DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Marco Giusti per Dagospia
Quarto giorno di Mostra. "Brutto posto il Lido", come diceva Dino Risi, "pieno di critici e zanzare". Le zanzare non so, ma i critici si sono separati su quasi tutti i film. Così c'è chi trova il greco "Alpis" di Yorgos Lanthimos, storia di un triste quartetto di infermieri che per soldi interpretano i morti per i parenti e gli amici del defunto (un'allegria...), una vera folgorazione e un probabile candidato a un premio maggiore e c'è chi lo ha detestato (io mi sono addormentato, la terza via).
C'è chi ha trovato un grande film politico "Contagion" di Steven Sodenbergh, realistica descrizione di una peste dei giorni nostri e di come viene trattata da media e governo, e c'è chi lo ritiene un filmetto di puro consumo perfino un po' filo-governativo con inutile spreco di grandi star (da Matt Damon alla onnipresente Kate Winslet). Personalmente lo trovo ben girato, anche se mi sembra eccessiva l'idea che la povera Gwyneth Paltrow, che muore a sette minuti dall'inizio, scateni un'epidemia con decine di milioni di morte perché va a scoparsi un ex-fidanzato a Chicago...
C'è chi ha storto il naso di fronte al favolistico "Poulet aux prunes" di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, i registi dell'animato e celebrato "Persepolis", e c'è chi lo ha trovato una deliziosa descrizione della vita e della cultura iraniana del secolo scorso, prima del delirio attuale, con una grande prova di Mathieu Almeric come violinista iraniano che ha deciso di morire dopo che la moglie gli ha spezzato il suo amato violino (più che giusto).
La verità è che questa Venezia 68 ha le carte giuste per farci divertire e discutere ogni giorno, al di là della riuscita dei film. Insomma, ha ragione Monica Bellucci a non prendersela più di tanto per le risate al film di Philippe Garrel e per chi l'ha trovata anche grassa. Magari piacerà in Francia. E comunque meglio agitare, dividere il pubblico.
Intanto Marco Muller si diverte con scatenate cineserie fantasy da mostrare a mezzanotte per i ragazzacci, come "The sorcerer and the White Snake" di Tony Ching Siu-tung con Jet Li, che purtroppo non arriverà mai in Italia, o come "Sal" di James Franco, biografia del celebre attore americano Sal Mineo, il primo a non nascondere nel nome l'origine italiana e nella vita la propria omosessualità .
O come"The Orator", primo film mai arrivato a un festival europeo da quel di Samoa, cosa che Muller vede come una grande notizia. In quel di Controcampo Italiano, invece, dove ieri è stato accolto trionfalmente "Scialla" di Francesco Bruni, che vedremo solo a gennaio perché i distributori non lo vogliono bruciare e ci puntano parecchio, non ha convinto molto "Cose dell'altro mondo" di Francesco Patierno, malgrado un Diego Abatantuono in stato di grazia ed è piaciuto solo agli autori Bompiani obbligati a presenziare al Lido "Quiproquo" di Elisabetta Sgarbi, una regista che come l'ha descritta poco giorni fa sul magazine del "Corriere della Sera" il critico d'arte Vincenzo Trione, gira "con un'esattezza che fa pensare a Michelangelo Antonioni" (ma guarda...), una che "accosta la tradizione dei critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti e il cinema della lunga durata di Andrej Tarkovskij" (beh, si vede...).
Nei suoi film, dice sempre Trione, "ogni fotogramma è concepito come una composizione architettonica, segnata da simmetrie calcolate". Però se per vedere i fantasy cinesi e i film samoani dobbiamo inghiottire la famiglia Sgarbi e tutta la Bompiani in Sala Grande, magari va pure bene... Però non fa pensare a Antonioni...
MARCO GIUSTI ALESSANDRA MAMMI E ROBERTO DAGOSTINOVITTORIA PUCCINI E MARCO MULLER MARCO MULLER E CRISTIANA CAPOTONDI BELLUCCI ETE BRULANT DI GARREL VITTORIO ELISABETTA SGARBI MONICA BELLUCCIMONICA BELLUCCI
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