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Marco Giusti per Dagospia
Brutti e cattivi di Cosimo Gomez
marco d amore brutti e cattivi
Venezia. Ci siamo. Qualcosa nel nostro cinema si muove, anche se non piacerà certo ai critici dei giornaloni. Sulla scia di Jeeg Robot e di Smetto quando voglio, magari mischiata con un pizzico di dark comedy alla Alex De La Iglesia, arriva Brutti e cattivi, fantastica opera prima di Cosimo Golez, già scenografo, presentata a Orizzonti e pronta per un pubblico giovanile stanco del politicamente corretto e disposta a qualsiasi eccesso e stravaganza.
Per eccessi e stravaganze, diciamo che Brutti e cattivi, si fa notare parecchio. A cominciare dalla galleria di personaggi che nella prima parte del film dominano la scena. Un protagonista senza gambe mendicante e malavitoso, il Papero, Claudio Santamaria, la sua donna, nata senza braccia, bionda e pericolosa, Ballerina, Sara Serraiocco, il suo braccio destro fattone, rasta e rincojonito, il Merda, Marco D’Amore, un minuscolo rappettaro di quartiere fissato col “mulinello” (non ve lo spiego), Plissé, Simoncino Martucci. Mettiamoci anche un prete nero canterino, Don Charles, Narcisse Mame, una mignotta nigeriana di buon cuore, Perla, Aline Belibi, un poliziotto con l’occhio sguercio, Giorgio Colangeli.
Mentre i bravi ragazzi che vogliono fare cinema si buttano sul realismo dardenniano da festival attaccati alla nuca delle giovani attrici pronte al martirio, i ragazzi cattivi che vogliono fare cinema si scatenano nelle storie di malavita, sesso, droga e di freak. Il Papero vuole fare un colpo, assieme al fido Merda e al piccolo Plissé. La sua donna, Ballerina, che lavora per i servizi segreti come intercettatrice, sa dell’arrivo di quattro milioni della mafia cinese in una banca romana.
Il colpo si farà. Ma le cose, lo capiamo subito, non andranno proprio come dovrebbero andare. I milioni sono troppi, i rapinatori non sono affidabili, Ballerina è una dark lady coi fiocchi e la mafia cinese è cattivissima. Per 50 minuti il film vola perfettamente. Poi ci sono un bel po’ di colpi di scena che piaceranno magari al pubblico, ai critici un po’ meno. Ma va bene lo stesso. Perché il film è divertente, gli attori, a cominciare da Santamaria, con folle riporto, e D’Amore rasta alla Serraiocco e a Simoncino, vero rapper romano, favolosi.
C’è pure Adamo Dionisi, lo zingaro attivo di Suburra come sbirro. Le zone degradate di Roma diventano un set, ci sono pure le Vele di Calatrava e trionfano i cassonetti sotto i cavalcavia romani che fatto tanto Raggi-mood. Tra i cinesi brilla Xu Guo Quiang, il Nicola di Gioia cinese da anni a Roma. Producono Fabrizio Mosca e Luca Barbareschi. Dei tanti cassonetto movie veneziani forse il più coerente. In sala dal 19 ottobre.
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