, invece si fecero i cavoli loro».
Da allora il legame con Bologna non si è mai interrotto, perché qui Vasco ha preso casa e aperto la sala di registrazione, e sempre qui, quando viveva al Meloncello e tirava tardi nella sua vita spericolata e mai rinnegata, sono nati grandi classici come Ogni volta e Siamo solo noi.
Qualche settimana fa è tornato di notte in una piazza Maggiore deserta per girare il video del nuovo pezzo: «C' è un uomo che canta la sua canzone d' amore buttata via, vediamo se stavolta sarà buttata o no, io sono fiducioso che sia un titolo ironico».
Parole che portano alla riflessione su questi tempi funestati dalla pandemia: «All' inizio il Covid mi ha messo molto in crisi - dice Vasco -, poi mi sono abituato alla chiusura, ho apprezzato la mia casa e voglio sperare di imparare qualcosa da questa catastrofe planetaria».
Abituato fino a un certo punto: «Mi mancano moltissimo i concerti, non ha senso per me vivere senza, anche se mi sono adattato a leggere e scrivere e cerco di stare un po' spento. Solo sul palco sono tranquillo, poi nella vita di tutti i giorni torno a essere confuso. Tengo duro, non è che sto bene, tutti dobbiamo tener duro».
Infine ricorda che il primo gennaio, «non ci sarà che stare alla tv a vedere il programma di Roberto Bolle, a cui ho dato una canzone. Quando abbiamo registrato, era talmente bello che mi veniva da toccarlo».
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