DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Marco Giusti per Dagospia
“Vivere è un miracolo”. Eccolo il nuovo film di Pietro Castellitto, la grande speranza della nuova, anzi nuovissima commedia all’italiana, scritta, diretta, interpretata da trentenni per trentenni. Maschi, ovvio, come quella storica. Cattiva, pippata, ironica, senza pietà verso la famiglia borghese italiana pardon romana, i genitori intelligenti di Prati, le cameriere filippine alla Asuncion che tornano chissà perché a Manila (“dov’è Marycell?”), che fanno tanto post-Vanzina, i ragazzi troppo bravi per la scuola (“I voti sono la droga che ci danno per non farci costruire un’opinione personale”), le feste esclusive (“da questo momento nun entra più nessuno, manco la fregna!”).
Per un’ora, diciamo, “Enea”, coltissima opera seconda di Pietro Castellitto, prodotta da Vision/The Apartment di Lorenzo Mieli/Frenesy di Luca Guadagnino, giustamente in concorso e l’unico film italiano non adulto, sembra avverare un sogno. Costruire un’altra commedia all’italiana, o se volete romana o romanordcentrica, che superi, a destra a sinistra è lo stesso, la massa ormai inutile di commedie viste e riviste che i nostri ragazzi non vogliono più vedere. Qualcosa, come dicevo, pensato direttamente dai trentenni per i trentenni. Nessuna perdita di tempo, nessun sentimentalismo. Si va al sodo.
Dialoghi perfetti, personaggi nuovi e irriverenti. L’Enea di Pietro Castellitto, padrone di un sushi bar con cuoco che si “incula” (cito il film!) i salmoni, è ricco, affascinante, intelligente, fa la corte con successo a Benedetta Porcaroli, ha un fratello minore sedicenne che non riesce a crescere, due genitori, Sergio Castellitto e Chiara Noschese, che hanno dei rancori e delle sofferenze, un migliore amico pilota, il Marco di Giorgio Quarzo Guarascio, un cantante, autentica rivelazione del film, che lo ama, è in fissa con “Spiagge” di Renato Zero che rielabora a modo suo col permesso dell’autore (“Spiagge - Immense ed assolate - Spiagge già pippate - Amate e poi perdute - In questa azzurrità - Fra le conchiglie e il sale - Quanta la gente che - Ci ha già lasciato il culo”), e accetta di spacciare con lui 30 chili di cocaina per un re delle droga romano, di core e di gran classe, un Adamo Dionisi da Oscar speciale “Mario Brega” (è il secondo che gli dedico) che si prolunga in un monologo da urlo.
Mettiamoci anche uno scrittore-giudice sottoscorta e sovrappeso, l’Oreste Dicembre di Giorgio Montanarini, il buttafuori con due occhi diversi di Matteo Branciamore, un cameriere filippino killer di vecchie contesse dell’Olgiata. Per un’ora, ripeto, pensiamo di aver trovato finalmente la nuova commedia all’italiana post-risiana ma anche post- vanziniana di questa prima metà del secolo. Pur se privo di personaggi femminili interessanti. Poi il noir macchia un po’ tutto di tinte forti che fanno scivolare il racconto di Castellitto 2° un po’ nella banalità televisiva – oddio! - proprio quando aveva il film in mano per poter salire sulle più alte vette.
Eppure il primo a non mostrare un vero interesse per le sparatorie e le trame gialle sembra proprio il regista, più adatto ai dialoghi a tavola della famiglia borghese, tutti strepitosi, puro neo-neo-neorealismo. La trama noir permette però a Adamo una grandiosa uscita di scena, a Giorgio Quarzo Guarascio la fuga in cielo con la mamma e a Castellitto 2° di inventarsi un finale piuttosto originale. Resta un ottimo film, credo tra i migliori della selezione italiana in concorso, che difficilmente potrà essere capito dalla critica internazionale, ma anche dai vecchi abitanti di Torpigna. Certo, le donne hanno ruoli proprio miserelli. Anche se il recupero di Chiara Noschese è notevole. In sala chissà quando. Ma ha un grande potenziale.
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